Francesco Borgonovo, Libero 23/9/2015, 23 settembre 2015
GLI IMMIGRATI CI COSTANO TREDICI MILIARDI ALL’ANNO
«I dirigenti europei non possono permettersi di avere paura», dice il messicano José Ángel Gurría, segretario generale dell’Ocse. Invece, sfogliando il rapporto realizzato dalla sua organizzazione e presentato ieri a Parigi, la paura sale eccome. La notizia, infatti, è che «l’Europa raggiungerà nel 2015 un livello senza precedenti di richiedenti asilo e rifugiati». Tradotto in numeri, significa che a presentare richiesta di ospitalità sarà «un milione di persone».
Un’ondata di aspiranti profughi superiore a tutte quelle dalla Seconda guerra mondiale a oggi. Poi dicono che non c’è alcuna Invasione... Il simpatico Gurría sostiene che i «costi umani sono spaventosi e inaccettabili», e ha ragione, visto il numero orrendo di cadaveri (anche di bambini) raccolti quest’anno nel Mediterraneo. C’è un piccolo problema, e cioè che i costi non saranno soltanto umani, ma anche economici. Perché sarà cinico parlare di soldi di fronte all’emergenza umanitaria, ma alla fine a qualcuno tocca pagare, e in quel caso non ci sono lacrime che tengano. Il conto che si può fare è ovviamente a spanne: visto che per ogni richiedente asilo gli europei spendono più o meno 35 euro al giorno (in parte fondi comunitari e, in numero maggiore, esborsi dei singoli Stati membri), si fa presto a capire che siamo nell’ordine dei 35 milioni di euro ogni 24 ore. Moltiplicate il tutto per 365 giorni, e ottenete quasi 13 miliardi di euro nel solo 2015.
Sempre secondo l’Ocse, non tutte le richieste di asilo potranno essere accettate: ne passeranno tra le 350 e le 450mila. Cioè meno della metà. Il che significa che manterremo una maggioranza di clandestini per chissà quanto tempo. Di fronte a questi numeri orripilanti, capite bene che i 120mila rifugiati che ieri l’Unione europea ha deciso di spartire sono una cifra ridicola. Lo ha ammesso lo stesso Jean-Claude Juncker, stupendosi del fatto che i Paesi non volessero farsene carico: dopo tutto, si tratta di così poche persone, diceva. Beh, viste le proiezioni riguardanti gli arrivi dei prossimi mesi, è chiaro che il caos sull’immigrazione è destinato soltanto ad aumentare. Certo, il capo dell’Ocse fa lo splendido, cita Carlos Fuentes, si profonde in peana per l’accoglienza. Dice il caro Gurría che «se oggi l’Europa investe nell’accettazione o nell’integrazione dei richiedenti asilo, potrà trarne da domani considerevoli benefici». E aggiunge: «I nostri studi all’Ocse dimostrano che l’immigrazione, se ben gestita, può stimolare la crescita e l’innovazione».
A quanto ci risulta, però, l’immigrazione finora è stata gestita malissimo, in primis dall’Ue. Tanto che nemmeno ieri si è trovato un accordo definitivo sui profughi da ricollocare. Romania, Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria restano contrari a qualsiasi forma di quota e di ridistribuzione, e vanno avanti con la loro politica dei muri e del filo spinato, che a questo punto supponiamo porteranno avanti fino all’ultimo (magari fino alla disgregazione dell’Ue).
In questo quadro, l’Italia è sul podio della fregatura. Siamo un Paese di «primo arrivo», dunque continueremo a prenderci gente. Ci siamo impegnati a costruire i famigerati «hotspot» per l’identificazione, certo. Ma finora ci siamo persi per strada migliaia di persone (che non sappiamo da dove vengano e spesso si sono date alla macchia), e continuiamo a ospitare una marea di clandestini, senza fare mezzo respingimento. In più, visto che gli Stati dell’Est insistono con le porte sbarrate, rischiamo che i flussi diretti verso di noi crescano a dismisura.