varie, 21 settembre 2015
BENEDETTO
«Sarei il pilota più fortunato del mondo se riuscissi a vincere quello che ha vinto Michael. Tanto più che lui guidava una Ferrari molto peggiore di quella che ho io oggi e ciò spiega che razza di campione sia stato. Fra di noi c’è una pista e i suoi numeri, se parliamo di statistiche, sono assurdi. Però mi sento benedetto» (Sebastian Vettel ricordando i successi di Schumacher).
RAPPORTI «Il nostro rapporto cambierà e non perché cambieremo noi. Siamo felici di quello che siamo e di quello che abbiamo costruito, ma uno Slam ti mette di fronte priorità diverse e io mi rendo conto che accanto a me ci sarà la solita Flavia ma anche quella che ha vinto gli Us Open. In principio non credo sarà facile, ma Flavia è una donna intelligente e sensibile, mi aiuterà ad affrontare queste situazioni al meglio» (Fabio Fognini parlando della sua compagna Flavia Pennetta).
ISPIRATO «Userò una sola parola: ispirato. E quando è ispirato, Fognini è un trascinatore e soprattutto vale ampiamente i primi 10-15 giocatori del mondo, posizione che del resto in classifica ha già occupato» (il ct azzurro Corrado Barazzutti dopo la vittoria in Coppa Davis contro la Russia).
GRAMMATICA «Se bastasse lo schema e i campioni fossero secondari, Sacchi avrebbe vinto anche dopo il ciclo di vittorie col Milan. La teoria è importante, ma poi se non hai chi realizza il progetto… Insomma: la pratica vale più della grammatica. E senza fenomeni e geni in campo non si vince» (Giovanni Trapattoni).
TEDESCO «Nel periodo seguito alla squalifica quando ero dirigente del Psg mi sono dedicato alla famiglia e ne ho approfittato per studiare il calcio in altri Paesi. Ora mi sto dedicando a un corso intensivo di tedesco» (Leonardo e il suo futuro orientato verso la Bundesliga).
CONTATTO «Di me dicono che picchio troppo? Se non vuoi il contatto devi giocare a tennis, il calcio è contatto. Non ho fatto nessuna entrata rischiosa. Si gioca a calcio, con fair play» (Felipe Melo dopo la vittoria di domenica scorsa con il Chievo).
CARTE «Ho appena compiuto 26 anni. Non è tardi, non è prestissimo. Ma da quanto ho capito, il percorso mi darà la possibilità di giocare le mie carte. Sì, la responsabilità me la prendo. So che posso fare un bel Mondiale. Anzi, è l’Italia che può e deve farlo» (Diego Ulissi).