Marco Gervasoni, Corriere della Sera 20/9/2015, 20 settembre 2015
RITRATTO DI MITTERRAND. IN CHIAROSCURO
François Mitterrand, chi sei tu? A quasi vent’anni dalla sua morte (nel 1996), è una domanda che ancora ci si pone. L’ambiguità, il chiaroscuro e il rifuggire dalle classificazioni rimangono infatti le cifre del politico, della sua vita e della sua carriera. Che Michel Winock segue e abbraccia, con rigore e chiarezza al tempo stesso, nella prima biografia pubblicata in Francia dalla scomparsa del Presidente (François Mitterrand, Gallimard).
Benché l’autore si sforzi di entrare in empatia, sia pur critica, con il suo personaggio, non riesce a celare un certo disappunto nei confronti della tortuosità delle scelte di Mitterrand, poco giustificate dalle dirette necessità della lotta politica e dall’obbligato realismo imposto all’uomo di Stato — e qui non si può che pensare alla cristallina coerenza di un De Gaulle. Se infatti Winock pare giustificare l’adesione a Vichy di Mitterrand, è meno indulgente nei confronti del ministro della Giustizia negli anni delle torture in Algeria e del Mitterrand presidente, con l’uso dei servizi segreti per spiare i giornalisti, ad esempio.
«Mitterrand era incapace di sincerità?» si chiede a un certo punto Michel Winock. In effetti il socialismo abbracciato da lui a quarant’anni suonati appariva ai contemporanei qualcosa di posticcio. Ma poco sensato sarebbe rimproverare il Presidente di non avere introdotto il socialismo, impresa mai riuscita ad alcuno. E poi la politica economica agli inizi del primo mandato era al cento per cento socialista e se Mitterrand la mutò da un giorno all’altro fu solo perché stava mandando in fallimento la Francia. Suonava certo posticcio in lui il linguaggio marxista, non un socialismo inteso in maniera assai larga come anticapitalismo, un sentimento assai diffuso in Francia e da Mitterrand respirato negli anni della giovinezza cattolico-sociale, con venature reazionarie. Ma l’estraneità antropologica del Presidente alla famiglia della gauche gli consentì di condurla al potere per la prima volta in modo duraturo.
Che poi questo esercizio abbia condotto la Francia sulla china del declino, questo sono in molti oggi a pensarlo.