Pierluigi G. Cardone e Gaia Scacciavillani, il Fatto Quotidiano 19/9/2015, 19 settembre 2015
PAPÀ RENZI FA IL GIRO D’ITALIA PER APRIRE NUOVI OUTLET DI LUSSO
Settembre 2014, Sanremo. Il neo sindaco Alberto Biancheri riceve una delegazione: imprenditori, proprietari di terreni e commercialisti. Sul tavolo, la proposta di realizzare un outlet della moda di lusso nel comune ligure. Espongono il progetto. In un angolo un uomo non più giovane ascolta interessato. Non parla, né si presenta. Marzo 2015, Fasano, provincia di Brindisi. La scena si ripete. Il sindaco Lello Di Bari dietro la scrivania, sul tavolo un centro commerciale. Poi quel signore. Cappello a falde larghe e occhiali scuri. In silenzio. Dopo qualche giorno Biancheri e Di Bari vengono informati che l’uomo era Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio.
“Mi hanno detto che era consulente per gli aspetti riguardanti il marketing”, spiega il ligure Biancheri. “Non so perché fosse lì”, dice invece il primo cittadino di Fasano. Così in questa storia di affari di certo restano due fatti: Renzi senior, che interpellato da Il Fatto Quotidiano chiude la conversazione senza nemmeno voler ascoltare le domande, e una serie di società panamensi, cipriote e lussemburghesi dietro le quinte di parte del progetto. I protagonisti sono la holding francese Kering fondata dal magnate innamorato dell’Italia François Pinault e un gruppo di imprenditori riconducibili al mondo degli affari fiorentino. Tiziano Renzi, che mette la sua faccia sulle trattative per il via libera alla realizzazione dei nuovi outlet è solo la punta di un iceberg intorno al quale ruota un’intricata ragnatela di affari e di nomi più o meno noti del giglio magico. Dall’ex numero uno delle partecipate fiorentine Andrea Bacci all’ex presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi.
In principio fu Firenze che con Sanremo e Fasano condivide i turisti che non badano a spese quando si tratta di capi d’alta moda. L’ideale per il colosso del lusso che negli ultimi 15 anni ha rilevato importanti marchi del made in Italy, a partire dalla maison fiorentina Gucci. Il gruppo controlla anche The Mall, il centro commerciale di Leccio Reggello in provincia di Firenze, che forte del suo successo punta molto sull’espansione. L’Italia, tuttavia, oltre che della moda è anche il Paese della burocrazia. Tanto da rendere preziosissimo l’aiuto di quelli che in gergo si chiamano sviluppatori: imprenditori che trovano il luogo, incontrano i sindaci, creano società ad hoc, promettono ricadute economiche e occupazionali sul territorio e, ottenuti i permessi, costruiscono i centri commerciali. Poi li consegnano chiavi in mano al committente. Poco importa se si sacrifica la trasparenza: delle società che hanno gestito le operazioni di Firenze, Sanremo e Fasano non si possono conoscere tutti i proprietari, perché una parte delle azioni hanno fatto o fanno capo a imprese con sedi a Cipro, Lussemburgo o Panama. Il ruolo di Renzi senior, poi, non è chiaro. Non compare ufficialmente, ma c’è. A Sanremo, come a Fasano. Non si sa se anche a Leccio Reggello dove i Renzi sono padroni di casa: Tiziano è stato capogruppo e segretario del Pd a Rignano sull’Arno, a un tiro di schioppo, mentre sua madre risiede a Reggello e Matteo, prima di diventare sindaco di Firenze, dal 2004 al 2009 è stato presidente della Provincia. In ogni caso Luigi Dagostino, il deus ex machina dei piani di sviluppi degli outlet, ha detto al mensile fasanese Osservatorio che “io con Matteo e Tiziano Renzi sono amico da 25 anni. Con Tiziano Renzi abbiamo solo rapporti di pubblicità, ma mi lega una profonda amicizia. Quando sono venuto in Puglia, durante la campagna elettorale per le regionali, Tiziano Renzi, che fa anche politica, è venuto con me perché aveva alcuni incontri in Puglia”.
Ma all’ombra del marketing di Renzi senior, Dagostino negli ultimi anni oltre che di permessi, si è occupato di trasferimenti societari. Dall’Italia a Cipro, Panama, Lussemburgo e ritorno. L’ultimo riguarda la Egnazia Shopping Mall, che si occupa del progetto Fasano. Tra i suoi soci figurano la Torrado Holdings e la Tressel Overseas, entrambe di stanza a Panama. Accanto a loro Andrea Bacci, l’imprenditore di Rignano sull’Arno che Matteo Renzi ha scelto per guidare le partecipate della Provincia e del Comune di Firenze. Oltre ad essere stato, nel 1993, socio di Renzi senior nella Raska e, nel 2011, uno dei tre amici che hanno prestato dei soldi al padre del premier, versandoli su un libretto di pegno da 75mila euro con cui Tiziano Renzi ha rimpiazzato l’ipoteca sulla casa di famiglia (“Ho restituito il denaro con altri assegni, per rendere tutto tracciabile”, ha detto Renzi senior ai pm che sono titolari dell’indagine Chill Post).
Tra gli amministratori della società che vuole realizzare l’outlet di Fasano, poi, spicca Lorenzo Rosi, ex presidente della Popolare dell’Etruria e del Lazio, la stessa banca di cui Pierluigi Boschi, il padre del ministro delle Riforme, è stato vicepresidente prima che Bankitalia procedesse con il commissariamento per “gravi perdite del patrimonio”. Rilevando per Rosi la concessione di finanziamenti milionari in conflitto d’interesse alla cooperativa di costruzioni La Castelnuovese di cui era presidente. E che figura tra gli azionisti di Egnazia, sempre la società che sta lavorando su Fasano.
Meno nomi noti, ma schemi analoghi per le due società che si sono occupate di ampliare il primo Mall di Kering, quello toscano, e di ottenere il via libera a quello sanremese. A gestirle sono stati Dagostino e l’aretino Marcello Innocenti, destreggiandosi in trattative con i francesi. Dai quali nel 2012 è stato comprato un terreno a Reggello per 5,7 milioni poi riaffittato a Kering per 1,35 milioni annui previa intestazione della proprietà a una società cipriota, la realizzazione del fabbricato e l’ottenimento dei permessi per l’attività commerciale. Nell’operazione sanremese, Kering è entrata a cose fatte a dicembre 2014. Il gruppo francese ha rilevato l’azienda del progetto in Lussemburgo, da una società controllata da Panama. Sotto la cui regia il Mall sanremese è andato a segno dopo che era rimasto per anni nel cassetto del sindaco.
Pierluigi G. Cardone e Gaia Scacciavillani, il Fatto Quotidiano 19/9/2015