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 2015  settembre 13 Domenica calendario

MA BERLUSCONI STA CON MERKEL O CON PUTIN?

Il sorriso compiaciuto e strafottente di Vladimir Putin che passeggia da padrone nella strade di Yalta in tenuta da ganzo – giacchetta azzurra e mani in tasca nei jeans slavati – sarebbe stato una compagnia improponibile per qualunque leader europeo ed occidentale. Non così per Silvio Berlusconi che accompagnando lo zar protempore di Mosca in Crimea ha legittimato lo strappo dell’annessione e aperto una questione non banale: Forza Italia è sempre nel partito Popolare di Angela Merkel, o sta con Marine Le Pen e Matteo Salvini?
Ci sono tante ragioni per considerare la Crimea un territorio russo, come è stato per secoli, finito sotto l’amministrazione dell’Ucraina per un dono di amicizia tra popoli e repubbliche socialiste sovietiche fatto alla sua patria dall’ucraino Krusciov allora regnante al Cremlino. Ma è un fatto che quella regione, che faceva legittimamente parte della repubblica ucraina, è stata annessa con la forza da Mosca al cambio di regime avvenuto a Kiev nella primavera 2014 con un colpo di mano che ha rotto la legalità internazionale e che non è certo stato riparato dal referendum promosso a strappo compiuto dai conquistatori. Una crisi tuttora che prosegue nell’Est ucraino, nel Donbass filorusso, dove si combatte nell’indifferenza interessata delle parti. L’Ue non può ammettere che ancora una volta le attese europeiste di Kiev sono state sostanzialmente tradite. Una situazione che giova soltanto a Putin che lavora di sponda con chi trova (Le Pen, Salvini, Orban) e facendo leva sugli interessi delle imprese occidentali penalizzate dalle sanzioni. Una situazione che non si può certo protrarre all’infinito.
Ma ogni soluzione passa attraverso la grande politica e nel momento in cui Angela Merkel (l’unica ad aver fronteggiato Mosca sulla crisi ucraina) ha assunto più di quanto già non avesse il ruolo di leader trasversale della Ue rovesciando la tradizionale subalternità politica alla Francia e annichilendo l’immagine della sinistra (da Hollande agli alleati della Spd) dove sta Berlusconi? A passeggio con Putin in Crimea.
È ovvio che il Cremlino va coinvolto nel nuovo capitolo del «grande gioco» che si è riaperto con la convergenza di intenti anti Isis di Russia-Stati Uniti-Europa occidentale. Ma la forza di questa necessità (come quella di superare gli effetti delle sanzioni) va fatta nel quadro di uno standard di legalità internazionale che si compone di forma e anche di simboli. I caduti bersaglieri inviati da Cavour in Crimea nel 1853 e che venerdì hanno ricevuto i fiori da Berlusconi, erano andati a combattere per far contare in Europa il Regno di Sardegna (l’Italia), non per metterlo ai margini.
Il leader del centrodestra italiano invece è finito sorridendo nella rete della narrativa putiniana che ha trasformato in liturgia le saghe popolari della grande Russia secondo cui il principe Vladimir venne battezzato in Crimea, a Kherson nei pressi di Sebastopoli che per questo Putin in persona definì la «nuova Gerusalemme» per gli ortodossi, quasi un anno fa, alla solenne dichiarazione di annessione della penisola, nel salone di San Giorgio del Cremlino.
A Berlusconi non è stato risparmiato neanche l’omaggio all’icona di san Vladimir in cattedrale, dove i due si sono recati dopo la visita all’harem del khan, ed hanno acceso una candela alla Vergine. Un trionfo putiniano nel segno di Vladimir che non a caso è anche il nome (col patronimico Vladimirovic) del presidente russo. Se la missione di Berlusconi sfocerà in una nuova stagione di rapporti italiani e occidentali con Mosca, ci saranno giusti applausi per l’astuzia della politica dell’ex cavaliere. Ma se non sarà così lui e noi resteremo prigionieri del grottesco delle saghe russe.
Twitter @cesmartinetti
Cesare Martinetti, La Stampa 13/9/2015