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 2015  settembre 23 Mercoledì calendario

XI: CINA AVANTI TUTTA SUI PROGRAMMI DI RIFORMA

[Intervista a Xi Jinping] –
Alla vigilia della prima visita di Stato ufficiale negli Stati Uniti, il presidente cinese Xi Jinping ha fornito delle risposte in forma scritta a una serie di domande inviate dal Wall Street Journal.
Domanda. Sotto la sua guida, la Cina ha promosso molto attivamente nuovi regimi economici. La Asian Infrastructure Investment Bank è stato un traguardo notevole. State cercando di spostare il baricentro della governance globale dagli Stati Uniti verso di voi?
Risposta. L’Asian Infrastructure Development Bank (Aiib) è stata istituita soprattutto come risposta alla necessità dei Paesi asiatici di promuovere le infrastrutture e ai propri desideri di ulteriore cooperazione. Secondo la Banca Mondiale e la Asian Development Bank, tra il 2010 e il 2020 il deficit finanziario annuo per lo sviluppo infrastrutturale del continente sarà circa 800 miliardi di dollari. La Aiib farà fronte a questa carenza, ed è pertanto accolta con favore sia dai Paesi asiatici, che dall’intera comunità internazionale. Ma visto che il gap da colmare è ingente, è ovvio che la Aiib da sola non può farcela. In quanto agenzia multilaterale per lo sviluppo aperta, si integrerà con altre istituzioni analoghe. Oltre ai Paesi asiatici, altri Paesi come Germania, Francia e Gran Bretagna sono entrati nell’Aiib. La Cina invita gli Stati Uniti a unirsi a loro. E questa è la posizione tenuta fin dall’inizio. Non credo che alcun Paese possa ridefinire la governance globale a proprio favore. Il miglioramento dell’architettura globale dovrebbe essere deciso da tutti i Paesi. Con l’avvicinarsi del summit delle Nazioni Unite in commemorazione del 70° anniversario, la Cina è pronta a collaborare con tutti gli Stati membri per costruire un nuovo tipo di relazione internazionale basata su una cooperazione vantaggiosa per tutti, migliorare l’architettura globale dei rapporti fra Stati.
D. La Cina gioca un ruolo sempre più incisivo in molte aree, dal Medioriente all’Africa fino alla penisola coreana. Dove gli interessi della Cina divergono da quelli degli Usa? Cosa pensate dell’accordo sul nucleare con l’Iran? Siete preoccupati dalle ambizioni in tal senso della Corea del Nord?
R. La risoluzione politica della questione del nucleare in Iran è un risultato importante per la comunità internazionale, e Cina e Stati Uniti si sono impegnati molto per renderlo possibile. I nostri approcci hanno funzionato bene. In futuro, la Cina collaborerà con le parti coinvolte per garantire che l’accordo sia pienamente attuato. Sul tema della denuclearizzazione della penisola coreana la nostra posizione è ferma e ben definita. Tuttavia, riteniamo che la denuclearizzazione, la pace e la stabilità dell’area vadano perseguite con mezzi pacifici. La situazione attuale è complessa e delicata. La Cina si terrà strettamente in contatto con gli Stati Uniti e le parti interessate per affrontare in modo adeguato le questioni relative alla penisola.
D. Tra i primi slogan lanciati all’inizio del suo mandato c’è quello del sogno cinese, che ha fatto presa nel Paese ricordando il sogno americano. Nei suoi discorsi, ha affermato che il sogno cinese è la costruzione di una nazione solida anche militarmente. Che similitudini e che differenze vede tra il sogno cinese e quello americano?
R. Il sogno cinese è sostanzialmente rendere migliore la vita del popolo, e penso che dovremmo approcciare questo progetto da due angolazioni: storia e realtà. A partire dalla Guerra dell’Oppio nel 1840, la Cina ha attraversato un secolo di agitazione sociale, aggressioni straniere e sofferenze causate dai vari conflitti. Tuttavia in questo periodo difficile la nostra gente è rimasta in piedi e ha lottato tenacemente per un futuro migliore: non ha mai smesso di aspirare al sogno a lungo bramato. Per comprendere la Cina di oggi è necessario cogliere appieno la profonda sofferenza che la nazione ha subìto fin dall’inizio dell’epoca moderna e l’impatto profondo di tale sofferenza sul pensiero. Per questo consideriamo il grande rinnovamento della nazione come il maggiore sogno dell’epoca moderna. Il sogno cinese è quello di ogni cittadino. Non è un’illusione, né uno slogan. Il sogno cinese è radicato nei cuori del popolo. Evidentemente, a causa di differenze storiche nella cultura e nel grado di sviluppo, Cina, Stati Uniti e altri Paesi possono non condividere questa aspirazione. Ma i sogni di varie persone, seppure diversi, sono fonti di ispirazione, e tutti questi sogni creano notevoli opportunità per la Cina e gli Usa, come anche per gli altri Paesi, di avviare una cooperazione.
D. Le relazioni tra i due Paesi sono messe a dura prova da questioni come le isole artificiali cinesi nel Mar cinese meridionale, le accuse di spionaggio informatico, le lamentele delle imprese americane per le normative parziali. Negli Usa c’è chi chiede una nuova politica di contenimento contro la Cina. Cosa risponde?
R. Le Isole Nansha sono parte del territorio cinese fin dall’antichità, e lo provano evidenze storiche e legali. Lo sviluppo e il mantenimento di infrastrutture da parte della Cina in alcune delle isole e delle baie da noi presidiate nelle Nansha non ha impatto o comunque non prende di mira nessun altro Paese. Tali infrastrutture sono state costruite per migliorare il lavoro e le condizioni di vita del personale cinese che opera nel trasporto marittimo, agevolare la fornitura di beni e servizi, e difendere meglio la libertà e la sicurezza di navigazione in quel tratto di mare. Quanto alla sicurezza informatica, la Cina la prende molto seriamente ed è vittima dell’hacking. Il governo non è stato coinvolto nel furto di segreti aziendali, né incoraggia o sostiene le società cinesi a impegnarsi in simili pratiche. Il furto informatico di segreti aziendali e gli attacchi di hacker contro le reti governative sono illegali; questi atti sono reati penali e dovrebbero essere puniti ai sensi della legge e delle convenzioni internazionali. Cina e Stati Uniti condividono le stesse preoccupazioni sulla sicurezza informatica. Siamo pronti a cooperazione di più con la controparte americana.
D. L’espansione degli interventi militari promossi dalla Cina preoccupa Washington e ha turbato alcuni governi nella regione. Ci spieghi le vostre intenzioni. Le alleanze degli Stati Uniti in Asia fanno sentire Pechino meno sicura?
R. La Cina ha sempre perseguito una politica difensiva nella sua natura e una strategia militare caratterizzata dalla difesa attiva. Rafforzando la nostra difesa e strategia militare non stiamo facendo alcun tipo di avventurismo. Non ci è mai passato per la mente. La Cina non ha basi militari in Asia e le sue truppe non stazionano fuori dei confini nazionali. La Cina è un Paese enorme e occupa un vasto territorio su terra, mare e nello spazio, con frontiere molto lunghe. Abbiamo bisogno di adeguati investimenti nella difesa e di mantenere le truppe a un livello appropriato. Ma per dimostrare la determinazione della Cina a salvaguardare pace e sviluppo, ne ho annunciato non molto tempo fa un taglio di 300.000 unità. La Cina si è da tempo impegnata a non praticare l’espansionismo o imporre una propria egemonia. La storia l’ha dimostrato e continuerà a farlo.
D. Sul piano economico l’estate è stata burrascosa per la Cina tra crollo dei mercati, svalutazione dello yuan, segnali di debolezza nell’economia. Molti investitori si chiedono se l’economia cinese sia più debole di quanto non mostrino i dati ufficiali e se il governo detenga saldamente il controllo. Come valutate la situazione economica e cosa fate per risollevare la fiducia degli investitori cinesi e mondiali?
R. La crescita della Cina è tuttora tre le più rapide al mondo. Nella prima metà dell’anno, ha registrato un +7%, che è stata una dura conquista vista la complessa e mutevole natura dell’economia globale. Una crescita intorno al 7% basterebbe a raggiungere il nostro obiettivo di raddoppio del pil 2010 e del reddito pro capite già nel 2020. L’economia cinese sta ancora girando a un regime adeguato. Ciò di cui abbiamo bisogno è una migliore qualità dello sviluppo economico, che dovrebbe essere più sbilanciato, affinché la nostra economia poggi su basi più solide e proceda in modo più costante rispetto a oggi. Stiamo intensificando gli sforzi volti in tal senso, facendo adattamenti strutturali e ponendo più enfasi nello sviluppo di un’economia orientata al consumo e all’innovazione. Speriamo che risolvendo questi problemi, l’economia della Cina si trasformi e conservi il proprio dinamismo. Di fronte al contesto economico globale, molti Paesi hanno avuto difficoltà. Anche l’economia cinese è sottoposta a pressioni al ribasso, ma è un problema che fa parte del processo. Ma voglio sottolineare che qualsiasi cosa accada, la Cina resterà molto impegnata nel processo di riforme finalizzate all’apertura al mondo. Lavoreremo in modo coordinato per assicurare la crescita, adeguare le infrastrutture, migliorare il benessere della popolazione, prevenire i rischi, potenziare e innovare la regolamentazione. Con la promozione costante dell’innovazione in campo industriale, informatica, urbano e agricolo, un tasso di risparmio delle famiglie elevato e consumi che dispongono di un buon potenziale, insieme alla crescita della classe media, la Cina è nella posizione di mantenere una crescita mediamente elevata negli anni a venire. Per capire l’economia cinese è necessaria una prospettiva ampia. Se la si paragona a una grande nave che affronta il mare, la domanda da porsi è se sta navigando nella giusta direzione, e se ha potenza sufficiente ed energia per navigare a lungo. Gli investitori ne avranno una corretta valutazione se avranno una totale comprensione dei progressi fatti dalla Cina dall’inizio del processo di riforma e dall’avvio delle strategie finalizzate a una crescita durevole e costante. Il rapporto pubblicato dalla Camera di Commercio americana a Shanghai ha mostrato che il 95% delle imprese ascoltate progetta di aumentare o effettuare investimenti in Cina. Una decisione presa da più di 300 investitori americani, e che sarà condivisa da tutti gli investitori più brillanti.
D. All’inizio del suo mandato ha illustrato un ambizioso programma di riforme, promettendo di consentire ai mercati di giocare un ruolo decisivo. Il salvataggio del mercato azionario, tuttavia, ha sollevato dubbi su questo impegno a riformare l’economia. Perché l’ha ritenuto necessario?
R. Gli alti e bassi dei mercati azionari sono causati dalla loro natura, e il governo normalmente non interviene. Il suo ruolo è mantenere un ordine equo e imparziale, proteggere i diritti legittimi e gli interessi degli investitori, specie di quelli di piccola e media fascia, promuovere una crescita stabile del mercato azionario sul lungo periodo, e placare il panico. Le ultime insolite fluttuazioni nel mercato azionario sono state soprattutto il risultato di precedenti impennate e grandi volatilità nei mercati mondiali. Il governo ha adottato alcune misure volte a disinnescare i rischi sistemici, dimostratesi efficaci. Simili iniziative sono state intraprese anche in mercati esteri più maturi. Grazie a un mix di interventi di stabilizzazione, il mercato è entrato in una fase di auto-correzione e adeguamento. Sviluppare il mercato dei capitali è l’obiettivo fondamentale della riforma, che non cambierà per le ultime fluttuazioni di mercato.
Nel 2014 abbiamo realizzato in anticipo delle riforme in diverse aree e in maniera rapida e costante, e 80 importanti sfide sono state portate a termine. A ciò si aggiunga che i più importanti dipartimenti governativi hanno completato 108 riforme, con 370 risultati ottenuti in diversi settori. Da inizio anno abbiamo introdotto più di 70 piani di riforma. Il 15 settembre abbiamo discusso e adottato molti programmi, tra cui un sistema di black list per l’accesso al mercato, politiche a sostegno dello sviluppo e l’apertura delle regioni transfrontaliere chiave, una decisione volta ad accelerare il miglioramento del meccanismo di pricing, e un piano finalizzato a incoraggiare l’afflusso di capitali privati nei progetti di investimento lanciati da imprese statali in conformità alle debite procedure. Queste innovazioni agevoleranno la crescita, e l’adeguamento delle strutture. E aree come la politica fiscale e la tassazione, la finanza, l’apertura, il sistema giudiziario saranno oggetto di piani di riforma concreti. Tali riforme hanno natura comprensiva e vengono portate avanti con un’intensità senza precedenti. Abbiamo fatto sforzi ingenti e siamo riusciti a superare antichi ostacoli.
D. Il Quotidiano del Popolo e altri media di stato hanno parlato di resistenza alla riforma; da dove arriva l’opposizione?
R. Queste riforme hanno sconvolto gli interessi acquisiti da alcuni soggetti, oltre che le vite e le carriere di molti. È naturale incontrare delle difficoltà, altrimenti non sarebbero riforme. Per questo ho detto che bisogna essere abbastanza coraggiosi e guadare le rapide più pericolose: solo gli audaci avranno la meglio nei momenti chiave. Allo stesso tempo, bisogna essere realisti: fare previsioni irrealistiche, giocare con l’opinione pubblica ingigantendo o sfiorando appena i problemi non funzionerà. Come una freccia scoccata che non può tornare indietro, procederemo per realizzare le riforme.
D. La svalutazione di agosto è stata vista come un passo verso un cambio più flessibile, ma ha anche spaventato i mercati. La Cina liberalizzerà i flussi di capitali per rendere lo yuan convertibile? Quanto temete un calo delle riserve in valuta e una fuga di capitali?
R. Dal miglioramento della quotazione della parità centrale dello yuan, l’11 agosto scorso, sono stati fatti iniziali progressi nella correzione dello scarto. Viste le attuali condizioni economiche e finanziarie, non ci sono motivi per un sostenuto deprezzamento dello yuan. La riforma del regime di cambio continuerà in una direzione favorevole al mercato.
La Cina aveva posto l’obiettivo della convertibilità dello yuan all’inizio degli anni 90. Negli ultimi 20 anni e più, ha lavorato per arrivarci. Oggi, davvero poche transazioni in conto capitale sono ancora vietate. Stiamo andando avanti in modo costante e ordinato. Nelle riserve estere del Paese c’è stato un calo, i cui motivi sono soprattutto tre: alcuni asset in valuta estera sono stati trasferiti dalla banca centrale a quelle nazionali, alle imprese e ai privati, incluso l’aumento delle riserve in valuta estera delle banche nazionali nei primi otto mesi dell’anno, con un aumento di 27 miliardi di dollari solo in agosto. Secondo, gli investimenti all’estero delle imprese nazionali sono cresciuti rapidamente. Terzo, le imprese interne e altre entità di mercato stanno riducendo costantemente i finanziamenti esteri, il che agevola la riduzione dei rischi su operazioni a forte leva e disallineamenti di valuta. Sono normali flussi di capitale, moderati e gestibili. Gli investitori esteri con ottica di lungo termine stanno ancora investendo in Cina. Le riserve di valuta estera restano abbondanti in base gli standard internazionali. Con il miglioramento del regime di cambio e l’internazionalizzazione del renminbi, è normale che le riserve estere del Paese aumentino o calino, non è il caso di reagire in modo esagerato.
D. Molte società americane ed estere in generale che investono molto in Cina riferiscono di essere soggette a norme che favoriscono i competitor cinesi. I player Usa riferiscono che le società che si occupano di IT come Cisco sono particolarmente prese di mira. Anche gruppi cinesi come Huawei parlano di difficoltà negli Stati Uniti. Cosa risponde?
R. Stando all’Unctad e ad altri organismi internazionali, la Cina resta la destinazione più allettante al mondo per gli investimenti. Dichiarazioni su mutamenti di clima e perdite di fiducia degli investitori esteri non rispondono al vero. Nel 2014, la Cina ha attratto 120 miliardi di dollari dall’estero, più che qualsiasi altro Paese, ed è stata la destinazione principale tra i Paesi in via di sviluppo per 23 anni di fila. Nei primi otto mesi del 2015, la quota totale di investimenti esteri raccolti dalla Cina ha superato 85 miliardi di dollari, il 9% in più rispetto al 2014. La Cina agevolerà ancora l’accesso al mercato per gli investimenti esteri. Nel contempo, miglioreremo le regole in materia, proteggendo meglio diritti e interessi degli investitori.
D. La campagna anticorruzione è stata tra le iniziative più popolari da lei promosse. Cosa state facendo per potenziare le norme e le istituzioni preposte allo scopo?
R. Il fine del Partito Comunista è servire il popolo. Una volta ho detto che la lotta alla corruzione non finirà mai, ma la nostra tolleranza zero non cambierà mai. Né la nostra determinazione e severità con cui la sanzioniamo per liberare il Partito. Tuttavia l’impegno contro la corruzione non colpirà l’economia.
Traduzione di Giorgia Crespi
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Charles Hutzler, MilanoFinanza 23/9/2015