Marco Gorra, Libero 13/9/2015, 13 settembre 2015
SPOT DI RENZI A NEW YORK CON L’AEREO BLU
Il cambio di agenda è stato annunciato solo ieri mattina presto: «Il presidente del Consiglio sarà oggi a New York per assistere alla finale degli Us Open di tennis tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci, in programma alle 21 ora italiana», si leggeva in un nota. Insieme a lui, il presidente del Coni Giovanni Malagò e il presidente della Federazione Italiana Tennis Angelo Binaghi. Ovviamente, proseguiva il comunicato, «ha annullato gli impegni odierni (visite a Bari e Verona) per poter seguire di persona l’evento». L’ultima dichiarazione del premier era stata il giorno prima, con un tweet di congratulazioni alle due sportive: «Meravigliose Flavia e Roberta!!!». La trasferta, spiegano a sera da Palazzo Chigi, è avvenuta con un volo di Stato. Mentre non c’è stata alcuna spesa pubblica per l’hotel. Renzi, atterrato, fa un tweet per congratularsi con un altro atleta, questa volta un ciclista: «Mitico Fabio Aru, la Vuelta 2015 è tua. E adesso orgogliosi delle nostre ragazze a Us Open». Nel tempo del trasvolo, però, scoppia una bufera politica. Rinforzata dalla notizia, uscita proprio ieri, dell’acquisto in leasing di un nuovo aereo per la flotta presidenziale: un A330 da 200 milioni di dollari. Acquisto rispetto a cui Enrico Letta, su Twitter, fa sapere di non c’entrare. Ma a tenere banco è la polemica sul viaggio in Usa. Quanto è costato il volo e il soggiorno, chi paga? Il primo a puntare il dito è Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, di Forza Italia: «Che la finale Vinci-Pennetta a New York sia un grande momento per l’Italia è evidente. Che il presidente del Consiglio voli lì per l’ennesimo spot pubblicitario a spese del contribuente, disertando un impegno istituzionale al Sud, è tipico del personaggio». Ancora più duro è il leader della Lega, Matteo Salvini: «È una vergogna, se vuoi guardare una partita di tennis o te la guardi in televisione o non fai il premier». Su Twitter usa toni ancora più pesanti: «Renzi annulla tutti gli appuntamenti di lavoro e vola a New York (chi paga???) per vedersi una partita di tennis. Che schifo. RUSPA». A quel punto cominciano a replicare i fedelissimi del premier. Parte il senatore Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione, cultura e sport di Palazzo Madama: «La polemica sulla partecipazione di Matteo Renzi alla finale degli U.S. Open è da rancorosi. Si tratta di un avvenimento storico per il tennis italiano, è scontato che il presidente del Consiglio assista a una sfida che riempie di orgoglio tutto il Paese». Poi tocca a Ernesto Carbone: «Salvini, noto statista con felpe “Padania is not Italy”, preferisce però i viaggi in Corea del Nord. Non sa che cosa sia l’orgoglio italiano». Interviene Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia: «Renzi vola a New York dalla Pennetta e dalla Vinci per farsi uno spot. Bontà sua, gli piace vincere facile. Con il tennis forse gli riesce, visto che una delle due vince, al Senato molto probabilmente cadrà il suo governo». Su Twitter attacca il premier Giovanni Toti, presidente della Liguria: «Anche io tifo per l’Italia agli US Open 2015 ma si può fare anche senza volare a New York». A metà pomeriggio arriva la nota di Alessia Rotta, responsabile comunicazione del Pd: «Per inseguire Salvini, Brunetta e Gasparri superano il ridicolo: se Renzi, che ha anche la delega allo Sport, non fosse andato a New York, avrebbero strillato che il governo disertava l’appuntamento. Ora che è andato, polemizzano. Penosi». Da Bari, dove era atteso l’arrivo di Renzi per l’inaugurazione della Fiera del Levante, Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e Riformisti, dà una interpretazione politica del cambio di agenda: «Penso che il premier abbia colto la palla al balzo per non essere qui, per non dire con chiarezza qualcosa sul Mezzogiorno». Gli dà ragione il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone: «sarebbe imbarazzante per chiunque presentarsi a mani vuote a casa di chi ti ospita». Giorgia Meloni lo paragona al presenzialista-disturbatore di professione: «Renzi è il Paolini dei successi altrui. Avrei voluto», ha aggiunto, «vedere in Renzi la stessa prontezza nell’andare in India dai marò o a Palagonia per incontrare la figlia dei coniugi Solano» A difesa del premier, interviene il sottosegretario De Vincenti, secondo cui «in un momento come questo è doveroso che il presidente del Consiglio sia accanto a Flavia e a Roberta. Di fronte a questo, onestamente, trovo ridicole le polemiche». Lo difende anche Gianni Cuperlo, della minoranza Pd: «È un fatto sportivamente storico, è un grande orgoglio per il Paese e il fatto che il presidente del Consiglio vada a portare la presenza del Paese, in un momento così significativo per lo sport, mi pare un fatto ragionevole, legittimo, rispettabile». Non lo attacca nemmeno Michele Emiliano, presidente della Puglia, che lo aspettava a Bari per l’inaugurazione della Fiera del Levante e che, pure, in queste settimane si è scontrato varie volte con il premier: «Renzi va a festeggiare la Puglia a New York», ha commentato. «Sono talmente felice per la vittoria di Flavia e Roberta che ogni altra considerazione passa in secondo ordine». Anche se, poi, con un filo di ironia, ha aggiunto: «Sarei andato lì anche io ma il mio dovere mi impone di essere oggi a Bari, alla Fiera del Levante».