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 2015  settembre 20 Domenica calendario

ORA TOKYO DICE ADDIO AL PACIFISMO

La massiccia mobilitazione, soprattutto giovanile, delle ultime settimane non è bastata a bloccare la legge voluta dal premier Abe: e così, per la prima volta dal dopoguerra, l’esercito giapponese è stato autorizzato a diventare di nuovo un esercito a tutti gli effetti. Capace, cioè, di utilizzare le armi non solo in caso di autodifesa, ma anche per partecipare a missioni internazionali di pace, o nel caso in cui un «alleato» venga attaccato con conseguenze che minacciano la sopravvivenza del Giappone e dei giapponesi – sempre con la clausola che l’utilizzo della forza sia mantenuta al minimo indispensabile. Si tratta dunque di rendere obsoleto l’Articolo 9 della Costituzione – scritta dalle forze di occupazione americane nell’immediato dopoguerra, che avevano dunque imposto l’obbligo al pacifismo per il Giappone – che ha garantito che per 70 anni il Paese avesse solo delle forze di autodifesa, utilizzate in particolare per soccorrere la popolazione in caso di disastri naturali. Ma, secondo Abe, il cambiamento era inevitabile: la Cina si fa più aggressiva, la Corea del Nord non è da meno, e il Giappone deve essere al passo con i tempi anche dal punto di vista militare. Una scelta sostenuta da Washington – che al momento ha l’obbligo di difendere il Giappone dagli attacchi esterni, ed è presente sul suolo giapponese con numerose e controverse basi militari - di nuovo con un occhio inquieto nei confronti della crescente potenza militare di Pechino. La Cina, come era invece prevedibile, ha accolto la modifica della legge giapponese con parole di inquietudine e moniti a «non dimenticare la storia», riferendosi alla Seconda guerra mondiale, quando il Giappone, in pieno avventurismo militare e nazionalista, aveva invaso le Coree, la Cina, e gran parte dell’Asia orientale e del Sud-Est. Abe di certo non si aspettava che il suo progetto di riforma legislativa galvanizzasse così tanto la protesta giovanile. Diverse decine di migliaia di manifestanti hanno infatti circondato la Dieta (l’organo legislativo, ndr) cercando di bloccare il passaggio della legge. Tuttavia, resta da vedere se quest’inusuale attivismo politico si tradurrà in una maggiore partecipazione popolare nei mesi a venire, e se questo si tradurrà in una maggiore affluenza alle urne alle prossime elezioni.
Ilaria Maria Sala, La Stampa 20/9/2015