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 2015  settembre 17 Giovedì calendario

L’EUROPA HA SPESO 600 MLD PER SALVARE LE SUE BANCHE

Quattrocentoquarantotto miliardi di euro di aumenti di capitale per le banche in crisi a spese degli stati e altri 188 per acquistare, sempre con denaro pubblico, beni di varia natura dalle stesse banche in modo da trasfondere a esse altra liquidità: è questo lo stratosferico ammontare degli interventi di salvataggio finanziario statale a vantaggio della banche private fallite o prossime a fallire che sono stati effettuati in Europa tra il 2008 e il 2012 da Germania (144 tra le due voci di intervento), Gran Bretagna (140), Spagna (94), Irlanda (65), Belgio (44), Grecia (40), Olanda (28), Francia (26) Austria (11). E l’Italia? Pochissimo, appena 7,9 miliardi (Montepaschi compreso), lo 0,5% del Pil, contro il 2,3% della Germania o addirittura il 40% dell’Irlanda.
Una preziosa riclassificazione di cifre operata dal sito www.truenumbers.com.
Già, perché di fronte a queste cifre, di fronte a un’Europa bancaria tutta tecnicamente fallita sotto il peso dei derivati, con un’Italia che, pur tra mille altri torti, questo problema non l’ha mai avuto, be’... risulta inammissibile l’ostilità con cui oggi le istituzioni europee frenano il progetto italiano della bad bank. Roba che Matteo Renzi dovrebbe togliersi la scarpa, come Kruchev all’Onu nel ’60, e batterla sul banco del Parlamento di Strasburgo, per protesta.
Che una bad bank sia indispensabile all’Italia è pacifico, per attenuare il peso dei 197 miliardi di sofferenze lorde che impiombano il sistema e inibiscono di fatto il deflusso del credito bancario dagli istituti alle imprese. Che una bad bank comporti comunque una qualche forma di «aiuto di stato» è altrettanto pacifico: sotto forma di sgravi fiscali o di interventi finanziari compensativi pubblici, di questo si tratta. Che la cosa sia comunque un problema per il nostro erario, è altrettanto vero. Ma i paesi europei che ora ci giudicano impugnando la matita rossa e blu dovrebbero solo vergognarsi di avere a suo tempo statalizzato le loro banche perché non fallissero e di pretendere oggi dall’Italia di non fare un intervento che potrebbe essere assai meno gravoso e assai più proficuo di quelli per il nostro paese e di riflesso per la stessa Unione.
Sergio Luciano, ItaliaOggi 17/9/2015