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 2015  settembre 23 Mercoledì calendario

DAGLI IMMIGRATI UNA SPINTA AL PIL

Le persone in fuga dai Paesi in guerra, Siria in primis, hanno raggiunto i livelli record nel 2014. L’Alta commissione per i rifugiati delle Nazioni Unite ha calcolato che nel 2014 sono stati oltre 60 milioni gli immigrati che sono scappati dalle loro terre a causa dei conflitti interni, in crescita dai 51 milioni del 2013 e con un aumento del 60% rispetto ai 37 milioni di dieci anni fa.
Solo dalla Siria alla fine dello scorso anno erano usciti 7,9 milioni di cittadini, su una popolazione che prima della guerra, nel 2012, ammontava a 23 milioni. Per dare un’idea della grandezza del fenomeno l’Onu sottolinea che a livello globale ogni 122 persone oggi c’è un rifugiato. «Presi insieme, questi 60 milioni di immigrati potrebbero rappresentare il 24esimo maggior Stato al mondo», nota Credit Suisse che ha dedicato un report a questo tragico record che però, se letto con le lenti degli analisti, può portare benefici all’Europa. «A nostro avviso considerare gli immigrati come un costo per l’economia europea è un errore. Ad esempio la cancelliera Angela Merkel ha probabilmente intravisto i benefici di questi nuovi ingressi per un’economia come quella tedesca su cui pesa una popolazione in rapido invecchiamento», spiega il Credit Suisse. La banca svizzera stima che nei prossimi cinque anni i flussi migratori faranno aumentare la popolazione della zona di 5 milioni, pari all’1,5% degli attuali 340 milioni di persone residenti. «E, visto che gli immigrati sono soprattutto di giovane età, gli effetti si faranno sentire sulla crescita economica di Eurolandia alleviando le preoccupazioni sui trend di invecchiamento e quindi sulla sostenibilità dei sistemi previdenziali», sottolinea Credit Suisse, che ha provato a stimare l’impatto sul pil della zona euro rispetto alle previsioni di crescita di base della Commissione europea. «Nel periodo 2015-2023 calcoliamo che la crescita media potenziale stimata dalla Commissione Ue, pari all’1,1% annuo, potrebbe essere alzata dello 0,2 all’1,3% con un miglioramento più incisivo soprattutto quest’anno e nel 2016», spiega Credit Suisse che per il 2015 si attende che il pil salirà all’1,3%, mezzo punto in più delle attese della Commissione Ue (0,8%). «Il numero di richieste di asilo all’Europa è aumentato drasticamente negli ultimi mesi. Nel periodo gennaio-luglio 2015 i 28 Paesi della Ue hanno ricevuto oltre 500 mila domande, con un aumento del 70% rispetto allo stesso periodo del 2014», sottolinea Credit Suisse prevedendo che per fine 2015 il numero potrebbe salire a 2 milioni a fronte dei 600 mila del 2014. La banca stima che anche nel 2015 il 70% del totale delle domande di asilo all’Europa sia indirizzato ai Paesi della zona euro, che quindi a fine anno potrebbero essere di 1,4 milioni.
Di tutte le richieste registrate dallaUe28 nei sette mesi del 2015, il 40%, ovvero circa 200 mila sono arrivate alla Germania, un ammontare doppio rispetto allo scorso anno. «Pensiamo che questo aumento possa avere una forte accelerazione sul finale di questo 2015 perché la Cancelliera Merkel si è detta disponibile ad accogliere 800 mila rifugiati», nota Credit Suisse. Il picco di rifugiati si avrà, secondo Credit Suisse, proprio quest’anno cui farà seguito un 2016 in moderato declino quanto a numero di richieste di asilo (sopra 1 milione le stime per i Paesi dell’area euro). «Per l’area euro il netto aumento degli immigrati è un beneficio a breve e anche a lungo termine», prosegue Credit Suisse. Sul primo fronte, «la crisi dell’immigrazione rappresenta per gli Stati una leva per negoziare con Bruxelles obiettivi di politica fiscale più favorevoli. Austria, Italia e Francia hanno già evidenziato il fatto che il previsto aumento della spesa pubblica per gestire questi flussi deve necessariamente essere visto come uno shock causato da fattori esterni», evidenzia ancora l’investment bank sottolineando quindi che la spesa pubblica potrebbe aggiungere uno 0,2-0,3% al pil della zona euro nel 2016.
Per quanto riguarda i risvolti a lungo termine, Credit Suisse cita alcune analisi dell’Ocse dalle quali emerge che i contributi sociali e le tasse pagate dagli immigrati quando entrano nel mercato del lavoro sono superiori ai benefit che ricevono dagli Stati. «Gli sforzi per integrare bene e presto gli immigrati nell’economia del Paese sono cruciali e devono essere visti come un investimento piuttosto che come un costo», avverte Credit Suisse. E l’industria tedesca sta già facendo lobby per rendere più facile e veloce far entrare la manodopera immigrata qualificata nel mercato del lavoro tedesco che è storicamente piuttosto chiuso. Inoltre alcuni studi delle Camere di commercio tedesche mostrano anche che gli immigrati hanno una spiccata vocazione imprenditoriale. Non solo. I flussi migratori, composti attualmente da persone giovani, sono utili per compensare il trend di invecchiamento della popolazione che preoccupa Paesi come la stessa Germania ma anche, come noto, l’Italia. «Quest’ultima ha il secondo più alto peso al mondo degli over 65 anni sul totale dei cittadini, la Germania è al quinto posto», sottolinea Credit Suisse. Senza dimenticare che il tasso di fertilità di questi Stati è al di sotto di quello che permette di tenere in equilibrio la popolazione (2,1 figli per donna). Credit Suisse evidenzia che una metà degli immigrati che sono entrati quest’anno in Germania hanno un’età compresa tra i 18 e i 34 anni e i tre quarti del totale è comunque in età da lavoro.
Paola Valentini, MilanoFinanza 23/9/2015