Sandra Riccio, La Stampa 13/9/2015, 13 settembre 2015
AUMENTANO GLI ITALIANI CHE CHIEDONO IL 70% DEL TFR PER COMPRARE CASA
Si era capito fin dall’inizio. Per i lavoratori le penalizzazioni superavano di gran lunga i vantaggi. Nessuna sorpresa, dunque, che l’intervento sul Tfr in busta paga, almeno per ora, abbia fatto flop. Nei primi 5 mesi dall’avvio della norma, secondo i Consulenti del Lavoro, solo lo 0,83% ha chiesto il Tfr in busta paga. Volano invece nei primi 8 mesi 2015 le richieste di anticipazione del Tfr già maturato (+27%).
TROPPE TASSE
Su un campione di circa un milione di dipendenti ad agosto, passati quindi cinque mesi dall’entrata in vigore della misura (3 aprile), la scelta di liquidare il Tfr maturando in busta paga è stata effettuata solo da 8.420 lavoratori, ossia lo 0,83%. La grande maggioranza dei lavoratori che non hanno effettuato questa scelta ritiene che la tassazione ordinaria sia troppo penalizzante (il 62%). In direzione opposta va l’andamento delle anticipazioni, ovvero la possibilità di chiedere al datore di lavoro, in presenza di almeno 8 anni di anzianità, fino al 70% del Tfr maturato per l’acquisto, la ristrutturazione della casa o per spese sanitarie. Nei primi 8 mesi del 2015 – segnalano i consulenti – il numero delle richieste di anticipazione è cresciuto del 26,6% passando da 202.140 a 256.044 (comprensivo delle quote chieste in anticipo ai fondi pensione). L’anticipazione viene erogata a tassazione separata, quindi più favorevole per il lavoratore.
E le preoccupazioni per un peggioramento del regime fiscale insieme al basso livello dei tassi di interesse che rendono più convenienti i mutui casa sarebbero invece alla base del boom delle richieste di anticipazione del Tfr accantonato in azienda o nei fondi pensione. Questo strumento – spiegano i consulenti – consente da un lato di monetizzare comunque parte del Tfr, e dall’altro di conservare il regime fiscale più favorevole.
LA LEGGE
Le motivazioni previste dalla legge per chiedere l’anticipo sono l’acquisto della casa per sé o per i figli, la ristrutturazione o le spese mediche ma il datore di lavoro può decidere di anticipare la liquidazione anche per altre ragioni. «L’aumento delle richieste – dice il presidente della Fondazione Studi Rosario De Luca – deriva anche dal fatto che, aldilà delle condizioni di legge, è comunque consentito al lavoratore e al suo datore di lavoro di trovare un accordo tramite il quale superare i vincoli indicati e erogare quindi il Tfr in anticipo».
Sandra Riccio, La Stampa 13/9/2015