Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  settembre 20 Domenica calendario

SAN GENNARO FACCI LA GRAZIA – 

Il sangue si è sciolto ancora, ancora una volta, senza tradire le aspettative pregate di tutti i fedeli. Ieri, alle ore 11:22, il "miracolo" di San Gennaro si è ripetuto. L’arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, lo ha mostrato ai fedeli al termine della messa. Sventolando un fazzoletto bianco, come vuole la tradizione, e mostrando la teca con all’interno l’ampolla contenente il sangue del Santo Patrono di Napoli, precisa il presule, che: «Il sangue si era già sciolto prima quando abbiamo aperto la cassaforte».
Il silenzio, intimo come un’apnea di preghiera, si è spezzato tra lacrime di speranza e tra gli applausi dei tanti fedeli accorsi. Il miracolo, che avviene per ben tre volte l’anno, a settembre, nel giorno appunto di San Gennaro, nel sabato che precede la prima domenica di maggio e a dicembre, è letto come un buon auspicio per la città di Napoli e per l’intera regione Campania. Oltre ai milioni di fedeli, di scettici curiosi, di napoletani e di turisti stranieri provenienti da ogni parte del mondo, erano immancabilmente presenti al Duomo diverse autorità, tra cui il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e per la prima volta nella sua vita, il governatore campano Vincenzo De Luca che ci ha tenuto a condividere le sue sensazioni: «La celebrazione di San Gennaro Patrono di Napoli e della Campania con la prodigiosa liquefazione del Sangue è stata una grande emozione personale e collettiva». A Napoli «non vedo rassegnazione, basta girare per le strade, compreso quelle della Sanità, di Rione Traiano e Soccavo, i quartieri di cui oggi si parla maggiormente». A dirlo è il sindaco de Magistris, al termine delle celebrazioni per la festa di San Gennaro. E aggiunge: «Se c’è richiesta di sicurezza e normalità non è per rassegnazione, anzi, chi lo chiede pensa che con il lavoro comune si possa svoltare. È il segnale che noi diamo ogni giorno e che lo Stato ci deve aiutare a dare».
Ci si rivolge ai santi e a Dio per ringraziare, o nei momenti di difficoltà, quando la vita con un colpo di scena decide che una persona, o un popolo intero, debbano portare una croce. Il peso, a volte e spesso, grava sulla vita stessa e dopo blasfemi rancori e dolori d’ira, ci si avvicina alla pace, per miracolo. L’arcivescovo Sepe sa bene che la città di Napoli soffre, soffre del sangue che scorre sulle strade, soffre per la violenza a cui è sottoposta nel quotidiano, soffre per dolori e lutti, soffre per le morti di innocenti. Ma sa anche che fuori dalla sua città avvengono naufragi e troppo numerosi cadaveri di quanti hanno cercato disperatamente, e spesso tragicamente, la libertà, il pane, il futuro. E il futuro sono i figli. Ed è proprio nel cuore dell’omelia, nel giorno importante della celebrazione di San Gennaro, che l’arcivescovo ha posto il peso del suo pensiero su una tragedia che sta turbando gli spettatori, quella dei migranti. Ma anche, quella che proprio non si può definire neonata, ebbene, sulle vittime della recrudescenza criminale nel capoluogo campano. Fatti questi di una cronaca che è sempre più nera. Ma di fronte a questi eventi, bisogna evitare che «prendano corpo indifferenza e cinismo» e «assumerci le nostre responsabilità aprendo le braccia e i cuori», dice e prega. Questo, il suo necessariamente severo diktat d’amore.
E proprio di misericordia «ha bisogno Napoli», aggiunge Sepe, «come l’acqua nel deserto», dove c’è «sete di lavoro, legalità, accesso ai diritti e ai servizi sociali». Ma, argomenta il presule, la più «crudele delle seti è quella del necessario, indispensabile per bagnare i campi vitali che una città deve offrire ai suoi abitanti». Questa sete porta «taluni a cercare fonti avvelenate, come la violenza, per cui la vita diventa arida e priva di senso». Sepe sottolinea però che «delinquenza e violenza non prevarranno» se tutti saranno «vigilanti e operosi», con il sostegno di una Chiesa che «vuole essere sempre più la fontana del villaggio». Il «santo di strada», questa la definizione di San Gennaro, è un modello da seguire, un uomo che ha fatto i suoi passi, e la Chiesa deve «continuare questo cammino», che vedrà una tappa importante nell’apertura a dicembre del Giubileo straordinario della misericordia. In due antichissime ampolle è contenuto il presunto sangue del santo, raccolto dopo il suo martirio. È sangue. È acqua.