Francesco Manacorda, La Stampa 19/9/2015, 19 settembre 2015
RILANCIO PIÙ VELOCE E ROTTE CONNESSE COSÌ LA COMPAGNIA VUOLE CRESCERE
Dimissionario un attimo prima di essere dimissionato. La storia - si sa - non è mai tenera con i vinti e anche in questo caso i resoconti sull’uscita di Silvano Cassano dalla cabina di comando dell’Alitalia non fanno eccezione. All’amministratore delegato della compagnia, scelto direttamente dal socio forte Etihad e durato meno di un anno, si imputa adesso non una cattiva gestione industriale, ma uno stile di management poco rapido e scarsamente «decisionista» e soprattutto l’incapacità di comunicare in questi mesi - all’esterno come all’interno – che l’Alitalia è cambiata; o quantomeno che ci sta provando.
È vero, i conti restano in rosso. Ma se, come fanno notare fonti dell’azienda, il piano industriale non è stato modificato e i risultati del semestre annunciati proprio ieri sono in linea con l’obiettivo 2015 di una perdita netta appena sopra i 200 milioni e di un ritorno all’utile nel 2017, il problema resta allora soprattutto quello di rimettere davvero a nuovo l’immagine - oltre che la sostanza - di Alitalia.
Nei prossimi mesi, così, a trasmettere il messaggio sarà uno specialista nell’attenzione al cliente come Luca Cordero di Montezemolo. Forte della sua esperienza in Ferrari, il presidente e da ieri anche amministratore delegato pro tempore dell’Alitalia, ha sempre insistito sulla necessità di lucidare il brand piuttosto appannato della compagnia di bandiera. Una strategia nella quale sono previste mosse che per l’inizio del 2016 riportino la compagnia in linea con i maggiori concorrenti internazionali, a cominciare dall’ormai indispensabile wi-fi sui voli a medio raggio, per arrivare alle nuove livree di tutta la flotta. Anche di questo hanno parlato, ieri pomeriggio Montezemolo e il Ceo di Etihad, nonchè vicepresidente di Alitalia, James Hogan, nell’incontro che hanno avuto dopo il cda con i cento manager di prima linea della compagnia: il passato è passato per sempre – è stato il messaggio – e Alitalia è adesso una società privata che deve competere ad armi pari con un’agguerrita concorrenza internazionale. Per Etihad l’uscita di Cassano, sebbene non lasci rimpianti, è comunque un primo smacco: cambiare l’ad in corsa, come nella migliore tradizione della tormentata «vecchia» Alitalia, non pareva una specialità nella quale anche la nuova compagnia volesse spingersi. E al di là delle caratteristiche di Cassano - scelto personalmente da Hogan che aveva lavorato con lui alla Hertz - qualche problema di troppo in questi nove mesi c’è effettivamente stato.
Il primo e più eclatante è quello dell’incendio a Fiumicino, che dal 7 maggio scorso - sostiene Alitalia - le è costato 80 milioni. Quell’incidente non ha solo inciso sui conti, ma ha reso più difficili i rapporti tra la compagnia e gli Aeroporti di Roma, parte dell’impero dei Benetton. E certo ai soci arabi di Alitalia sarà parso curioso vedere su fronti opposti due società che hanno come presidenti Montezemolo e Fabrizio Palenzona (AdR), entrambi vicepresidenti dell’Unicredit, la banca che è peraltro uno degli altri azionisti di Alitalia così come gli stessi Benetton.
Altro ostacolo che la nuova Alitalia deve superare è quello della mancanza di slot. Alcune autorizzazione per tratte particolarmente redditizie - lamenta l’attuale management - sono state vendute in passato per fare cassa. E il risultato è che adesso mancano all’appello tratte importanti per un’offerta completa. Al problema si dovrebbe in parte ovviare integrando al meglio i voli delle varie compagnie della rete di Etihad: anche di questo si parlerà così lunedì, in un incontro a Roma programmato da tempo, dove oltre Hogan e i suoi uomini, ci saranno i vertici di Alitalia, Air Serbia, Air Berlin, Air Seychelles e Air India.
I dati significativi del nuovo corso Alitalia sono due. Il primo è che proprio Montezemolo, anche se non da solo, sarà l’uomo forte di questo periodo di interregno, in attesa, nel giro di sei mesi, di un nuovo amministratore delegato che con qualche probabilità dovrà venire - a differenza di Cassano - dal mondo del trasporto aereo e che potrebbe tranquillamente non essere italiano. Il secondo dato è che la presenza di Hogan, già assai sensibile nella compagnia da quanto Etihad ne ha preso il controllo, si intensificherà. Ai cento dirigenti riuniti ieri, i due uomini alla guida del gruppo hanno spiegato che Hogan sarà a Roma una settimana ogni mese per seguire ancora più da vicino le sorti di un’acquisizione che forse si aspettava più semplice.
Francesco Manacorda, La Stampa 19/9/2015