Notizie tratte da: Massimo Ferrero, Una vita al Massimo (Ed è il minimo che posso dirvi), Rizzoli, scritto con Alessandro Alciato, pp. 210, 17 euro., 21 settembre 2015
LIBRO IN GOCCE NUMERO 77
(Una vita al Massimo (Ed è il minimo che posso dirvi))
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QUEL MASSIMO DELLA CITTÀ DI SAMPDORIA –
Carabinieri. Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria, quand’era bambino doveva essere portato a scuola dai carabinieri.
Prigione. Ancora ragazzo, Ferrero si fidanzò con una Rita che incontrava di nascosto sul terrazzo condominiale di casa di lei. Un giorno, però, mentre scappava sulla sua motoretta, fece volare il cappello del padre di Rita, di professione vigile urbano, e finì in carcere per oltraggio.
Gatto. Soprannome di Ferrero all’epoca del riformatorio: Er Gatto de Testaccio.
Oro. Sistema utilizzato dalla mamma di Ferrero, Anita, per racimolare contanti: comprare un po’ d’oro a debito, e poi andarlo ad impegnare al Monte della Pietà. Con i soldi portava tutti a mangiare ai Castelli.
Biglietti. Il padre di Ferrero faceva il controllore sugli autobus e la domenica portava con sé il figlio. Massimo, a fine corsa, raccoglieva i biglietti abbandonati e li rivendeva come nuovi.
Lavoro. Esperienze lavorative di Ferrero: macellaio a Testaccio, poi al ghetto, benzinaio all’Agip di piazza della Radio, barista al Porto Fluviale, comparsa.
Liz Taylor. Quella volta che Ferrero si presentò sul set di un film con Liz Taylor, le andò vicino e prese a parlarle pur non sapendo una parola di inglese. Alla fine, credendolo amico dell’attrice, i produttori gli diedero una piccola parte.
Autista. A un certo punto Ferrero si mise a fare l’autista per Gianni Morandi. Siccome non aveva la patente, quando la polizia lo fermava se la cavava con una fotografia autografata da Gianni.
Marchigiana. «Massimi’, semo romani da sette generazioni. Questo matrimonio non s’ha da fare. È marchigiana. Marchigiana, hai capito? Te devi sposa’ con una de Roma, quella è ’na burina. Lo sai come si dice, meglio un morto dentro casa che un marchigiano fuori la porta» (la mamma di Ferrero al figlio il giorno del suo matrimonio con Paola).
Aiuto regista. Come aiuto regista di Agostino Pane, Ferrero guadagnava 120mila lire a settimana.
Fobia. Fobia per i rettili, i serpenti, le bisce ecc.
Eredità. Il nonno gli lasciò in eredità quattordici appartamenti da vendere e un palazzo da pagare.
Motto. «Il mio motto è diventato questo: compra, vendi, guadagna e pentiti» (Massimo Ferrero).
Sampdoria. Ferrero racconta di essersi comprato la Sampdoria perché a un certo punto della sua vita tutto lo portava lì: «Tutti i segnali, le strade e le autostrade mi portavano ormai nella città di Sampdoria. Ho collegato tutte queste cose: che Cassano aveva risposto male a Garrone, che Garrone era un uomo meraviglioso, di grande classe, pieno di energia e di eleganza sopraffina. Era morto, e ho provato anch’io un senso di dolore. Mi è dispiaciuto molto. (…) Ovunque mi girassi, c’era la Sampdoria. Ovunque andassi, c’era la Sampdoria, che mi veniva da cantare E penso a te di Lucio Battisti, modificata a modo mio. “Io lavoro, e penso alla Sampdoria / Vedo Romei, e penso alla Sampdoria / Vado in spiaggia ad Ansedonia e penso alla Sampdoria / Nanananannana”»
Incontro. L’incontro tra Massimo ed Edoardo Garrone: «L’ufficio di Edoardo era megagalattico, con vista sulla città di Sampdoria. Davanti a quella persona fantastica mi sono quasi intimorito. Era molto serio. Mi ha guardato negli occhi e mi ha chiesto una cosa, una sola, precisa, diretta: “Ferrero, mi dà un motivo valido per cui vuole la mia Sampdoria?”. Proprio in quel momento, ho rivisto la mia vita scorrere davanti agli occhi».
Giorgio Dell’Arti, Il Sole 24 Ore 21/9/2015