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 2015  settembre 15 Martedì calendario

GERRARD: «UNA BATTAGLIA PERSA, MARIO FA TROPPE COSE SBAGLIATE»

Steven Gerrard è la bandiera del Liverpool: a maggio scorso ha dato il commosso addio ad Anfield dopo 17 anni, una Champions, una Coppa Uefa, una Supercoppa europeo e vari altri trofei. Gerrard era cresciuto nelle giovanili Reds, senza mai andarsene. Ha incrociato decine di compagni, Balotelli compreso: questa è una parte di ciò che Steven scrive a proposito di Mario nella sua autobiografia («My Story»): «Certa gente mi ha chiesto se accomunerei Balotelli a Diouf, due tra i principali acquisti flop del Liverpool, e io ho sempre risposto di no: io Mario lo rispetto, Diouf no. Diouf lavorava duro ma era insopportabile. Balotelli invece mi faceva sorridere, e ho sempre avuto la speranza nascosta che un giorno iniziasse a svoltare la carriera e a dare continuità al suo talento...Verso metà agosto dell’anno scorso Brendan Rodgers mi parlò al campo di allenamento: “Sai – mi fa –, ci sono saltati un paio di obiettivi di mercato, sono rimasto senza più opzioni e ho dovuto fare una scommessa. La mia scommessa si chiama Balotelli”. Non l’avevo mai incontrato ma avevo sentito le storie sui fuochi d’artificio e Mourinho che lo definiva inallenabile. Mi pareva un calciatore di qualità ma la sua carriera sembrava un enorme spreco di talento. Quando aveva segnato il gol vittoria contro l’Inghilterra giusto un mese prima ci aveva dimostrato che se gioca al suo meglio è un giocatore difficilissimo da marcare. Risposi a Brendan che di sicuro era un centravanti grosso e potente. Brendan sosteneva che Balotelli non aveva un altro posto dove andare e per lui sarebbe stata l’ultima occasione: gli avrebbe offerto un contratto molto rigido e ogni balotellata sarebbe stata punita... Ricordai a me stesso che non avevo mai accolto con pregiudizi un nuovo giocatore, così feci del mio meglio. La prima impressione che mi fa è quando lavoriamo sulle posizioni difensive e lui dice a Brendan: “Io sui calci d’angolo non difendo. Non posso, non lo so fare”. Stavo cascando a terra. Pensavo: “Ma che roba sei? Alto 1.90, uno degli uomini più forti fisicamente che abbia mai visto sul campo e non difendi sui calci d’angolo?”. Brendan fu fermo, gli rispose: “Beh, ora puoi. E se non lo sai fare, è il momento di imparare”. Fu il primo conflitto tra Balotelli e Rodgers, già al primo giorno, e mi parve che Brendan gli tenne testa bene perché Mario cominciò a difendere...Tra me e lui non ci sono mai stati attriti, ci prendevamo. Io cercavo di aiutarlo, di cogliere ogni occasione per incitarlo, ma potevo vedere quanto Mourinho avesse ragione quando diceva che Mario è inallenabile. Ha il talento di un calciatore di livello mondiale ma non riesce mai a metterlo in pratica a causa della sua mentalità e di chi gli sta intorno. È sempre in ritardo, vuole sempre attenzioni, scrive cose che non dovrebbe scrivere sui social. Il problema è che non lavora abbastanza duro giorno dopo giorno, con lui combatti sempre una battaglia persa: fa troppe cose sbagliate».