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 2015  settembre 19 Sabato calendario

CORSIVI – C’è

qualcuno convinto che il problema dei rifugiati possa essere risolto in modo semplice? C’è qualcuno che pensa che gli emergenti possano uscire dalla crisi in tempi rapidi e mettere fine al circolo vizioso che ha creato crisi economiche a catena? Se qualcuno c’è, si faccia avanti e mi illumini, perché osservo un quadro preoccupante. Cominciamo dalla dinamica macroeconomica. Al di là dei problemi di corruzione e scarsa legalità, in molti dei paesi che si appoggiano a Brasile, Russia, India e Cina (e agli stessi Bric), c’è dell’altro. Parlo dei più piccoli. Negli ultimi otto anni l’indebitamento di molti paesi subito sotto i Bric è quasi decuplicato. Non solo. La percentuale di indebitamento in dollari è passata da un 15% su un ammontare assoluto più piccolo al 40% di un ammontare molto più grande,circa 8-10 miliardi di dollari. Con i prezzi delle materie prime in calo e il dollaro che da qui al prossimo anno tutti danno al rialzo, questi paesi si troveranno a davanti a un servizio sul debito molto più oneroso. Il perdurare della crisi economica peggiorerà la tenuta politica nei paesi più fragili e aumenterà le aspirazioni di fuga di persone disperate per il loro futuro. Non che questo quadro fosse poco chiaro 10 anni fa: il Presidente della Banca Mondiale Jim Wolfensohn mi disse: «Se guardo al futuro, la paura più grande che ho riguarda un esodo massiccio di 20-30 milioni di persone in cammino verso l’Europa. Dovremmo premere sull’acceleratore dello sviluppo, ma sono pessimista». I fatti hanno dato ragione a Wolfensohn: l’Economist ha fatto una copertina la settimana scorsa che titolava “Exodus” e l’investimento multilaterale nello sviluppo è mancato. Non so se adesso abbiamo il tempo per recuperare, ma dobbiamo provarci. Investiamo in progetti edilizi locali, in progetti industriali in zone franche dove si potrà sviluppare un’economia parallela, nello sviluppo: ci costerà sicuramente meno cercare di dare un futuro nella loro terra ai disperati fuga, piuttosto che davanti a un esodo biblico, cento volte più grande di quello di oggi.