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 2015  settembre 14 Lunedì calendario

PERDE TUTTO ALLE SLOT, SI IMPICCA IN CASA OPERAIO ROMENO

Si è diretto in un bar di Ladispoli con 400 euro in tasca per giocare alle slot machine. Dopo aver perso tutto in neanche due ore è tornato a casa e si è ucciso. La vittima è un cittadino romeno di 36 anni che lascia moglie e due bambini. È stato proprio il figlio più grande di 13 anni a trovare il corpo del padre esanime nella stanza da letto l’altra sera alle 20 circa. «Mamma corri, papà non respira. Ha una cinta legata intorno al collo, sta morendo». Subito è scattato l’allarme ai carabinieri della stazione locale e al 118. I sanitari giunti nell’appartamento di via Palo Laziale nel quartiere Faro hanno provato a rianimarlo ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare.
I FAMIGLIARI
Terribile la scena per i suoi cari. Il romeno non era disoccupato. Lavorava in città come vetraio e per questo era conosciuto. Forse il danaro non era sufficiente per mandare avanti la sua famiglia. O forse quello che inizialmente era un vizio, si è trasformato poi in una ossessione per il 36enne pronto a tentare la sorte giocandosi quasi mezzo stipendio alle macchinette mangiasoldi. Il figlio era andato a cercarlo preoccupato e lo aveva anche trovato riferendo alla mamma che «nel bar appariva molto depresso per la mancata vincita». La moglie - come accertato dai carabinieri - quel giorno aveva utilizzato gli ultimi risparmi per fare la spesa. Per il marito, evidentemente, un peso troppo grande da non riuscire a mandare giù. È una storia che senza alcun dubbio riaccende i riflettori a Ladispoli su una piaga sociale sempre più diffusa: il gioco d’azzardo. Un fenomeno che oltre ad essere monitorato da tempo da carabinieri e Guardia di finanza (una trentina almeno le attività commerciali tra sale giochi e bar ad essere tenute d’occhio), è finito di recente anche nel mirino della Direzione investigativa antimafia che in una brillante operazione ne ha certificato il legame con la criminalità organizzata.
IL FENOMENO
Lo scorso 17 giugno il gip di Civitavecchia ha emesso tre provvedimenti di custodia cautelare per altrettante persone appartenenti al clan Giuliano di Napoli. L’organizzazione a Ladispoli da oltre 10 anni aveva messo in piedi un sistema di usura ai danni di cittadini ed imprenditori in crisi economica, molti dei quali dediti al gioco d’azzardo, «incoraggiato dagli stessi usurai che lo gestivano in città». Molto probabilmente nulla a che vedere con il suicidio di via Palo Laziale anche se contro il gioco d’azzardo già diversi anni fa si erano schierati comitati ed associazioni di Ladispoli invocando controlli da parte delle forze dell’ordine presenti sul territorio in sinergia con le istituzioni. E a quanto pare l’allarme non è cessato.
Emanuele Rossi