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 2015  settembre 16 Mercoledì calendario

SONO UN RIBELLE, MAMMA: HO VOGLIA DI STUDIARE – 

Ammesso che non crolli un soffitto, la scuola raccontata da dentro è sempre meglio di quella raccontata da fuori, cioè dai giornali, dalle televisioni e dai finti esperti nei talk show. Paola Mastrocola torna a parlarne da una che dentro la scuola c’è stata parecchio, come insegnante di Lettere in un liceo scientifico di Torino. Ma soprattutto come una che per la scuola ha proprio un’ossessione.
Ha provato a spiegarla nel modo più semplice (La scuola raccontata al mio cane, Guanda) e poi ne ha scritto ancora in Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare (sempre Guanda). Ora si capisce il perché dell’ultimo titolo: La passione ribelle (da un’idea nata al Festival della Mente di Sarzana). Dove racconta, guarda un po’, del suo amore per lo studio e del suo dispiacere perché oggi non si studia più.
Se fosse un semplice rammarico personale, potremmo ringraziarla di averci informato e chiuderla lì. Invece questo piccolo libro è denso di verità e interessa tutti, proprio tutti. Ma specialmente chi ha figli che vanno a scuola. Perché se è vero che la Buona Scuola è una cattiva scuola, che mancano gli insegnanti, i computer, la carta igienica e tutte le altre cose note, è anche vero che manca la cosa più importante: la voglia di studiare. E questa è una constatazione di fatto. Mastrocola ne prende atto e dimostra grazie a sei prove empiriche, come lo studio è sparito dalla nostra vita. Non solo dai banchi di scuola, ma anche tra i professionisti, che non si aggiornano e tra i politici, che parlano a vanvera perché non studiano neppure i provvedimenti che approvano. Molto del rumore di fondo inutile del nostro mondo si potrebbe eliminare con un po’ di studio in più.
Secondo una statistica empirica della prof. Mastrocola, tra gli studenti appena il 12.5% ha voglia di chinare la testa sui libri. Gli altri vanno a scuola per fare tutt’altro: incontrare gli amici, passare un po’ di tempo, sfumacchiare in bagno, vedere il fidanzato/a. Tutte attività accettabili, ma non è proprio quello lo scopo della scuola. Allora perché si è creato questo andazzo? Il secchione è sempre stato poco attraente, ammettiamolo.
Da che mondo è mondo, o almeno da che si va a scuola in Italia, ha sempre fatto molto figo prendere un voto alto precisando che non avevi studiato, sfoggiando una innata genialità. Ma il genio non esiste. Esistono la costanza e lo studio. Ma studiare, nell’immaginario di oggi, vuol dire non vivere. È uno sfigato, ha i brufoli o ha l’alito cattivo e nessuno lo invita all’apericena. Quindi non ha meglio da fare che chiudersi in camera e studiare.
E qui arriviamo alla ribellione del titolo. Il vero ribelle, oggi, è chi studia. Nonostante questa scuola. Nonostante si faccia di tutto per ammazzare l’amore per la lettura e il sapere. Nonostante a nessuno importi di quello che succede dentro una classe, finché non crolla il famoso soffitto. Oggi il ribelle è chi studia, perché fa una protesta silenziosa, che dà felicità e rende liberi, insegna a pensare con la propria testa e a poter giudicare.
Verso la fine del libro ci sono sei regole, o meglio sei non regole, perché sono in verità “sei libertà” che chiunque deve prendersi per approcciarsi alla cultura e al sapere. Prendetevi la libertà di leggerle. Anche se non siete più in età di andare a scuola.