Nicola Pinna, La Stampa 13/9/2015, 13 settembre 2015
NON CI SONO PIÙ SOLDI E IL CALCIO FEMMINILE PERDE LA SUA SQUADRA REGINA
In campo hanno sempre vinto. E la sconfitta più grave, per la Torres femminile, è solo una questione economica. Stipendi non pagati e regole burocratiche che contagiano (e spesso mettono in crisi) anche lo sport. Le campionesse rossoblù quest’anno non saranno in serie A. Senza di loro il massimo campionato di calcio femminile non sarà più la stessa cosa. Se non altro perché le calciatrici sarde erano davvero le più forti. Lo dice il palmares: sette scudetti conquistati quasi sempre con largo anticipo, per due volte ai quarti della Champions League, hanno portato a Sassari la Coppa Italia per otto volte e per altro otto la Supercoppa.
I primi segni della crisi si erano visti già lo scorso anno. Poco dopo la fusione della società femminile con la Torres maschile, quella che giusto qualche giorno fa è stata retrocessa in serie D per lo scandalo delle partite truccate. Il capitano Elisabetta Tona, il vice Giulia Domenichetti e il difensore Giorgia Motta, bandiere della squadra da 12, 11 e 5 anni, avevano scelto altre città. E alla fine della prima stagione sotto la gestione del laziale Domenico Capitani (coinvolto nell’indagine sulle partite truccate), le rossoblù hanno dovuto cedere al Brescia lo scettro di campionesse d’Italia.
Ora la situazione si fa più complicata. Alla Covisod, organismo di controllo del calcio dilettantistico, risultano non pagati alcuni stipendi del campionato 2013/2014 e così la Torres non è stata iscritta in serie A. Leonardo Marras, presidente per 22 anni, si fa sfuggire uno sfogo. Quasi in lacrime: «Le colpe sono tutte mie, perché mi sono fidato di un progetto che è andato malissimo. Invece di risolvere le difficoltà è stata rovinata una storia bellissima».
Nicola Pinna, La Stampa 13/9/2015