Fabrizio Goria, Corriere Economia 14/9/2015, 14 settembre 2015
QUI ATENE, IL DRAMMA GRECO TORNA IN SCENA
Un accordo duro e ambizioso, ma necessario. Così fu definita da Jeroen Dijsselbloem, numero uno dell’Eurogruppo, l’intesa siglata in agosto dai ministri finanziari dell’eurozona e il governo greco guidato da Alexis Tsipras. L’obiettivo di fondo del protocollo resta quello di rendere sostenibile l’economia della Grecia nel lungo periodo. Non sono pochi gli impegni assunti dall’esecutivo ellenico. A fronte di un’erogazione complessiva di 86 miliardi di euro da parte dello European stability mechanism (Esm) su un orizzonte temporale triennale, la Grecia si è impegnata a raggiungere un surplus primario di -0,25% del Pil nel 2015, dello 0,5% nel 2016, dell’1,75% nel 2017 e del 3,5% nel 2018.
Inoltre, sono previsti interventi sia sul mercato del lavoro, per renderlo più flessibile, sia nel settore della previdenza sociale, per garantire una riduzione della spesa pubblica attesa, sia nella Pubblica amministrazione, al fine di razionalizzare ed eliminare gli sprechi correnti.
Oltre a ciò, la Grecia deve completare il processo di privatizzazioni iniziato nel 2010 e mai del tutto terminato. Il target richiesto dalle istituzioni creditrici, cioè Commissione europea, Banca centrale europea (Bce) e Esm, è quello di ottenere 50 miliardi di euro entro il 2018. Di questi, 25 miliardi serviranno a coprire le esigenze di ricapitalizzazione del sistema bancario ellenico, 12,5 per la riduzione del coefficiente debito/Pil e 12,5 miliardi saranno usati per investimenti nell’economia domestica.
A oggi, il Fondo monetario internazionale (Fmi) continua a domandare un impegno da parte delle autorità europee a una revisione del debito pubblico ellenico. Vale a dire, un allungamento delle scadenze dei prestiti erogati, senza che essi siano ristrutturati come invece avvenne nel marzo 2012. Come ricordato la scorsa settimana da Dijsselbloem, «il dibattito intorno al futuro del debito greco è appena iniziato».