Pietrangelo Buttafuoco, il Fatto Quotidiano 20/9/2015, 20 settembre 2015
NON C’È NULLA DI PIÙ TRISTE DEL PROIBIZIONISMO FORZATO
Un uomo particolarmente felice morì perché circondato di libri, di carte e di sogni, fumava sempre e la brace della sigaretta, trovando una miccia tra il rigagnolo di petrolio del lume e le carte, s’avvampò in un fuoco che lo ghermì, facendo polvere di tutta quella biblioteca, di quell’ingegno e di quel sorriso perché leggendo, s’addormentò tra i piaceri de Le Mille e una notte e si svegliò a nuova vita tra le braccia delle Urì. Non si può dunque dire, sebbene quella sigaretta lo abbia ucciso, che il fumo faccia male. Nell’aldilà, quell’uomo di nome Eduard, trovò la Biblioteca d’Alessandria. E poi un narghilè fiammeggiante di trinciato. E le ragazze, naturalmente, incantate dai cerchi concentrici su cui lui inanellava strofe tutte per loro. Si muore, insomma, perché si nasce, si opera e poi tutto finisce. E quel masticare fiamme e fumi tra le labbra non è che un segnalare a se stessi la remota parentela con i Draghi, divinità non proprio misteriose piuttosto ritrose, e rispettose delle leggi al punto di subire e rispettare i divieti di fumo stampati dappertutto. Non c’è niente di più anti-estetico del vietato fumare. Non è che la rapsodia della noncuranza il fumo della bionda e chi non fuma – e io non fumo – perde l’appuntamento con la felicità minuta, quella di un istante.
Pietrangelo Buttafuoco, il Fatto Quotidiano 20/9/2015