Carlo Cambi, Libero 23/9/2015, 23 settembre 2015
IL PRESIDENTE VIGNAIOLO E I RITARDI DI
BANKITALIA –
Algido come sempre, impeccabile nel doppiopetto, dritto come un fuso nonostante i 77 anni, Gianni (Giovanni è scritto negli atti giudiziari) Zonin Cavaliere (del lavoro) e cavallerizzo, gran cacciatore, non ha fatto una piega quando lo hanno svegliato all’alba per perquisire la sua bella casa nel centro di Vicenza. Eppure c’è da credere che una delle accuse che gli vengono mosse lo abbia inquietato: ostacolo alla vigilanza. Eh già perché l’inchiesta sulla Popolare di Vicenza portata avanti dal procuratore capo Antonino Cappelleri, coadiuvato dal sostituto Luigi Salvadori ha un passaggio molto delicato: capire perché la Banca d’Italia abbia dovuto attendere che fosse la Bce ad aprire il dossier sui conti che non tornano nella banca vicentina.
Eppure che le cose nella fu cassaforte di famiglia del Nord Est del miracolo non andassero per il verso giusto lo si sapeva almeno da tre anni. Da quando fu varato il primo aumento di capitale che sostengono i magistrati, ma anche gli spettori della Bce in realtà è una partita di giro: la banca prestava i soldi ai suoi clienti a condizione che si comprassero le azioni della Popolare.
Gianni Zonin ha fatto sapere che lui ne era all’oscuro, anzi è andato per vie legali contro l’ex direttore generale Samuele Sorato (indagato come Zonin). Ma anche su questo la Procura vuole vederci chiaro. Perché Zonin alla Popolare di Vicenza è consigliere da 32 anni e la presiede da 19. Lui si definisce vignaiolo e più volte ha detto di sacrificare le sue imprese per garantire il massimo impegno in banca. Oddio non del tutto a gratis visto che da presidente del gruppo vinicolo piglia 300 mila euro l’anno di stipendio e il cachet che gli dà la banca passa il milione. Il suo impero di vino si estende per 1800 ettari nelle principali terre d’Italia (comprese Toscana e Sicilia e la Popolare di Vicenza s’è comprata la Cassa di Prato e un po’ di banche al Sud compresa quella di Trapani dando vita a Banca Nuova) con un fatturato che sfiora i 200 milioni di euro di cui quasi la metà dall’export.
Seguendo il detto di Aristofane che con il vino gli uomini fanno buoni affari, vincono le cause e coltivano gli amici. Gianni Zonin di amici ne ha molti, influenti e anche a Palazzo Koch com’è scontato per uno che è presidente del settimo gruppo bancario italiano da quasi un ventennio. Più difficile è avere amici a Francoforte e ora anche a palazzo Chigi anche se i ministri dell’Agricoltura vengono regolarmente invitati alla cena di gala che Zonin dà ad ogni Vinitaly nella sua “casa di campagna” una villa del Palladio a Montebello visto che i guai per la Popolare sono cominciati quando obtorto collo ha dovuto iniziare la trasformazione in Spa.
Una domanda che si fanno i pm, ma anche molti piccoli azionisti che hanno innescato con i loro espositi l’inchiesta, è: possibile che Bankitalia non sapesse che Vicenza aveva fatto un aumento di capitale, per così dire, anomalo? Che non si fosse messa in allarme per quelle sofferenze emerse all’improvviso che hanno portato il bilancio 2014 a una perdita di 758 milioni e la semestrale del 2015 ad uno sbilancio di un miliardo? Che non sapesse che il Cda d’un colpo ha svalutato le azioni (in mano a 113 mila soci) del 30% passandole da 62,5 a 48 euro di valore?
La Banca d’Italia ispezioni ne ha fatte dando un giudizio «parzialmente sfavorevole» sui conti della “Vicenza” ma solo relativamente ai crediti incagliati. Anche sulle sofferenze Bankitalia è stata cauta: 180 milioni di accantonamenti sono bastati a tacitare le perplessità, tanto che Zonin ha potuto dire agli azionisti: «Abbiate pazienza, la banca è in salute».
Quando i controlli li ha fatti la Bce le svalutazioni sono salite a 390 milioni nel 2013, a 860 nel 2014 a cui si aggiungono i 700 milioni dell’ultima semestrale. Un botto! Ma forse c’è anche altro che i pm vogliono chiedere al Presidente-Cavaliere, l’uomo che comanda il vino italiano con una serie di alleanze (il figlio più grande Domenico è presidente dell’Unione Italiana Vini).
Per esempio com’è che le aziende vinicole Zonin hanno tante azioni della Popolare? Com’è che Giovanni Zamberlan, presidente del collegio dei revisori della banca, e Paolo Zanconato uno dei sindaci della Popolare hanno incarichi in alcune società di Zonin? Intanto il nuovo ad, Francesco Iorio, annuncia un nuovo aumento di capitale da 1,5 miliardi, ma stavolta con una Ipo (per quotarsi Borsa). A conti fatti la “Vicenza” ha chiesto agli azionisti gli stessi soldi del Monte dei Paschi. Ma non c’è paragone!