Angela Di Pietro, Il Tempo 14/9/2015, 14 settembre 2015
VITA E DESTINO DI GRACE KELLY –
Trentatré anni fa moriva, il 14 settembre 1982, Grace Patricia Kelly. Aveva 53 anni ed era principessa di Monaco da ventisei, grazie alle sue nozze mediatiche con il principe regnante Ranieri III. Scivolò in una scarpata dalla strada ondivaga che porta al Principato, mentre in un mattino soleggiato tornava a palazzo con la figlia diciassettenne Stephanie. Fu come se la fortuna, che era stata prodiga con lei sfinendola di doni, le avesse sgarbatamente presentato un conto salato da pagare in contanti.
Era stata una "commoner", sia pure figlia di un miliardario di Philadelphia, che aveva giocato la sua partita mossa da un efficace senso dell’opportunità e da un’ambizione tenace. Non fu una grande attrice: padroneggiava con discreta perizia le tecniche recitative imparate nell’Accademia di Arti Drammatiche di New York ma non rivelò mai un particolare talento. Ciò nonostante vinse un Academy Awards, s’infatuò di Clark Gable e William Holden, perse la testa per Ray Milland ed ebbe un solo fidanzato, Oleg Cassini, del quale conservò la sua dichiarazione d’amore scritta in italiano.
Era bellissima e fredda, ma capace di abbandonarsi a deliziose risate. A ventisei anni, con un successo cinematografico consolidato ed una vita sentimentale spoglia, decise frettolosamente di sposare il principe di Monaco. Se non fu un grande amore, fu senza dubbio un grande affare, per entrambi. Lui cercava una moglie glamour che togliesse polvere e richiamasse investitori su Monaco, lei voleva un marito che non sfigurasse al suo fianco. Il matrimonio durò ventisei anni e non fu una passeggiata: non avevano in comune che la religiosità, il senso dell’umorismo ed i tre figli nati nel frattempo: Caroline, nel 1957, l’erede Albert, 1958, Stephanie nel 1965. Tuttavia, Grace era decisa a salvaguardare le apparenze. Divorziare da Ranieri sarebbe stato come ammettere il fallimento. C’è da credere, in ogni caso, che nutrissero un reciproco affetto genuino dietro le turbolenze e le presunte reciproche distrazioni.
La sua personalità carismatica ha ispirato le più vezzose principesse dei giorni nostri (lady Diana volle visitare la sua tomba pochi giorni prima di morire lei stessa, a Parigi. Kate Middleton ha scelto per le sue nozze un abito che ricalca l’ampolloso "wedding dress" della diva). Difficile comprendere l’essenza della principessa di Monaco: è stata la donna del jet set internazionale più enigmatica nel Novecento, dopo Jackie Kennedy. In ventisei anni di interviste non rivelò mai chi fosse e dove stesse andando. Si limitava a pronunciare le parole che il pubblico voleva sentirsi dire, lo sguardo orgoglioso unito all’autocontrollo solo talvolta minato dall’abitudine di girarsi e rigirarsi gli anelli intorno alle dita, quando era nervosa.
Dopo la realizzazione del film "Grace of Monaco", criticato dalla sua famiglia, la figlia di Joan Dale, amica intima della principessa e moglie del console degli Stati Uniti Martin Dale, ha pubblicato un libro, "My days with princess Grace", che mette ordine nella ricostruzione biografic a proposta dal film. Com’era Grace? Amava gli spaghetti alla bolognese, le sciarade e gli scherzi. L’ultimo suo anno di vita fu un nefasto presagio che si consumò giorno dopo giorno. Era afflitta da atroci mal di testa, la sinusite non le dava scampo ma volle ugualmente partecipare con la famiglia ed amici fra i quali la stessa Joan Dale, ad una crociera nei mari del Nord, un mese prima della sua morte. Era in una condizione di stress insostenibile ma si lasciò andare a qualche confidenza. Disse all’amica che il matrimonio non era stato facile, ma che era certa dell’amore del marito. Monaco, chi lo sa, le stava stretta e desiderava tornare a recitare. Durante tutta la sua vita aveva anteposto il dovere al piacere con risultati eccellenti ma era stanca.
A trentatré anni dalla sua morte, Monaco la ricorda con un ospedale, una biblioteca irlandese, una strada, un roseto, un teatro ed una fondazione nata in America. Una statuina con una goccia di glassa sul capo, come scrisse Nantas Salvalaggio? No, Grace Patricia Kelly fu una donna tormentata. Ma quando toglieva le gonne di tweed ed indossava gli abiti fatti su misura per lei da Marc Bohan, della Maison Dior, brillava più dei fuochi d’artificio che ancora oggi si levano alti, nelle patinate notti monegasche.