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 2015  settembre 13 Domenica calendario

VALERIA, LA SECONDA VOLPI. GOLINO È LA MIGLIOR ATTRICE

[Intervista a Valeria Golino] –
“Come si sente?”, “È felice?”, “Cosa si prova a conquistare la Coppa Volpi a tanti anni di distanza dalla prima volta?”. Le domande, osserva Valeria Golino, sono sempre le stesse: “Quesiti normali che mi sono trovata a porre anch’io in occasioni simili. Una volta ero con Benicio Del Toro. Intorno a lui c’era l’eccitata soddisfazione della troupe, gli occhi dei produttori brillavano d’orgoglio, si avvertiva la voglia di condividere il momento. Allora presi coraggio e glielo chiesi: ‘Benicio, sei contento?’. Lui si guardò intorno, tacque, poi disse serio: ‘Sono contento per gli altri’. Ecco, gli rubo la risposta. Stasera sono contenta per gli altri e sono sorpresa per me stessa. Dopo tutto quello che è successo e dopo tutto quello che soprattutto non è successo, ricevere un premio nello stesso luogo in cui mi capitò di ricevere una coppa ventinove anni fa, un suo effetto, uno strano effetto, per quanto effimero e vanaglorioso, lo crea”. Commossa, stordita, abbagliata, da alcune ore Valeria Golino non è più padrona di se stessa. Arrivata in Laguna all’ultimo istante, il giorno undici, per il film di Giuseppe Gaudino, è stata vista, ammirata, fermata, trattenuta, omaggiata dalla giuria con il premio per la miglior interpretazione femminile in Per amor vostro e infine, in vista della consegna della Coppa Volpi, presa in ostaggio dal cerimoniale. Parrucchieri, amici, passerelle e fotografi. Dal 17 settembre, con Officine Uvu Per amor vostro sarà nelle sale con la migliore attrice del Festival di Venezia numero settantadue: “E spero venga visto, perché Gaudino lo merita e perché è l’unica cosa che ora conti davvero”.
Il suo premio non conta?
Danno a me e al film un premio importante, una cosa meravigliosa che non mi attendevo e che effettivamente, incredibilmente sta accadendo.
Lei ha già vissuto questo momento.
Nel 1986 avevo diciannove anni e venni premiata con la Coppa Volpi per un film di Citto Maselli, Storia d’amore. Non me lo aspettavo allora esattamente come non me lo aspettavo adesso. La gioia e lo stupore sono quasi identici. La materia di quel sentimento non è cambiata.
È cambiato tutto il resto.
Tutto. C’è stato tempo per crescere, elaborare i rimpianti, lenire le amarezze, far scivolare dietro le spalle le scelte sbagliate.
Sembrano meno di quelle esatte.
Da giovane, come è ovvio, avevo meno consapevolezze, meno strumenti, meno certezze. Dominava il caos. Che se ci penso bene poi, a me il caos neanche dispiace.
Ora metteranno ordine nelle cronologie e mani nella sua bacheca. Nastri d’Argento, David di Donatello, Coppa Volpi, due volte. Tanti premi.
Con la memoria ho il rapporto che si ha con i parenti lontani. Non mi guardo indietro, non penso che tra le due vittorie, quella con Maselli e questa con Gaudino ci siano relazioni legate a chissà quale significato, non sono fatalista. Di certo ho fatto un bel giro. Un giro lungo.
Ha sempre scelto in autonomia. A volte con ostinazione.
Più gli altri mi dicevano “non funzionerà”, più mi buttavo a capofitto nei progetti. So quello che vuole dire. È successo tante volte, è vero, però non rappresenta un merito in assoluto.
Perché? Sente di non aver fatto bene ad assecondare l’istinto?
Credo di aver interpretato tante cose belle e tante cose in cui credevo ciecamente, ma questo non vuole dire che tutta quella parte del mio mestiere in cui ho investito professionalmente e sentimentalmente si sia rivelata un buon affare. Il valore di un’opera non è mai dato da quanta passione metti nell’impresa, sarebbe troppo semplice. Sa quante volte ci abbiamo creduto tutti dal primo all’ultimo e alla fine ci siamo accorti di aver fatto una cazzata?
Nel film di Gaudino, un film che in pochissimi volevano fare, lei ha creduto subito partecipando anche alla produzione.
Gaudino ha qualcosa negli occhi. È della pasta di Antonio Capuano, di Nicola Giuliano, delle tante figure straordinarie che da La Guerra di Mario in poi, quasi sempre su progetti indipendenti e in ruoli diversi, mi è capitato di incontrare in 30 anni di cinema. Gente che contribuiva all’esito finale con la propria esperienza. Perché poi il cinema è questo. Una somma di esperienze. Un lavoro di gruppo. Potrei farle decine di nomi.
L’ultimo di una vasta galleria è Gaudino.
È un regista a cui sento di dovere molto. Una persona che vale, che sa creare storie, suggestioni, immagini di grande potenza espressiva.
“Per amor vostro” è costato settecentomila euro.
Anche di meno se è per questo e trovare i soldi non è stato per niente facile.
“Sono discontinua come attrice. Quando sono brava sono molto brava”. L’ha detto lei. Questa volta è stata molto brava.
(Ride). Lo spero.
Ora c’è un premio. Aiuterà il film a essere visto.
Spero anche in questo. Spero da sempre.
Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 13/9/2015