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 2015  settembre 17 Giovedì calendario

IO, FEDEZ

Quando a un certo punto Fedez, al secolo Federico Leonardo Lucia, ti guarda fisso con la testa un po’ appesa a destra come fosse un quadro storto e quando soprattutto inizia ad avere uno strano tremolio sul labbro destro, capisci che si sta innervosendo. Il grado di nervosismo è direttamente proporzionale alla velocità del tremolio. Ho capito che gli capita se non gradisce una domanda o una considerazione dell’interlocutore. Durante l’intervista a Trento, in occasione della tappa di «Panorama d’Italia» e davanti a centinaia di spettatori, ci siamo spesso trovati in disaccordo anche profondo e il suo labbro ha tremato. L’ho incontrato con grande umiltà, non cercavo lo scontro. Volevo tentare di capire un po’ di più la sua personalità, come fa a esprimere giudizi netti e definitivi su chiunque (nelle pagine successive trovate una summa del Fedez pensiero su persone e cose). Per quanto possa interessare la mia idea, sono arrivato alla conclusione che Fedez è tutto fuorché scemo. Ha inoltre una straordinaria umanità, crede in alcuni valori ed è un puro. Il suo limite (a parte un inutile e ostentato ricorso a espressioni volgari sia nelle canzoni che nella conversazione, utilissime per «acchiappare» il suo target) è che non approfondisce le questioni: forma spesso le sue opinioni sulla base di considerazioni superficiali, è convinto di poter discettare di alta cucina anche se ha fatto un giro veloce e distratto in autogrill al self-service. Lui stesso riconosce di essere un «ignorante» e ne mena vanto. A 26 anni è un idolo per decine di migliaia di giovani e giovanissimi. Forse andrebbe preso per quello che è: un cantante e pure assai incazzato (ooops). Con tutto ciò che ne consegue, magari con dosi massicce di ironia invece di processarlo o duellare con lui ogni volta che punge qualcuno. Perché alla fine «anche se fuori tutto è magnifico...è possibile abbia sogni sbagliati. Un po’ illusi al momento, mi appartengono».
GLI INIZI
Tu sei Federico Lucia fino al 2011. Diventi Fedez quando fai il primo disco ed esplode il tuo successo. Parliamo di Federico, di questo ragazzo che cresce in una famiglia normalissima e che a un certo punto diventa Fedez perché con gli ultimi soldi rimasti in un libretto di risparmio Bancoposta della nonna produce un disco con mille euro, se non ricordo male.
Sì, ce n’erano ulteriori 500 che chiedemmo con un fido bancario che concessero a mio padre per comprare la videocamera per non pagare un regista che costava troppo. Dunque diventare video maker è stata più una necessità che una passione.
Se quella cosa fosse andata male, ti sei mai chiesto cosa avresti fatto? Avevo già un piano B, perché comunque la mia famiglia non si poteva permettere un figlio che non faceva nulla e quindi in quel periodo, insieme alla mia fidanzata dell’epoca, aprimmo un piccolo negozietto di tatuaggi nella periferia milanese, tuttora esistente e che lavora.
IL SUCCESSO
Sei cambiato rispetto al 2011?
Sono cambiato sia in meglio che in peggio.
E cosa ti manca rispetto a quello che eri prima?
I rapporti umani.
Perché adesso sono deviati o dettati da convenienza?
Non lo so. Sono una persona che si fida molto poco del genere umano in generale e quindi questo mi porta e mi è capitato spesso ad avere a fianco persone che avevano dei secondi fini o non erano realmente oneste con me. Da una parte c’è chi dice sempre di sì perché non ti vuole dire no e dall’altra parte c’è chi magari lavora di dietrologia. E quindi le persone a cui tengo si sono dimezzate. Ma ci sono.
Diciamo allora che in parte il successo ti ha incattivito.
No, mi ha solo reso più cinico. Anche se cinico lo sono sempre stato. Il successo lo ha enfatizzato e ha ingigantito una parte di me.
LA CHIESA
«Non ero un assiduo frequentatore della chiesa, però sono stato battezzato, ho fatto la prima comunione e mi sono cresimato. Non ho mai fatto il chierichetto. Ho sempre avuto un rapporto controverso. Mi ricordo che andavo in oratorio, frequentavo la chiesa di Corsico. Però rappresentavo bene lo stereotipo del ragazzino di periferia del momento. Ero un po’, per così dire, punkabbestia: avevo i piercing al labbro, cose non sdoganate in quel momento. E mi ricordo che il “don” della mia chiesa, a catechismo, mi obbligò a toglierli. Io non li tolsi perché non ne capivo il motivo. Fece delle critiche riguardo al mio aspetto estetico. Io prontamente lo mandai a c...., me ne andai e non frequentai più la chiesa».
«Ho fatto un disco che si chiama Cardinalchic, dove parlo dell’opulenza della Chiesa. Io vedo la Chiesa come una Spa, come una multinazionale. E le multinazionali mettono in atto delle grandi operazioni di marketing. Quindi rispetto chi ha la fede, non rispetto la multinazionale Chiesa. Io comunque sono completamente ateo».
SOLIDARIETÀ E SOFFERENZA
Solidarietà: «Non l’ho mai palesata, perché la trovo una cosa poco carina da dire in pubblico. Ho aiutato un’associazione di ragazzi Down. Un’altra esperienza molto bella che ho fatto quest’anno, anche con J-Ax, è stata quella di andare alla Fondazione Ansaldo a trovare dei ragazzi in ospedale. Però sono esperienze che non amo mettere in piazza».
Sofferenza: «Io la sofferenza reale non l’ho mai provata. Indubbiamente bisogna vedere chi sta peggio, ma si tende a vedere solo chi sta meglio di te, questo è un dato di fatto».
MATTEO RENZI
Quando hai dedicato un’esibizione del brano Pop-Hoolista a Matteo Renzi hai fatto una premessa e hai detto: «È un regalo per i suoi 40 anni a Renzi che attraversa i cieli con un aereo di Stato per andare in vacanza». Era dedicata al giovane boyscout Renzi, che è passato dall’aiutare le signore ad attraversare la strada ad attraversare i cieli con un aereo di Stato per andare in vacanza a Courmayeur.
Senti, a proposito di aerei: sui giornali ci sono pagine intere dedicate a un acquisto che la presidenza del Consiglio ha avviato, legato a un aereo di Stato che sostituirà quello attuale, troppo piccolo, nel senso che non consente di fare più di sei ore di volo e allora... Ovvio, sono problemi...
Allora mi interessava capire, alla luce di quella dedica, se ti fa arrabbiare ancora di più questa cosa. Ma io non mi stupisco più di niente, sinceramente. Io penso che sia giunta l’ora di votare, sinceramente. Perché io non sono un giurista, ho la terza media, ma faccio dei ragionamenti logici.
Così parla pure Celentano: dice le stesse cose.
Sì? Beh, il mio è il commento di un ignorante. Io penso che sia giunta l’ora di andare a votare perché ci troviamo a tutti gli effetti davanti a un governo illegittimo, visto che è un governo eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale. Comunque c’è una grande differenza tra me e Renzi.
Quale?
Io non vengo finanziato da banchieri e da lobby.
BEPPE GRILLO E IL RAPPORTO CON I 5 STELLE
«Capita spesso che mi vengano poste domande sociopolitiche e che addirittura ricada sulle mie spalle il peso delle scelte del Movimento 5 stelle. Io non sono un candidato dei 5 stelle, però apprezzo quello che fanno e li reputo onesti, una virtù che manca in questo momento nel nostro Parlamento. Questa è la mia personalissima opinione. Però ci tengo a precisarlo perché sinceramente mi sono un po’ scocciato. Perché mi ritrovo critici, giuristi ed esperti che mi dicono: “Fedez è stato innalzato a maître-à-penser”. No. Io rispondo alla tua domanda e penso che quello che penso io non serva a un c..., sostanzialmente. Però ritengo giusto che in questo momento il Movimento 5 stelle si sia strutturato esattamente come un partito: era una cosa fisiologica che doveva accadere, doveva succedere e non ci vedo nulla di male. Finché io non vedrò un condannato per mafia nei loro schieramenti, non mi scandalizzerò più di tanto».
MATTEO SALVINI
A Salvini gliene hai dette di tutti i colori...
La verità è un’altra. Il mio rapporto con Salvini nasce da una mia foto che io pubblico, senza neanche nominare Salvini. Pubblico una foto appoggiando una manifestazione civile a Milano che andava contro la manifestazione della Lega Nord. Ma non c’era scritto né Salvini né altro. C’era solo scritto alle ore tot c’è questa manifestazione, civile, che si oppone alla manifestazione della Lega Nord: una manifestazione civile in cui non è successo niente. Salvini pubblica questa foto dicendo: se questa persona tratta così il suo corpo chissà come tratterà il suo cervello, ritwittato poi da Gasparri che ha ripetuto le medesime cose. Da qui parte il mio rapporto con Salvini. Che poi, nella stessa manifestazione, salì sul palco e disse: mandiamo a c.... e facciamo una bella pernacchia ai Dario Fo e ai Fedez. Qua io non ho mai nominato Salvini in vita mia. E lui che ha iniziato a nominarmi. Io ho sempre risposto ai suoi attacchi. In più di dieci comizi, Salvini ha sempre il mio nome in bocca. Quindi non sono io. Poi il mio errore, forse, è rispondere.
Ma quindi prima o poi con Salvini la mano ve la date?
Diciamo che nella mia lista delle cose da fare non c’è stringere la mano a Salvini.
I BERSAGLI DELLE CANZONI
A proposito di bersagli: perché ce l’hai con i ragazzi del Volo? Ma lì si scherza. Ma dai, che c’entra? Ho fatto una battuta. Vabbè, però, ragazzi... adesso... scusatemi. Nel mio live c’è Pannofino che dice: “Spegnete le suonerie dei cellulari soprattutto se come suoneria utilizzate una canzone del Volo”. Una battuta. Poi ognuno può prenderla come vuole. Barbara D’Urso l’ha presa male...
Hai voglia.... Ma io non criticavo quello che era lei ma quello che è adesso. Con il mio amico Signorini, invece, è tutto a posto? Vedi? Io ci tengo a dire una cosa. In tutti i testi che scrivo, io non attacco mai l’individuo. Io attacco quello che rappresenta, facendolo in una maniera molto politically correct, tanto che i miei pezzi non sono mai stati passibili di querele, se no l’avrebbero fatta tutti. Quando io ho scritto il brano di Signorini, ho preso Alfonso Signorini e l’ho innalzato a supereroe dei giorni nostri: era palesemente ironia. Era una sorta di quella che io definisco “satira sociale”. E lui l’ha presa benissimo. Nonostante io lo stessi prendendo per il c..., lui l’ha presa bene e non è successo niente.
X-FACTOR
Quanto ti manca Morgan?
Sai che non è una domanda che dovresti fare a me? Dovresti farla alla produzione che ci ha lavorato per cinque-sei anni. Ma a Federico manca Morgan?
No. Però, con oggettività, devo dire che Morgan a quel tavolo mi ha insegnato a fare televisione. Morgan mi ha insegnato come creare un momento televisivo, come enfatizzare, come trasportare un’emozione di un concorrente. Che è una cosa molto difficile da fare. E io da lui ho appreso questo. E per questo devo dirgli grazie.
Vi siete divertiti?
Sì. È un altro mondo. Io l’anno scorso, a prescindere dall’atmosfera e dal clima che c’era al tavolo, io ero molto teso. Mi stavo lanciando nel vuoto senza paracadute.
IL DISCO CON MIKA
Sto preparando il repackaging del disco. Ci sarà il dvd e ci saranno due brani in cui ho veramente dato una parte di me. Uno dei due si intitola 21 grammi. Come l’anima?
Esatto, bisogna sentirlo: è difficile spiegarlo.
Quando esce?
L’8 o il 9 ottobre. E in più ho fatto un pezzo con Mika.
Però... il pop che sposa l’hip-hop. Come e quando nasce il disco? È nato esattamente il primo giorno della conferenza stampa di X Factor. Io venivo da problemi, Expo, casini vari ed ero un po’ giù e Mika mi prese e mi disse: andiamo a bere una cosa stasera, andiamo a mangiare. Lì ci siamo conosciuti, abbiamo parlato, siamo usciti assieme e ci siamo divertiti. Da lì posso dire che è nata, in maniera spontanea, un’amicizia. Lui aveva un “tappeto” musicale, piano e voce, con solo il ritornello. Ci ho aggiunto le strofe e poi lo abbiamo prodotto. Io penso che in questo periodo storico si possa mischiare anche l’elettronica al pianoforte. Il titolo?
Beautiful Disaster.