Marco Palombi, il Fatto Quotidiano 16/9/2015, 16 settembre 2015
LE SPESE DI PALAZZO CHIGI NON SONO CALATE AFFATTO
Lunedì sera, in tv, Matteo Renzi s’è indignato per le polemiche sul suo viaggio a New York per la finale degli Us Open con volo di Stato (ma ha osservato un rigoroso silenzio sul costoso nuovo super aereo in leasing che userà da ottobre): “Si guardi ai costi di Palazzo Chigi prima e dopo la cura: noi stiamo facendo i tagli sulla spesa pubblica, ma l’idea che le alte cariche non si muovano coi voli di Stato appartiene a una dinamica populista”. E va bene, le alte cariche dello Stato devono fare avanti e indietro da Pontassieve con l’elicottero e andare in vacanza col volo di Stato: ne va della tenuta delle istituzioni. Però – mentre il premier devasta sanità ed enti locali con la spending review – la spesa di Palazzo Chigi non sta affatto diminuendo.
Risultato 2014: Matteo spende più di Letta
Nel primo anno di Renzi alla Presidenza del Consiglio, i costi della struttura sono stati superiori rispetto all’anno precedente (governi Monti-Letta) per 139,5 milioni di euro: le uscite totali – 5,2 miliardi nel 2009 – calavano da quattro anni ed erano arrivate a 3 miliardi e mezzo nel 2013, mentre il consuntivo dello scorso anno dice 3,683 miliardi. Quanto alla spending review vantata dal premier, e alla fiducia che è possibile accordare alle sue parole sul tema, basti dire che il bilancio preventivo 2014 fissava la spesa massima a 3,1 miliardi: 570 milioni di euro in meno rispetto a quelli effettivamente spesi.
Tagli col trucco nel 2015: il risparmio non c’è
Se uno apre il bilancio di previsione 2015 di Palazzo Chigi rimane stupito. I motivi sono due: intanto i paragoni col 2014 vengono fatti sul corrispondente bilancio di previsione (cioè quello sbagliato di mezzo miliardo), la seconda è che alla prima pagina nota una spettacolosa riduzione di costi da 1 miliardo e 787 milioni (le spese totali passano da 3,11 a 1,33 miliardi). Poi, però, se uno legge le tabelle e la “nota preliminare” scopre che non si tratta di risparmi, ma semplicemente del fatto che la Protezione civile e i suoi mutui passano – a livello contabile – al ministero del Tesoro: questo trasferimento, a bilancio, vale 1,75 miliardi di spesa in meno per Palazzo Chigi, cioè quasi tutto il risparmio stimato. Quel che resta è comunque un signor budget e (al netto della Protezione civile) in linea con quello dell’anno precedente: 1 miliardo e 330 milioni, oltre un miliardo dei quali di spesa corrente (sempre che anche quest’anno, alla fine, non si sfori di mezzo miliardo e dispari).
La struttura di Matteo? Costa 42 milioni in più
“Prima e dopo la cura”, come dice Renzi, c’è una differenza. In peggio. “Sulle spese io sono per la trasparenza e vediamo dove vanno, capitolo per capitolo”, sostiene il premier. Ed è una buona regola. Ebbene – in attesa di sapere quanto costa il suo nuovo super aereo – dal bilancio di previsione 2015 si nota che il Segretariato generale di Palazzo Chigi – cioè la struttura alle dirette dipendenze del premier – quest’anno spenderà per il suo solo funzionamento42,7 milioni in più rispetto al limite 2014 (che, peraltro, fu sforato). In generale, il budget della segreteria generale è stimato in crescita di 63,2 milioni. A scorrere “capitolo per capitolo”, come vuole Renzi, si trovano le note di colore – i 118 mila euro per “il servizio di piante interno” e i 256 mila per “l’anagrafica di postazioni e arredi” (0 euro per entrambe nel 2014) – e cose che raccontano la personalità stessa del premier, tipo i quasi 600 mila euro stanziati per i sondaggi (cinque volte più di quanto spese Letta). Anche assumere esterni alle posizioni dirigenziali può aumentare i costi – è il caso dei due vicesegretari generali di Palazzo Chigi, Raffaele Tiscar e Salvo Nastasi – e pure concentrare tutte le competenze a Palazzo Chigi con consulenti economici il cui mestiere è esautorare quelli del Tesoro.
I tagli veri? Editoria, famiglia, servizio civile
I tagli veri, al momento, hanno colpito i ministeri senza portafoglio (come quelli di Maria Elena Boschi e Marianna Madia), qualche dipartimento interno (quello all’Integrazione è stato soppresso) e, soprattutto, i programmi di intervento della Presidenza del Consiglio: 15 milioni li mettono le “provvidenze all’editoria”; 32 milioni (su 52 totali) le “politiche per la famiglia”; 48 milioni (su 123) il servizio civile.