Gabriele Isman, Roma – la Repubblica 13/9/2015, 13 settembre 2015
LA FIGLIA DI SPRINGSTEEN E LE AMAZZONI D’ORO “ROMA,CHE SOGNO...”
«Amo Roma, gareggiare in questo scenario è fantastico, una delle tappe più belle del torneo». Tra i cavalli e gli ostacoli, Jessica diventa qualcosa in più della figlia del Boss Bruce Springsteen. Ventiquattro anni da compiere a dicembre, è tra le star del Longines Global Champions Tour, il concorso d’equitazione che si chiude oggi allo Stadio dei Marmi del Foro Italico dopo tre giorni di gare e spalti affollati. Papà Bruce ieri non si è rivisto in tribuna vip, fugace anche l’apparizione di mamma Patti Scialfa. Forse entrambi torneranno per l’ultima giornata di gare: «Mi seguono molto, e ormai non sono più preoccupati », dice lei, laureatasi a dicembre in Psicologia alla Duke University e già scelta da Gucci come testimonial. «A Roma sono stata da piccola, la ricordo poco, ma è bellissima» dice Jessica, e forse non sa che grazie alle foto scattate all’Hilton che domina Monte Mario il mondo scoprì che Bruce e Patti stavano assieme: era il 1988. Altre fotografie – postate in questi giorni su Instagram – confermano la passione della ragazza per Roma, tra un gelato, un selfie con uno dei suoi cavalli e un tramonto sul Foro italico. Merito forse del sangue italiano. La nonna paterna, Adele, è figlia di immigrati campani. Anche miss Scialfa si è divertita con le foto romane del social network: la si vede sorridente tra due mimi senza testa con l’hashtag Rome.
Sei anni fa il Boss con la E-Street band ha anche suonato allo stadio Olimpico a pochi metri dal campo di gara del Global: Jessica sorride, ma parla poco di mamma e papà. Al Foro italico è una delle star del Tour, giunto alla tredicesima di 15 tappe. Athina Onassis – patrimonio personale stimato in 2.7 miliardi di dollari – si prepara alla gara nel campo di prova poco distante dal marito, il cavaliere brasiliano Doda, mentre Charlotte Casiraghi gareggerà soltanto nel pomeriggio. Le tre amazzoni d’oro tra bellezza, ricchezza e glamour catturano l’attenzione delle tribune piene. «Mi alleno quattro-cinque ore al giorno montando cinque cavalli diversi. Qui a Roma – dice ancora Jessica – con me ci sono Davendy e Carolina, che non gareggiava da tempo ma oggi si è comportata benissimo ». Modo elegante per assolvere il cavallo che non l’ha portata oltre la dodicesima posizione. «Davendy, più esperto, è pronto per l’ultimo giorno di gara » promette. Vindicat invece – vincitore di una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra del 2012 prima di approdare nella fattoria degli Springsteen – è rimasto a casa: il Boss e il suo precedente proprietario – il principe Carlo d’Inghilterra – lo chiamano Vinnie. A quei Giochi inglesi Jessica ha anche rischiato di esserci: «Ho partecipato ai Trials, alle qualificazioni» e poi è riuscita a 20 anni a essere riserva del team Usa. Ora lavora al suo sogno la piccola Springsteen: «Rio 2016? Certo che voglio esserci, sto cercando il cavallo giusto per arrivarci, per essere competitiva e giocarmi le mie chance. Rappresentare il mio Paese alle Olimpiadi è il sogno da quando ero piccola, e sto lavorando duro per realizzarlo. E’ ciò che faccio, questa è la mia vita». Va a cavallo da quando aveva cinque anni, seguendo l’ispirazione di mamma Patti, e prima delle gare non si affida a scaramanzie o rituali: «Non sono superstiziosa. Cerco soltanto di preparare il cavallo al meglio».
Con un bel sorriso e la sua logica del lavoro duro Jessica promette che oltre alle Olimpiadi, anche Roma sarà tra i suoi impegni l’anno prossimo. Il Global Champions Tour vuole il bis, e il Coni è interessato a dimostrare di saper organizzare e ospitare eventi anche in chiave di Roma2024. In realtà la prima scelta per la tappa nella Città eterna era il Circo Massimo, ma dal Comune non è arrivata nessuna risposta. Curiosamente proprio Springsteen potrebbe invece suonare in quello scenario nel 2016. Jessica immagina ancora: «Io farò le Olimpiadi». In fondo è davvero come il titolo di un brano del Boss: “Tougher than the rest”, più dura degli altri.
Gabriele Isman, Roma – la Repubblica 13/9/2015