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 2015  settembre 20 Domenica calendario

DA BROOKLYN A HARLEM LA CENA È CON VISTA

NEW YORK
“L’autunno a New York/perché sembra così invitante?/ L’autunno a New York racconta l’emozione di un’investitura/ Folle splendenti e nuvole sgargianti/ in tunnel d’acciaio/ Mi fanno sentire a casa/ Amanti che benedicono il buio/sulle panchine di Central Park/ È autunno a New York/ Bello viverlo ancora una volta”. Quando Frank Sinatra intona Autumn in New York, le immagini sono quelle regalate dai mille film ambientati nella Grande Mela: alberi grondanti foglie rosse, ragazze che rabbrividiscono negli abitini smanicati, i primi sbuffi dalle grate della metropolitana. In realtà, i capricci del clima stanno rimandando a data da destinarsi — magari anche solo tra qualche giorno — pullover di lana e scarpe chiuse. Nel frattempo, da Brooklyn a Harlem è tutto un rincorrersi di serate outdoor, tra cocktail estivi e grigliate nei parchi, con l’intento di fare il pieno di sole e di luce, visto che l’inverno qui sembra non finire mai e il timore dichiarato è di bissare l’ultimo, capace di annichilire perfino le siepi garantite dai giardinieri fino a trenta gradi sotto zero. E siccome la skyline più celebrata del mondo non smette di incantare perfino chi a New York vive da sempre, il massimo dei desideri di nativi e turisti diventa sbocconcellare all’aria aperta e tiepida cibi più o meno deliziosi, mentre lo sguardo spazia tra i grattacieli. Negli ultimi anni, l’offerta gastronomica newyorchese è cresciuta in modo deciso, non solo nella verticalità dei suoi interpreti più prestigiosi, corredati di stelle in quantità, ma anche nelle declinazioni meno sontuose (e costose). Certo, catene e chioschi di fa(s)t food assorbono ancora la gran parte della richiesta calorica newyorchese. Ma si comincia ad apprezzare anche l’altra cucina, quella bio, vegetariana, con le carni da animali grass feed, cioè nutriti con l’erba invece dell’orrido trinciato di mais, in assenza di ormoni e antibiotici.
Così, la scelta ha smesso di essere confinata al bello, per estendersi al buono, perché anche il palato vuole la sua parte. Se il numero di locali di cibo tout court rivaleggia con quello dei taxi — intorno ai 15mila assommando i cinque superquartieri della città (Manhattan, Brooklyn, Staten Island, Bronx, Queens) — quelli forniti di terrazze, attici, affacci e giardini con vista superano comunque il centinaio. E tra questi, alcuni valgono davvero il viaggio. Come spesso succede qui, la combinazione hotel-ristorante dà risultati eccellenti, vuoi per l’importanza di molte location, vuoi per la firma gourmand che vincola l’attività dei ristoranti interni. Impensabile aprire un albergo di qualità senza aggiungere il plusvalore di una eatery golosa, che sia una semplice taqueria o un santuario gastronomico. Se poi basta allungare un dito per toccare il Chrysler o la Freedom Tower, allora il successo è certo.
Se il dolce autunno newyorchese vi attrae, non avete che l’imbarazzo della scelta, dalle tavole preziose di “Per Se”, che accarezzano le cime degli alberi di Central Park, a quelle dell’“Eleven Madison”, a pochi metri dal glorioso Flatiron, grande vecchio dei grattacieli cittadini. In caso di serata economica, salite sulla terrazza del Metropolitan Museum e sorseggiate una birra, con il mondo ai vostri piedi.
Licia Granello, la Repubblica 20/9/2015