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 2015  settembre 20 Domenica calendario

AFFARI E CADUTE DI PAPÀ TIZIANO IMBARAZZANO IL FIGLIO PREMIER

Un papà ingombrante. Con quella barbetta bianca, i lineamenti morbidi, Tiziano Renzi pareva destinato a entrare nell’epica renziana come il genitore rassicurante, bonario. Da quella prima, ormai famosa, fotografia accanto al figlio su Chi.
Non è stato così: affari di famiglia, lavoratori in nero, prestiti, inchieste per bancarotta fraudolenta. Quanti grattacapi! Da quando Matteo Renzi è diventato segretario Pd e poi premier, il papà è comparso spesso sui giornali. E non per la passione politica trasmessa al figlio. Prima fu consigliere comunale della Democrazia Cristiana a Rignano sull’Arno. Poi segretario del Pd mentre il figlio planava sulla scena nazionale. Infine le dimissioni, quando arrivò quel maledetto avviso di garanzia per le rogne delle società di famiglia. Il signor Tiziano, però, non è facile da contenere. Non importa che non sia più il numero uno del Pd di Rignano: rimane il fulcro del locale festival dell’Unità.
L’ASSUNZIONE DEL FIGLIOLO E I GUAI DELLA CHIL SRL
I guai sono altri. Al centro le società di famiglia, una soprattutto: la Chil srl, specializzata nella distribuzione dei giornali e opuscoli pubblicitari. Il primo affare che suscita polemiche risale addirittura al 2004 quando Renzi viene candidato dall’Ulivo alla Provincia di Firenze. È giovane, 29 anni, un record. Bene, undici giorni prima di essere scelto ufficialmente dal centrosinistra, Renzi viene assunto dalla Chil. Ecco la cronologia ricostruita sulla base dei documenti camerali: Matteo Renzi e la sorella Benedetta cedono le quote della Chil ai genitori; il 27 ottobre 2003, dieci giorni dopo, Renzi diventa dirigente della Chil, amministrata dalla mamma; il 7 novembre 2003, solo 11 giorni dopo l’assunzione, l’Ulivo comunica la sua candidatura alla guida della Provincia; il 13 giugno 2004 viene eletto e da allora Provincia e Comune versano alla società di famiglia i contribuiti figurativi. Contributi “salvati” anche dal fallimento della Chil per cui il padre è indagato per bancarotta fraudolenta. Secondo l’accusa Renzi senior avrebbe spogliato la Chil della parte sana cedendola alla società intestata alla moglie e lasciando così i debitori senza beni su cui rivalersi. Mancano circa 2 milioni di euro.
IL MUTUO E LOTTI PADRE: PAGANO FIDI E MINISTERO
A giorni il gip di Genova Roberta Bossi deciderà sulla richiesta di archiviazione dei pm. Nelle tremila pagine di documenti raccolte dagli investigatori liguri ci sono elementi interessanti, se anche non saranno ritenuti penalmente rilevanti. A cominciare dal prestito da 496.717 euro concesso dalla Banca di Credito Cooperativo di Pontassieve, nel cuore del mondo renziano e guidata da Matteo Spanò, fedelissimo della family rignanese ed ex socio del cognato dell’oggi premier. Mutuo, come ha riportato Libero, istruito e garantito da Marco Lotti. Sì, il padre di Luca Lotti che una settimana dopo il via libera al mutuo veniva assunto a chiamata diretta nell’ufficio del sindaco di Firenze, un certo Renzi. La settimana successiva venne assunta anche la compagna (oggi moglie) di Lotti. Coincidenze.
Lotti senior ai pm ha spiegato di aver richiesto una fideiussione “superiore al rischio che la banca si assumeva”. Finì che la Chil venne ceduta e andò in bancarotta. E la somma non fu restituita. O meglio: non dalla family di Rignano. Perché, come hanno ricostruito il Fatto e il consigliere regionale di Fli, Giovanni Donzelli, quel mutuo è stato poi pagato dalle casse dello Stato attraverso la Fidi Toscana e il ministero dell’Economia. La finanziaria della Regione aveva garantito la copertura dell’80% ritenendo l’azienda femminile: in quel momento la società era stata infatti intestata alle donne di casa, Laura Bovoli e Matilde Renzi, madre e sorella dell’ex rottamatore. Il prestito viene concesso il 22 luglio 2009. Una settimana dopo le quote tornano a Tiziano. La Finanza ipotizza “l’utilizzo strumentale della compagine sociale femminile solo al fine di ottenere la massima percentuale di garanzia ammissibile a discapito di Fidi”. Che paga. E il 18 giugno 2014, Renzi è già premier e il ministero dell’Economia delibera di rifondere a Fidi 236.803 euro. La storia è stata ricostruita dai pm genovesi che l’hanno trasmessa ai colleghi fiorentini per eventuali accertamenti.
ULTIMA FRONTIERA: I CENTRI COMMERCIALI
Tiziano nel frattempo non si è ritirato. Nei giorni scorsi qualcuno ha sollevato un sopracciglio vedendolo in Comune a Sanremo. Che ci faceva? Ambasciatore di The Mall, l’outlet del lusso, che in Riviera deve realizzare un nuovo, contestato centro commerciale. Stessa apparizione a Fasano Brindisi. Non proprio Rignano. I consigli del padre del premier sono richiestissimi.
Ferruccio Sansa e Davide Vecchi, il Fatto Quotidiano 20/9/2015