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 2015  settembre 19 Sabato calendario

TASSI VERI, TASSI FINTI

La decisione della Federal Reserve di lasciare i tassi Usa ai minimi storici nella forchetta 0-0,25% riaccende i riflettori sul costo del denaro in Italia. Da una parte le banche italiane stanno beneficiando del Qe della Bce che sta inondando di liquidità il mercato. Dall’altra i tassi della Bce sono fermi allo 0,05% dal settembre dello scorso anno e per un po’ il presidente dell’Eurotower Mario Draghi non li alzerà, almeno fino a settembre del 2016, ovvero fino a quando il Qe, secondo gli obiettivi iniziali, dovrebbe estendersi.
Ma Draghi ha detto che il piano potrebbe estendersi anche oltre se necessario. Viene quindi da chiedersi perché, come rilevato da MF-Milano Finanza nel numero del 12 settembre, i tassi applicati ai finanziamenti richiesti dalle famiglie possano essere superiori al 10% come emerge dalle rilevazioni della Banca d’Italia sui Tassi effettivi globali medi (Tegm) del primo trimestre 2015 (gli ultimi disponibili). Le note dolenti sui costi arrivano soprattutto dai prestiti personali, dal credito al consumo, e dagli sconfinamenti sul conto corrente. Non a caso su questi prestiti alle famiglie si registra una crescita degli stock, in particolare grazie al credito al consumo perché le banche, proprio per rimpinguare i margini grazie agli alti tassi su questi prodotti, hanno riaperto i cordoni della borsa.
Come emerge dalle ultime rilevazioni di luglio di Unimpresa che confronta i dati di luglio 2015 con quelli dello stesso periodo del 2014. «Il quadro per le famiglie migliora grazie all’aumento del credito al consumo e ad accenni di ripresa dei mutui: le erogazioni degli istituti di credito sono complessivamente cresciute di 10,6 miliardi (+1,79%) passando da 598,8 miliardi a 609,5 miliardi». Unimpresa segnala una marginale diminuzione dei prestiti personali per 1,7 miliardi (-0,98%) da 180,9 miliardi a 179,1 miliardi. Sale di poco il comparto mutui casa, con le erogazioni degli istituti cresciute di 61 milioni (+0,02%) da 359,7 miliardi a 359,76 miliardi. In controtendenza il credito al consumo, salito di 12,4 miliardi (+21,31%) da 58,2 miliardi a 70,6 miliardi. Al contrario «lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 830,9 miliardi a 810,3 miliardi -2,48%», sottolinea lo studio di Unimpresa. A diminuire sono i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 10,6 miliardi (-3,46%) da 306,7 miliardi a 296,1 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre a 5 anni) di 22,7 miliardi (-5,75%) da 395,7 miliardi a 373,1 miliardi. Sono cresciuti solo quelli di medio periodo (fino a 5 anni): 12,7 miliardi in più da 128,3 miliardi a 141,1 miliardi (+9,94%). Questo andamento a due velocità dei prestiti alle famiglie da una parte e di quelli alle imprese dall’altra riflette la maggior convenienza a erogare prestiti alle prime, perché lo spread rispetto alla raccolta è più elevato, mentre sui finanziamenti alle imprese i margini sono ben più inferiori. La Banca d’Italia calcola che le banche si finanziano a tassi medi dell’1,7% (dati a luglio 2015) tramite bond e applicano un Taeg del 2,93% fino a 1 milione di euro e dell’1,56% oltre. Mentre nel credito al consumo alle famiglie, sempre a luglio 2015, il Taeg rilevato è dell’8,13%.
Quanto al Tegm se nel factoring per importi oltre 50 mila euro il tasso è del 4%, nei finanziamenti ai privati i tassi sono più alti. Nel credito personale il Tegm è dell’11,5%, nei prestiti contro cessione del quinto dello stipendio o della pensione si arriva al 12,2% (fino a 5 mila euro). Nel credito finalizzato (ovvero il credito al consumo) il Tegm è del 12,3% fino a 5 mila euro e del 9,6% oltre tale importo, nel credito revolving si sale al 16,6%, fino a 5 mila euro e si registra un 12,9% oltre tale somma. In effetti questi sono i valori che la Banca d’Italia utilizza per calcolare il tasso di usura, che è il limite al di sopra del quale scatta il relativo reato di rilevanza penale. I Tegm sono rilevati trimestralmente dalla Banca d’Italia presso i singoli intermediari finanziari. E il metodo di calcolo del tasso di usura è stato modificato dopo la crisi del 2008, quando l’Euribor era alle stelle, perché con l’impennata dei tassi interbancari le banche si erano trovate ad avere un tetto, al di là del quale scattava l’usura, troppo basso. E così si decise di cambiare la formula per calcolare questo parametro. La legge 108/96 determinava il tasso soglia semplicemente aumentando il Tegm del 50%. Mentre da maggio 2011 il tasso d’usura è calcolato aumentando il Tegm di un quarto e sommando a questo risultato quattro punti percentuali. Inoltre è stato deciso che la differenza tra questo e il tasso medio non può inoltre essere superiore a otto punti percentuali. La Banca d’Italia ha fissato i criteri per calcolare in modo omogeneo il Tegm che gli intermediari devono inviarle ogni tre mesi. I Tegm relativi a categorie omogenee di prestiti e dei relativi tassi soglia applicabili in ciascun trimestre (e riferiti ai dati di due trimestri precedenti) sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale e sui siti di Banca d’Italia e ministero dell’Economia. La Banca d’Italia ha il compito di controllare che i tassi dei prestiti di banche e società finanziarie non superino la soglia d’usura. Nella tabella pubblicata in pagina sono riportati i tassi soglia validi per il trimestre in corso elaborati in base ai Tegm registrati nel primo trimestre 2015. Il tasso massimo d’usura è quello degli scoperti in c/c dove si supera il 23,9%.
Certo, come sottolinea l’Abi, il Tegm è frutto di una media semplice dei tassi praticati sul mercato a prescindere dagli importi erogati. Ma in un’economia come quella italiana, dove le pmi hanno un peso rilevante, è ragionevole pensare che gli importi richiesti non presentino elevate differenze. A maggior ragione sul fronte dei prestiti ai privati.
In ogni caso il Tegm è, assieme al Tasso annuo effettivo globale (Taeg), un indicatore del costo reale di un prestito e spesso i due coincidono. Nel Tegm sono comprese le commissioni di qualsiasi tipo e ogni spesa accessoria (a esclusione di imposte e tasse e agli interessi di mora) e si riferisce agli interessi annuali praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari per operazioni della stessa natura. Invece nelle note informative dei finanziamenti è indicato il Taeg. Il calcolo di Taeg e Tegm risponde a criteri differenti: alcuni costi sono inclusi nel Taeg e non nel Tegm (per esempio, le imposte) e i costi assicurativi sono trattati in maniera differente. Il Taeg rappresenta il costo totale del credito in percentuale annua rispetto al capitale erogato e comprende gli interessi e tutti gli altri costi, compresi eventuali compensi di intermediari del credito, imposte, commissioni e altre spese, a eccezione di quelle notarili, che il cliente è tenuto a pagare in relazione al contratto di credito e di cui il finanziatore è a conoscenza. Sono esclusi dal Taeg i costi di coperture assicurative facoltative e gli interessi di mora. Mentre il Teg è un dato storico relativo all’insieme dei finanziamenti già erogati, il Taeg è un dato preventivo calcolato sul singolo finanziamento personalizzato in base alle richieste del cliente. Nei prospetti è riportato anche il Tan (Tasso annuo nominale), ovvero il tasso in percentuale annua rispetto al capitale erogato, che però non comprende spese e imposte.
Paola Valentini, MilanoFinanza 19/9/2015