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 2015  settembre 12 Sabato calendario

IL SENATO DEI NOMINATI: SOLO COSÌ IL PD PIGLIA TUTTO

IL SENATO DEI NOMINATI: SOLO COSÌ IL PD PIGLIA TUTTO -
Il Pd diventa maggioranza solo quando non si vota, nel Senato non elettivo prodotto sinora dalla riforma costituzionale Boschi. È un risultato che viene fuori da una simulazione che il Fatto ha chiesto a Federico Fornaro, senatore bersaniano del Pd e soprattutto unico continuatore della grande tradizione statistica del fu Bottegone comunista.
A confronto ci sono tre Senati diversi. Quello di oggi, ovviamente, eletto dal Porcellum incostituzionale, coi premi di maggioranza regionali, e frammentato a causa delle varie scissioni nel centrodestra. Poi c’è la fotografia virtuale di Palazzo Madama con il proporzionale del Consultellum, ossia il Porcellum depurato dalla Corte costituzionale, senza premi e con lo sbarramento all’8 per cento.
Tranne che per Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e circoscrizione Estero, tutti i dati sono elaborati sull’ultimo risultato omogeneo disponibile, quello delle Europee del 2014, quando il Pd renziano toccò il 40 per cento. Anche per questo i democratici conquistano 155 seggi, seguiti dai grillini con 80 che si confermano così secondo partito.
Al di là dello sbarramento all’8 per cento, che porta a una semplificazione del quadro politico, emerge una chiara tendenza: scompaiono o quasi tutte quelle forze nate da scissioni parlamentari e che oggi tengono in vita il governo: a partire da Area Popolare, cioè Ncd più Udc, che ha solo 4 seggi a fronte degli attuali 35. Estinti pure i verdiniani di Ala e i fittiani Conservatori. Spiega Fornaro: “Il Consultellum consolida una realtà tripolare dove per governare ci sarebbe bisogno ancora una volta delle larghe intese.
C’è da dire però che la velocità della politica italiana ha di fatto invecchiato i dati del 2014. Il Pd è sopravvalutato perché oggi non va oltre il 34 e la Lega ha certamente di più”. Non solo, ma questa “esercitazione” non fa i conti con l’offerta partitica che potrebbe arrivare a sinistra del Pd e accreditata di una percentuale a doppia cifra.
Quello che è certo è che il Pd non corre rischi solo nel Senato non elettivo previsto dalla riforma Boschi, al netto della battaglia degli emendamenti che comincerà la prossima settimana per ritornare a una forma semielettiva. In mancanza di una legge ordinaria, la composizione si basa sulla norma transitoria del ddl costituzionale Boschi e i seggi riflettono l’attuale composizione dei consigli regionali. I seggi sono cento così suddivisi: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 nominati dal presidente della Repubblica.
Nel nuovo sistema, con la fiducia al governo della sola Camera dei deputati, gli equilibri di Palazzo Madama ridotto a Senato delle regioni non pesano sul quadro politico. Però restano cento poltrone in teoria provenienti dal territorio, ma in pratica frutto dei giochini interni delle varie assemblee. La fotografia del terzo Senato risente dell’attuale forza del Pd in comuni e regioni: 44 seggi ai democratici; 18 a Forza Italia; 11 alla Lega; 10 al Movimento 5 Stelle. Solo in questo caso, al momento, torna Sel in Parlamento, con 2 seggi, e ricompaiono pure fittiani e verdiniani. Laddove ci sono manovre di Palazzo per le elezioni di secondo grado le sigle si moltiplicano. Non come nel Consultellum, calcolato senza coalizioni e senza premi regionali di maggioranza.
Fabrizio d’Esposito, il Fatto Quotidiano 12/9/2015