Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  settembre 16 Mercoledì calendario

MOSER, DALLE DUE RUOTE AI GRANDI VINI

«Hanno voluto la bicicletta? Allora non devono far altro che pedalare». Se lo dice, sornione, lo Sceriffo, c’è da credergli. Lo Sceriffo, definito così per la sua capacità di saper gestire qualsiasi squadra, è Francesco Moser e i destinatari dell’esortazione sono i suoi tre figli, Carlo, Francesca e Ignazio, sommelier e agronomi, e suo nipote Matteo, enologo. Tutta la giovanissima squadra ha, infatti, scelto di crearsi un futuro a Maso Villa Warth, la bella tenuta agricola che i Moserissimi hanno a Gardolo di Mezzo, borgo collinare poco a nord di Trento. Tutta la terza dinastia dei ragazzi Moser (i più giovani viticoltori dell’intero Trentino) lavora dunque tra filari e botti. Compreso Ignazio, il bocia, studi di agronomia, stesso nome del nonno, quello che aveva iniziato negli anni ’50 a fare buon vino, e stessa attitudine “sportiva” del padre, visto che aveva imboccato la strada faticosa ma subito ricca di vittorie del professionista delle due ruote. «Ma sono sceso di sella rapidamente, tanto mio padre sarebbe stato comunque irraggiungibile. Preferisco sfruttare al meglio i miei studi e metterli a disposizione del gruppo», dice Ignazio, con una saggezza superiore ai suoi 23 anni e uno spirito, per scelta, da pregiato gregario che gli fa onore.

UN’AVVENTURA COMINCIATA NEL 1997
Maso Warth fu acquistato da Francesco e dal fratello Diego nel 1987. Una bella dimora del 1600 in cui i vescovi salivano a soggiornare e a ritemprarsi dalle fatiche del Concilio di Trento. Tre anni dopo era già diventato il centro nevralgico dell’azienda, dotandosi di strutture all’avanguardia, con un impianto fotovoltaico e una centrale termica alimentata con gli scarti della lavorazione del bosco e delle vigne. A tutto vantaggio dell’ambiente e della salute del vino. «L’ambiente va protetto perché tutti ne possano beneficiare, perché è quello in cui noi siamo nati e dove continueremo a vivere», dice lo Sceriffo che, mentre i ragazzi sono a trafficare tra lieviti, mosti, gradi zuccherini, polifenoli, bolle di consegna e disciplinari, continua a scorrazzare agilmente tra i filari a bordo del suo... trattore. «Io in fondo non sono altro che un agricoltore prestato al ciclismo, e il prestito è scaduto da un pezzo».
Francesco Moser è stato indiscusso primo attore del ciclismo mondiale dal 1973 al 1988, vincendo tutto quel che c’era da vincere. Ancora oggi è il ciclista italiano con il maggior numero di vittorie in carriera, 273. Fino a diciotto anni si era dovuto dedicare alla campagna, alle mele, alle vigne di famiglia. Intorno alla tavola di Palù di Giovo, dove è nato e dove prese il via l’attività agricola, la sera si ritrovava con undici fratelli (e sorelle) e già Enzo, Diego e Aldo, il più quotato, s’erano impegnati a pedalare sulle strade di allora. «Quando Aldo ha smesso – ricorda Francesco – sono potuto salire in sella io, prima mia madre Cecilia me lo aveva proibito; perché, visti quanti eravamo, non si poteva sottrarre forza lavoro alla campagna. Da queste parti fino agli anni ’70 tra i filari si passava ancora con l’aratro attaccato al cavallo».