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 2015  settembre 14 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - ANCORA SUI MIGRANTI


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Più multietnico di così non poteva essere l’inizio delle lezioni alla ’Manzoni’ di Brescia, dove le due uniche prime elementari sono composte esclusivamente da alunni stranieri. Nessun ’remigino’ italiano, ma un mix di storie personali e culture diverse che ha già messo un po’ in apprensione gli insegnanti. Diciassette bambini in una classe, 18 nell’altra. Sono nati o hanno i genitori provenienti da Cina, Sri Lanka, India, Pakistan, Moldavia e Filippine.

Si tratta di un record per una scuola, nel cuore del centro città, che da anni si distingue per l’elevata presenza di stranieri. Mai prima d’ora il numero di studenti stranieri aveva raggiunto un picco come quello di questo anno scolastico. "Lavorare in queste classi è complicatissimo", ammettono gli insegnanti che si preparano a vivere un anno scolastico particolarmente difficile. "Alcuni bambini sono arrivati in Italia da poco e non parlano la nostra lingua - racconta una maestra - Speriamo che il provveditorato assegni presto qualcuno altrimenti lavorare così sarà impossibile. E addio a tutti i bei progetti avviati fino ad ora".

"E’ la prima volta che si verifica una situazione simile a Brescia", ammette dall’ufficio scolastico provinciale, il responsabile Mario Maviglia. Ma soluzioni al momento il dirigente non ne intravede. "L’unica vera soluzione sarebbe quella di unire le scuole del centro città, dove il numero di stranieri è elevato, sotto un unico istituto - ipotizza - in modo da permettere ad un preside di evitare classi di questo genere". Progetto in chiave futura, ma non certo realizzabile ad anno scolastico iniziato. Così le due classi di stranieri della scuola Manzoni non cambieranno. "Essendo le uniche prime elementari della scuola non vedo alternative - continua Maviglia - Daremo maggiori risorse, tra ore ed insegnanti, per rendere più facile l’insegnamento". Quindi una replica e un auspicio per i docenti. "E’ chiaro che in queste situazioni - dice - l’insegnante svolge un ruolo diverso rispetto a quello tradizionale. "E’ educatore, psicologo - spiega - e dopo insegnante".

Non si fa sfuggire l’occasione il segretario della Lega, Matteo Salvini, che commenta così: "Non è buona scuola senza un tetto ai bimbi di altre nazionalità. Così non è integrazione".

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BERLINO - Via libera dell’Unione Europea al primo piano di ricollocamento dei profughi (24mila dall’Italia e 16mila dalla Grecia) mentre i Paesi membri rimangono profondamente divisi sulla seconda tranche da 120mila ricollocamenti (già ridotta rispetto alle prima bozze, che ne prevedevano 160mila) e sulle modalità di gestione del flusso dei migranti in arrivo alle frontiere.

Il vertice dei ministri dell’Interno a Bruxelles fatica a trovare una quadra, mentre Germania, Olanda, Austria e Slovacchia annunciano controlli alle frontiere, la Francia si dice pronta a istituirli, Vienna manda anche l’esercito al confine con l’Ungheria e la Slovenia, in controtendenza, si dice pronta ad accoglierne "migliaia" di quelli allontanati da Budapest. E proprio il governo di Viktor Orban - in Ungheria da domani saranno in vigore norme più stringenti sul diritto di asilo - ha chiuso e poi parzialmente riaperto il confine con la Serbia.

A Bruxelles la spaccatura è netta tra un gruppo di paesi dell’est - e cioè Slovacchia, Polonia, Repubblica ceca e appunto Ungheria - e il resto del continente (Regno Unito, Irlanda e Danimarca godono di una clausola di opt-out). In caso di mancanza di un accordo, sarà convocato un ennesimo vertice straordinario dei capi di stato e di governo della ue.
Migranti, la Germania ripristina i controlli alle frontiere
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Il portavoce di Angela Merkel ha ribadito ancora una volta che la Germania non chiude le frontiere ai richiedenti asilo: "I controlli temporanei -ha affermato Steffen Seibert nel corso di una conferenza stampa- non sono la stessa cosa di una chiusura delle frontiere. I rifugiati continueranno a venire in Germania e speriamo che ciò avvenga nel solo di un processo ordinato".

I 28 Paesi della Ue hanno dato anche il via libera formale per l’avvio della ’fase 2’ della missione navale EuNavFor Med, che prevede l’uso della forza contro gli scafisti nel Mediterraneo. La proposta è passata come ’punto A’ (senza discussione) nel Consiglio Affari Generali, e permetterà alle navi della forza Ue di fermare, perquisire e dirottare le imbarcazioni sospettate di trasportare migranti. L’operatività è prevista entro i primi di ottobre.

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New York, terminato il murale gigante per dare il benvenuto a Papa Francesco
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WASHINGTON - Papa Francesco parla dell’emergenza rifugiati che attanaglia l’Europa e ricorda che la Bibbia chiede di accogliere lo straniero. Ma il Pontefice si dice consapevole che "nel mondo di oggi" devono essere prese precauzioni, perché tra quei disperati in fuga da guerra e miseria possono mimetizzarsi i terroristi. E’ un passaggio dell’intervista rilasciata dal Pontefice a Radio Renascenca, emittente cattolica portoghese.

"E’ vero che a 400 chilometri dalle coste della Sicilia opera una crudele formazione terrorista ed è vero che c’è il rischio di infiltrazioni" ammette Bergoglio, alludendo evidentemente allo Stato Islamico. L’intervistatrice a questo punto evidenzia quanto la minaccia terroristica possa riguardare il Vaticano (anche perché una delle immagini della propaganda dell’Is è proprio la bandiera del Califfato piantata in San Pietro). "Nessuno assicura l’immunità di Roma - replica Bergoglio -, però si possono trovare delle precauzioni".

Nelle parole del Papa l’accoglienza dei rifugiati viene comunque prima delle preoccupazioni per la sicurezza: "Bisogna ricevere il rifugiato, perché è un comandamento della Bibbia. Mosè lo dice al suo popolo: ricevi il forestiero perché anche voi foste forestieri in Egitto". Bergoglio, inoltre, conferma che due famiglie di profughi troveranno presto rifugio in Vaticano, dove resteranno "per quanto tempo vorrà il Signore".

Nel prosieguo dell’intervista, Francesco elogia i Paesi europei che hanno aperto ai migranti e avverte quelli che al contrario hanno sigillato le loro frontiere: "Nel Giorno del Giudizio, tutti noi sappiamo per cosa saremo giudicati". Bergoglio cita quindi Matteo: "Quando ero affamato, mi hai dato da mangiare? Mi congratulo con le nazioni che potranno rispondere ’sì’, perché avranno passato il test".

Dal Vaticano agli Stati Uniti, dove è sempre più alto l’allarme sicurezza per la visita che Francesco farà tra dieci giorni. L’intelligence americana in queste ore ha sventato almeno una minaccia contro il pontefice. Lo ha detto il presidente della Commissione della Camera per la sicurezza interna, Michael McCaul. Alla Abc ha sottolineato l’attenzione particolarmente alta anche nel timore di azioni da parte di cosiddetti lupi solitari. McCaul non ha fornito particolari sul caso in questione, limitandosi a riferire di esserne stato informato durante un briefing con il Secret Service.
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La preoccupazione è legata in particolare alla facilità con cui Bergoglio cerca un contatto con i fedeli. "Il Papa è una persona molto appassionata. Ama essere tra la gente e ciò comporta notevoli rischi per la sicurezza - ha detto il deputato nel programma di Abc ’This Week’ - stiamo monitorando attentamente ogni possibile minaccia. Una in particolare è stata sventata, ma con l’avvicinarsi della data del suo arrivo negli Stati Uniti siamo particolarmente vigili per garantire la massima protezione".