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 2015  settembre 18 Venerdì calendario

GIGI BUFFON, ANATOMIA DI UN FUORICLASSE – 

Il giorno della partita d’addio di Buffon sarà uno spettacolo. Ci saranno tutti, anche Thomas N’Kono – il portiere del Camerun del ‘90, l’idolo di Gigi – che una volta ha detto: «Se mi inviterà ci andrò, mi tufferò per parare, mi rialzerò dopo una settimana». Tutto bello ma andateci piano: N’Kono ha 56 anni e deve invecchiare ancora un po’. Niente partita d’addio. Gigi martedì ha parato mezza Manchester, Oasis compresi, e ha fatto notare che tra i migliori d’Europa c’è anche lui. Allegri ha detto: «Se non il numero uno nella storia, è uno dei primi tre». Approvato senza pensarci un secondo. Albertosi nel 2012 diceva: «Buffon è il top, Neuer non gli lega neanche le scarpe...». Esagerato. Chi dice che Neuer è superiore ha le sue ragioni, ma se parliamo di epoca moderna – non di attualità – non si comincia neanche a discutere: Buffon numero uno dei contemporanei, con rispettosi saluti a Casillas, Kahn e tutti gli altri.
Buffon a 37 anni, 7 mesi e 21 giorni para come un ventenne. Anzi, meglio. È un predestinato ma questo si sa. «È nato per fare questa cosa», dice Villiam Vecchi, il preparatore dei portieri di Ancelotti, che lanciò Gigi titolare a Parma. Quelle stagioni furono uno spoiler, un’anticipazione del finale del film: si capiva che Buffon sarebbe diventato il più forte. Sì, ma come ha fatto? Bisogna bussare alla scienza e chiedere informazioni. La prima risposta, più o meno comune ai cinque esperti sentiti, è sorprendente: «Andate a chiedere alla natura». Il dna di Buffon è particolare. Mamma Maria Stella è stata primatista italiana di lancio del peso e del disco, Guendalina e Veronica giocavano ad alto livello a pallavolo, papà Adriano ha vinto la prima medaglia italiana nella storia degli Europei juniores. «Buffon si è allenato meglio degli altri, ma in lui c’è una coordinazione innata», dice Arsenio Veicsteinas, professore di fisiologia all’Università di Milano e medico dello sport.
Il corpo di Gigi è da museo: un modello di portiere. Mani. «La presa è molto forte, è difficile vedere un tiro che gli piega la mano», dice Gianluca Melegati, ex responsabile dello staff medico per Nazionale di rugby e Milan. Schiena. «Il recupero dall’operazione di ernia è pressoché completo se il paziente esegue fisioterapia ed esercizi per la muscolatura. Per Buffon è stato così», commenta Giovanni Broggi, neurochirurgo specialista della schiena. Occhi. «È come se ricostruisse la traiettoria e la velocità del pallone in un tempo brevissimo». Muscoli. «Il calo della reattività muscolare in lui è modestissimo, probabilmente Buffon è al livello di un 25enne - torna Veicsteinas -. Sono decisive le fibre bianche, quelle importanti nei 100 metri, in cui lo sforzo si esaurisce in pochi secondi». Testa. «Io sono granata, per me è... troppo forte - dice Vincenzo Prunelli, psicologo dello sport, già nello staff del Toro -. Ha una grande solidità, mi sembra dia tranquillità a tutti, non ha mai paura di non farcela». Alla faccia della depressione.
Un mix interessante. Sepp Maier e Zamora alla sua età si erano ritirati, mentre Banks già allenava. Buffon no. Buffon guarda tutti alla pari, resta indiscutibile in Nazionale, chiede al destino un’altra finale di Champions, vuole un altro Mondiale, para quasi 600 palloni a decennio e va per le mille partite in carriera. Dicono non pari i rigori.