Michele Neri, Sette 18/9/2015, 18 settembre 2015
«GLI ITALIANI SONO PIÙ AVANTI DI MOLTI POLITICI: PRONTI AD ACCETTARE LE UNIONI GAY. ANCHE LE “DONNE CHE STIRANO”»
[Barbara D’Urso] –
Appena fuggita dallo studio di Pomeriggio Cinque, non prima d’aver dispensato saluti con la mano sul cuore ai telespettatori, Barbara D’Urso riappare in accappatoio candido, nel camerino bianco, un peluche bianco in braccio. «Lui può stare: è gay», esordisce. Il riferimento scherzoso all’orsacchiotto è scontato per chi, come lei, ha fatto della battaglia per il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali, una costante dei suoi appassionati discorsi alle “donne che stirano”. Orgogliosa di aver strappato a Matteo Renzi, invitato un anno fa a Domenica live, «Matteo devi parlare con me come se fossi la comare Cozzolino!», una promessa pubblica sui tempi di approvazione dell’attesissima legge sulle unioni civili.
Un anno dopo, quando, davanti all’estenuante braccio di ferro con le opposizioni in commissione Giustizia, Renzi, a inizio settembre, ribadisce, twittando: «La legge sulle unioni civili è una questione di civiltà. Andrà in Senato dopo la riforma della Costituzione e prima del bilancio», la D’Urso ritwitta immediatamente.
Nei profili online della presentatrice napoletana compare un suo ritratto: bigodini, aria maliziosa e sfondo arcobaleno (omaggio alla decisione della Corte Suprema Usa di estendere il diritto a sposarsi a tutti). Il senso è da “Yes we gay”. E non si può sospettare Barbara D’Urso di essersi adeguata al ripensamento di Berlusconi, o all’andazzo generale. Per quanto il suo sentimentalismo oversize, scandali e scoop, non siano per tutti, le sue trasmissioni e presenze sui social sono da anni a senso unico. Ogni occasione, fino al sì del recente referendum irlandese al matrimonio gay, è stata buona per esprimere un pieno appoggio ai diritti delle coppie omosessuali.
Lei è in contatto viscerale, ha il polso delle persone “normali”, pensa che siano pronte per le unioni gay?
«Sì, assolutamente. Gli italiani sono più avanti di molti politici. Io ho sotto mano la pancia di italiani e omosessuali. Sono una loro icona acclamata, e da otto anni combatto per i loro diritti. In trasmissione ho imposto due slogan. Uno dice: chi ti picchia non ti ama. L’altro è: stop omofobia».
Che siano pronti i suoi amici omosessuali è probabile. Ma le “donne che stirano”?
«Penso proprio di sì. Tra i tre-quattro milioni di donne che mi seguono, ce ne sarà un dieci per cento non ancora pronto; ma se non si comincia, non si sarà mai pronti. Non lo si era quando le donne dovevano votare, o quando si discuteva di aborto. Io sono contraria all’aborto, ma a favore della libertà della donna di scegliere di abortire o meno».
Se ci fosse un referendum popolare sulle unioni civili...
«Passerebbe, di sicuro. Siamo indietro in modo vergognoso. Guardi la Spagna, così vicina a noi, pensiamo a lei come all’Italia degli Anni 80, ha le nostre stesse radici. Dopo che la legge a favore dei matrimoni gay è stata approvata, è forse cambiato qualcosa nei loro valori fondamentali?».
Quanto ha contato Renzi?
«Molto. Vorrei ricordare un piccolo particolare. Lui ha mosso il caso proprio in trasmissione da me, quando gli ho fatto promettere che una legge, finalmente, l’avrebbe fatta».
Nelle prossime settimane la battaglia per far passare il disegno di legge s’infiammerà. Cosa farà per appoggiarla?
«Aumenterò il ritmo, cercherò ospiti di peso, anzi, approfitto per invitare di nuovo ufficialmente Matteo Renzi a venire in trasmissione, perché è qui che ha fatto una promessa agli italiani».
E se la legge passa?
«Farò festa grande, qui e poi in privato: i miei amici più veri sono in gran parte gay».
Il disegno di legge ha sostituito il termine “Unione” con quello poco chiaro, di “Formazione Sociale Specifica”...
Barbara D’Urso fa una delle sue facce.
«Capisco, ma cominciamo a mettere le basi di una civiltà giusta. Io mi domando come sia possibile che delle persone non possano veder rispettati i sentimenti, l’espressione del loro amore. Si cominci con le unioni, perché uno deve avere il diritto ad andare in ospedale, per stare vicino al compagno malato, e non sentirsi dire: ma chi sei tu per lui? Dopo anni insieme?! Questa è invisibilità. Soltanto perché sono omosessuali?!».
Nel disegno di legge è prevista la reversibilità della pensione. Per parte della politica è inaccettabile...
«Ma se uno ha lavorato una vita, e ama una persona del proprio sesso, avrà il diritto di sapere che gli arriveranno i suoi soldi, oppure no? Come ha detto, prima? Formazioni di che?».
Sociali specifiche...
«Ma questa è una discriminazione bella e buona. Mi fa schifo! La parola “Unione” andava benissimo, invece così si crea un ghetto».
Si riuscirà mai a parlare anche da noi di matrimonio omosessuale?
«La Chiesa non è pronta. Con la Chiesa cattolica, capisci a me (le scappa, ndr), che sono religiosa e praticante, stiamo ancora alla lotta al preservativo, con la gente che muore di Aids... Capisco le posizioni di Bagnasco, ma io amo papa Francesco, che ha detto: chi sono io per giudicare un gay... Da quando c’è Francesco, la scusa del Vaticano non vale più».
Perché siamo così in ritardo?
«Colpa del formalismo, dell’ipocrisia. Colpa di educazione, patriarcato e matriarcato».
Conosce dei colleghi contrari alle unioni civili?
«No, su questo tema ho litigato soltanto con dei politici. Forse anche perché non frequento gente dello spettacolo. Certo ci sono colleghi che seguono l’onda, sono furbi...».
Da dove nasce il suo schierarsi?
«È così, sono le mie radici Anni 70. Io facevo marce su marce. Ricorda quando la Chiesa vietò alle suore bosniache violentate di abortire? Io feci dei numeri pazzi, sotto il Vaticano. Sono per la libertà di decidere del proprio corpo, e dei sentimenti. Per questo, mi schiero per i diritti gay. Io sono sempre stata così...».
Così come?
«Battagliera?».
Si volta verso l’assistente.
«Difficile definirmi da sola... Donatella?».
Appassionata?
«Mi scaldo per i sentimenti. Le donne picchiate, lo sono nei sentimenti, prima che nel corpo».
Qualcuno potrebbe farle cambiare idea sulle unioni omosessuali?
«A me?! Ma guardami! Le racconto questo: ho due amici gay, sono stati insieme 12 anni. Volevano sposarsi all’estero, li ho convinti a sposarsi in Italia, con un prete piemontese, allontanato dalla Chiesa perché sposa gli omosessuali. Lui ripete: Gesù ha detto che non si devono unire in matrimonio per forza un uomo e donna, ma due persone che si a-ma-no. Io ero la testimone. Piangevamo tutti, come a un matrimonio normale... Normale?! Ca*** ! Vede che ci casco anch’io? Ma verrà il momento in cui lo sarà davvero, normale».