Giordano Tedoldi, Libero 20/9/2015, 20 settembre 2015
UCCIDE MOGLIE INCINTA DI 8 MESI AVEVA SCOPERTO LE SCAPPATELLE
Sembrava un caso di malasanità la morte di Eligia Ardita, 36 anni, di Siracusa, all’ottavo mese di gravidanza. Era il 19 gennaio quando il cuore della donna, e poco dopo quello della piccola Giulia che portava in grembo, aveva cessato di battere nell’ambulanza che la trasportava all’ospedale Umberto I, dove lei stessa lavorava come infermiera. A chiamare il 118 era stato il marito, Christian Leonardi, asserendo che la moglie si era sentita male dopo cena. Dopo otto mesi in cui aveva sempre ribadito la sua estraneità, ieri Leonardi ha confessato: è stato lui a ucciderla. E per il più classico dei moventi: la moglie aveva scoperto una sua relazione extraconiugale.
Non c’entrava niente il presunto ritardo dei soccorsi, la mancanza dell’ascensore nella palazzina, l’ambulanza che avrebbe sbagliato percorso, il ginecologo che avrebbe sottovalutato i malesseri di Eligia nelle sue ultime settimane di vita. È stata invece la pazzia del padre della piccola Giulia a stroncare due vite in un corpo con una brutale aggressione. Né la sua confessione è maturata dal rimorso, ma dal lavoro scrupoloso dei Ris di Messina, che hanno rinvenuto sui muri dell’appartamento dei coniugi tracce di saliva e vomito, e effettuato esami istologici sui reperti biologici della vittima, elementi che hanno portato a ricostruire una violenta colluttazione.
I rilievi sono avvenuti sulla base delle conclusioni dell’autopsia, che escludeva un semplice malore, e concludeva che la donna era svenuta dopo essere stata colpita alla testa. Ieri mattina, il giorno dopo le risultanze dei Ris, Christian Leonardi si è recato in procura accompagnato dal suo avvocato, e ha svelato la verità. Il fatto che l’abbia tenuta nascosta per otto mesi e sia stato costretto a rivelarla da indizi schiaccianti ci fa pensare che l’uomo fosse in qualche modo persuaso che ciò che aveva fatto era inevitabile, se non giusto, e che poteva passarla liscia. Niente a che fare con i casi di certi disperati che, compiuto il delitto, si sopprimono o sentono la necessità di consegnarsi alla giustizia. Una disperazione che del resto avrebbe dovuto provare, Christian Leonardi, venendo a sapere che non solo aveva ucciso la moglie, deceduta in ambulanza, ma anche la bambina, che i medici tentarono inutilmente di salvare in ospedale. E lui invece ha sperato per otto lunghi mesi che con la sepoltura delle vittime venisse sotterrata anche la verità che si portava dentro, il duplice omicidio con cui aveva letteralmente distrutto la sua famiglia. Ha tenuto duro fino all’evidenza che lo condannava, e dunque è difficile dire, come fanno le cronache in questi casi, che è crollato.
Non è crollato, è stato semmai smascherato, e ieri ha certificato non solo di essere
l’assassino, ma di non avere mai provato, in questi otto mesi, il desiderio di liberarsi dell’immane fardello che gravava sulla sua coscienza. E sorprende sempre, in questi casi di uxoricidio dovuti a motivi futili come la relazione con un’altra donna, il modo in cui un uomo, un marito, che evidentemente non è un criminale incallito, poi, compiuto il delitto, si comporta come un freddo e spietato killer. Simula il dolore per la perdita incolmabile, depista, nega, protesta la sua innocenza, spera che il caso venga archiviato così da continuare la sua vita con un’altra donna, dalla quale avere altri bambini. Come se una persona che ha compiuto una simile atrocità possa mai sperare di diventare un marito modello, e avere una famiglia felice, in una seconda occasione, dopo aver fatto scempio della prima.
Qui poi la sorpresa per questo modello ricorrente di comportamento delittuoso si fa sconcerto, essendo stata spenta, con la madre, anche la vita della figlioletta di otto mesi, una vita che stava proprio sul punto di venire alla luce. Non è mai tardi per ravvedersi, per capire l’orrore di cui si è stati artefici. Eppure, a rischio di apparire troppo pessimisti sulla natura umana, crediamo che ci siano ben poche speranze di ravvedimento in quest’uomo, e la sola nota lieta venga dai laboratori di analisi che l’hanno incastrato.