Gaia Piccardi, Corriere della Sera 14/9/2015, 14 settembre 2015
I SEGRETI DI UN RITIRO ANNUNCIATO. STANCHEZZA, FABIO E UNA FAMIGLIA
«Sono stanca, sai. Non tanto del tennis: giocare mi piace sempre come il primo giorno. Comincio a essere stufa di tutto ciò che c’è intorno: i viaggi, lo stress delle partite, gli alberghi, che per quanto belli non sono mai come casa. Ho 33 anni, sono in giro da quando ero una bambina. Quindici anni di professionismo sono tanti: logorano... Inizio ogni stagione come fosse l’ultima. Questa, però, ho la sensazione che lo sia sul serio».
All’inizio di aprile, sdraiata sul lettone del nuovo appartamento di Barcellona comprato per essere condiviso con Fabio Fognini («Vedessi com’è accogliente, e finalmente abbiamo un materasso nuovo: quello di prima mi spaccava la schiena»), al telefono, per la prima volta la voce di Flavia Pennetta era suonata lontana, arrochita dal tempo. Ma Flavia: e Rio, i Giochi 2016, non sono un traguardo che ti fa gola, magari con una medaglia per chiudere in bellezza? «No» aveva risposto senza un attimo di esitazione. «Mi sono goduta Pechino 2008, il villaggio olimpico, l’emozione della prima Olimpiade. Poi Londra 2012 è stata una delusione. I Giochi non rappresentano un traguardo, per me. Piuttosto uno Slam. Quello sì che sarebbe un sogno». Oggi che il sogno è realizzato, e la replica della coppa dell’Us Open è appoggiata sul comodino della stanza d’albergo che si affaccia su Central Park, la confessione in mondovisione sul centrale di Flushing («Alla fine dell’anno chiudo con il tennis») appare più come un outing a se stessa che una rivelazione sconvolgente per i posteri. Lo dico ad alta voce a tutti, cioè, così ci credo definitivamente anch’io. A saperlo erano in tre: coach Navarro, che per quanto addolorato rispetterà la scelta di Flavia, Max il fisioterapista e Fabio, l’adorato boyfriend.
La piccola confraternita laica da cui attingere energie, il circolo chiuso di affetti con cui ha cenato — loro quattro a New York e tutto il mondo fuori — nella sera del trionfo. La Penna, al di là delle apparenze, non è femmina da party. Donna Flavia, cresciuta da Concita e Oronzo nel Sud di Brindisi sotto il totem della famiglia e del tennis, è matrona da focolare. Desidera sposarsi e avere figli da quando giocava con la barbie. Archiviato anni fa — suo malgrado — il progetto con Carlos Moya, il traditore seriale, sarà Fabio Fognini, l’ex playboy randagio, a portarla all’altare la prossima primavera.
Accanto a Flavia, Fabio sta cambiando. «Grazie di essermi vicina, di darmi consigli e di spronarmi quando le cose non vanno come dovrebbero» ha twittato ieri prima di volare da New York a Mosca: in Siberia, nel weekend, l’Italia di Davis gioca contro la Russia lo spareggio per non retrocedere. La campagna americana di Flavia, così eccezionale nella sua normalità, è stata d’ispirazione: «Per me sei la numero uno. Sono orgoglioso di te» ha scritto sui social. Pennetta gli ha promesso un regalo. Con i 3 milioni e 300 mila dollari di prize money appena incassati, sarà bellissimo. «Ci sto lavorando...» gli ha detto con le stelle negli occhi, innamorata e felice. Raccontano che quando ha visto Fabio nella pancia di Flushing, sabato poco prima di scendere in campo contro la Vinci, Flavia si sia illuminata. «Amore sei tornato!». Un effetto sorpresa simile l’aveva avuto, l’anno scorso, l’elicottero che lui aveva mandato all’aeroporto di Nizza per portarla a Montecarlo, agli albori di questo amore in cui all’inizio pochi credevano e che invece, un anno e mezzo dopo, sta producendo miracoli in serie.
È la certezza che Fognini sia l’uomo giusto, l’ultimo giro di chiave che ha blindato la decisione di smettere. Dalle iniziali, e umane, insicurezze («Guai a te se scrivi che stiamo insieme, poi a mia mamma viene un colpo!»; perdona, Flavia: il reato è ormai prescritto) al bacio in diretta interplanetaria che ha reso ancor più dolce il naufragare tra le braccia dell’Open Usa. A qualcuno la Pennetta è parsa fredda (ma che tenerezza, nell’abbraccio a rete, quelle labbra sul collo di Roberta che solo le amiche si possono permettere). Non è algida. È pacificata. Finalmente.