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 2015  settembre 18 Venerdì calendario

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA –
1974
Da noi in Italia è terrorismo. 27 gennaio. Su l’Unità si legge di uno stato d’allarme nelle caserme italiane. Mario Tanassi, ministro della Difesa, spiega: «È una misura legata alla prevenzione del terrorismo nel nostro paese». Non è rassicurante. Molti pensano ad un golpe, un colpo di stato nello stile già sperimentato con successo in Grecia nel 1967 e in Cile un anno prima. I Settanta sono stati attraversati anche da questa paura, peraltro non peregrina visti i fatti: la paura di svegliarsi al mattino con i carri armati per strada. Una paura legata non solo ai tentativi eversivi della destra golpista, ma anche alle stabilizzazioni coatte ripetutamente messe in atto nei paesi oltrecortina. Nel 1968, nel pieno della contestazione giovanile orientata a sinistra, crea sconcerto l’occupazione manu militari della Cecoslovacchia: è l’occupazione del 20-21 agosto, quando i carri armati dell’Armata Rossa in piena estate decretano l’inverno della Primavera di Praga. Non è rassicurante, dicevo. La mobilitazione nelle caserme denuncia comunque una instabilità dovuta al terrorismo sempre più presente nella vita quotidiana. Nonostante le caserme mobilitate, il 1974 è l’anno delle bombe sul treno Italicus, precedute dalle altre bombe piazzate a Brescia in piazza della Loggia. I Settanta del terrore non sono solamente un fenomeno italiano, ma caratterizzano un po’ tutto l’Occidente, Stati Uniti compresi: ne ho parlato spesso. Il mondo è agitato e anche il ritorno alla democrazia cammina sui cingoli dei carri armati in quel 1974. 25 aprile, Portogallo. È la Rivoluzione dei garofani. Un gruppo di ufficiali giovani destituisce Marcelo Caetano, successore di Antonio Salazar, dittatore dal 1926 quando fonda l’Estado novo. 25 aprile 1974. Garofani per strada, garofani sulle uniformi, garofani persino nei cannoni in marcia nelle strade di Lisbona: sono il simbolo del cambiamento, danno colore alla fine della dittatura. Una rivoluzione nata in musica. I leader del Movimento delle Forze Armate si mettono d’accordo con Carlos Albino, responsabile del programma musicale Límite di Rádio Renascença. Il segnale di avvio delle operazioni sarà Grândola vila morena di José Afonso, una canzone operaia, proibita dal regime. Non solo, ma un altro segnale radiofonico arriva da João Paulo Dinis della radio Emissores Associados de Lisboa. Dinis alle 22.55 annuncia: «Mancano cinque minuti alle 23 e sarà con voi Paulo de Carvalho, che vi canterà il suo grande successo dell’Eurofestival E depois do adeus».

Il diluvio. È il segnale per dar via al golpe. La democrazia torna grazie anche alla radio e le canzoni: tra note di storia e storie di note. Lo scenario del 1974 è vagamente apocalittico. Chi lo ha vissuto, ricorda la valenza della frase “dove andremo a finire di questo passo”. Sì, lo so è espressione-cerniera fra mondi, perché attraversa ogni anfratto della storia: c’è sempre stata una generazione precedente a ricordare alla successiva quanto si stava meglio quando si stava peggio. Ma i Settanta si avvitano profondamente nel terrore in modo da non riuscire a distinguere un ritorno alla normalità. E da allora ancora non è chiaro se e dove siamo andati a finire. Questo clima cupo vede una schiarita portata in scena al Teatro Sistina di Roma, la fabbrica di fantasia firmata da Garinei e Giovannini. 8 dicembre 1974, debutta Aggiungi un posto a tavola, commedia musicale scritta con Iaia Fiastri e orchestrata da Armando Trovaioli. È una metafora forte del periodo, tratta dal romanzo di David Foster, After me the deluge (dopo di me il diluvio). Il mondo va verso la rovina e sta per arrivare un secondo Diluvio Universale. Tante canzoni accompagnano il lavoro di Don Silvestro per tentare di salvare il creato con un’ altra arca. Fra queste, una è indimenticabile. Johnny Dorelli/don Silvestro invita il mondo alla solidarietà e all’allegria: “Aggiungi un posto a tavola / che c’e’ un amico in più / se sposti un po’ la seggiola / stai comodo anche tu / gli amici a questo servono / a stare in compagnia / sorridi al nuovo ospite / non farlo andare via / dividi il companatico / raddoppia l’aaaa l’allegria!”. La speranza di futuro rende immortale quel posto aggiunto a tavola in quel 1974.