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 2015  settembre 20 Domenica calendario

LA TRIBUNA DEL CELTIC E LA DOCCIA SCOZZESE

Notizie dai campi cosiddetti minori. Mercoledì all’Arena Brera si è disputata la terza edizione del Trofeo Arpad Weisz riservato agli allievi, sotto i 17 anni. L’Inter di Cauet ha battuto in finale 2-0 il Bologna. Partecipavano anche il Milan e gli ungheresi del Dktv Miskolc. La prima partita, su richiesta degli organizzatori, ha visto i giocatori e gli arbitri presentarsi in campo scalzi per solidarietà verso i migranti. E quelli di Miskolc, alla faccia di Orban, dei muri e dei fili spinati, hanno detto che la prossima edizione la organizzeranno nella loro città. Bravi: 7,5. L’Arena non è un posto qualsiasi: è lì che Weisz allenava l’Inter, lì che decise di lanciare in prima squadra il giovanissimo Meazza, prima di partire per Bologna, altri due scudetti, e di essere travolto, con tutta la famiglia (moglie e due figli) dalle leggi razziali e dalla deportazione. Weisz aveva 34 anni quando vinse lo scudetto con l’Inter. Rimane come record, mai più nessun allenatore più giovane ci è riuscito e difficilmente qualcuno ci riuscirà, perché a quell’età si gioca ancora e perché molti traumi al ginocchio oggi sono guaribili, allora no.
Altra notizia: a Montalto di Castro s’è conclusa ieri la nona edizione di Matti per il calcio. In alcune regioni si svolgono campionati riservati a chi ha problemi mentali e a chi li assiste. L’organizzazione è dell’Uisp. Hanno vinto i torinesi Fuori di pallone, 2-0 alla Real...mente di Roma. Terzo posto all’Araba felice di Rovigo, 4-1 alla Rondine di Pescara. Perché ne scrivo? Perché spesso, sui campi cosiddetti minori, si respira più spirito sportivo che in una finale mondiale. Perché non so se queste notizie finiscano sui social network. Sarebbe meglio scrivere del Pd? Pronto: voto al comportamento del Pd nel caso Kyenge-Calderoli: 1,5. Sui social network finiscono cose curiose, ma il verbo è inesatto: spesso cominciano. Tra le curiosità della settimana, l’appello di John Paul Taylor, che nel Celtic Glasgow si occupa dei rapporti con i tifosi. Ha scritto una lettera agli abbonati della tribuna centrale invitandoli ad avere più cura dell’igiene personale, perché altri tifosi si erano lamentati di odori non piacevoli. Afrori ascellari, si presume. Tempi duri per la doccia scozzese, se non la considerano più nemmeno gli scozzesi.
In Italia, non buttiamoci giù.
La Wada pubblica l’elenco di medici bombardieri, ossia condannati per doping. Sono 114 in tutto e più della metà (61 per l’esattezza) è italiano. Non buttiamoci giù ma non sventoliamo troppo questo primato. Non significa che in certi settori siamo i più bravi. Più semplicemente, in Italia è meno facile farla franca, i controlli non sono perfettissimi ma di sicuro meno lacunosi che altrove. Tant’è che il dottor Eufemiano Fuentes, arcinoto per le sacche di sangue che disseminava in Europa, non figura nella lista di infrequentabili, da parte degli atleti di non importa quale sport. Nessuno è perfetto, neanche la Wada. Meglio festeggiare la notizia che l’Istituto di medicina sportiva (Ims) di via Piranesi, a Milano, è stato inserito dalla Fims, la federazione internazionale, tra le 18 eccellenze mondiali. Restiamo in campo medico. Mi attira un titolo su repubblica. it: “La felicità è contagiosa, al contrario della depressione”. Una ricerca delle università di Manchester e Warwick su oltre duemila adolescenti americani e sulle reti sociali porta a questa conclusione che non mi pare sorprendente. I depressi, che migliorerebbero la loro situazione, hanno pochi appoggi positivi. A me piacciono molto le ricerche delle università americane. Ne aspetto una che dica: le reti sociali rincoglioniscono e disumanizzano molto più delle tv, con poche eccezioni. Mi sa che aspetterò a lungo ma non importa. Ho già deciso che è così e mi basta.
Come mi basta una pagina del Giorno di ieri, che ricostruisce la cena di Renzi e Hollande alla Francescana di Modena. Titolo: “Hollande ha fatto la scarpetta”. Bene: 6,5. Massimo Bottura, per me attualmente numero uno, ha ricevuto gli illustri ospiti nella stessa sala degli altri meno illustri. «Avevo prenotazioni da Cina, Messico, Australia. Una trentina di coperti. Ho coccolato tutti». Bravo: 7. E Hollande ? «Ci ha sfidato a stupirlo e già all’antipasto aveva ripulito con un dito l’assaggio delle cinque stagionature di Parmigiano ». Buon appedito. Reazione alla Chianina: “Straordinario”, dice Renzi. “Exceptionnel”, dice Hollande. Che alla fine va in cucina, saluta tutti e dice a Bottura: “Italia 2, Francia 0”. Tutto bene, dunque? Per me no. «Era Renzi a dettare i tempi del servizio. In alcuni momenti ci faceva segno di accelerare, in altri di rallentare». No, Renzi che detta i tempi a tavola no. Che ne sa lui di tempi a tavola? Semmai li stabilisce prima, li comunica allo chef e sa come regolarsi. Per avere accettato i tempi di Renzi, caro Bottura, voto 4. Con immutata stima.
Gianni Mura, la Repubblica 20/9/2015