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 2015  settembre 12 Sabato calendario

RECORD DI ARRIVI NELL’UE IN 432 MILA HANNO PASSATO IL MEDITERRANEO NEL 2015

«La crisi dei migranti è più critica della tempesta economica che ha colpito l’Eurozona», confessa il finlandese Alex Stubb mentre fa il suo ingresso al vertice dei ministri Ecofin. In effetti, mentre in consiglio discute di come l’onda dei profughi minaccia la ripresa, le notizie che arrivano da Est non rassicurano. Il protagonista è sempre il premier ungherese, Viktor Orban, che ha deciso di stringere le regole sull’immigrazione così che, dal 15 settembre, chi entra illegalmente nel Paese sarà arrestato. Budapest - come polacchi, cechi e slovacchi - ha ribadito il «no» alla redistribuzione organizzata dei migranti suggerita dalla Commissione. Lunedì c’è il summit sulle quote a Bruxelles. Aperto, nonostante l’ottimismo che anima la capitale europea.
Il patto di stabilità
L’esodo non si ferma, non può farlo. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) riferisce che sono stati 432.761 i migranti a varcare le frontiere dell’Unione dall’inizio dell’anno, un dato che vale già oltre il doppio dell’intero 2014 (121.139 sono giunti in Italia). «Un problema che può mettere a rischio l’esistenza della stessa Ue», ha ammesso Pierre Moscovici, responsabile economico Ue. Può incidere sulla struttura della società e sui conti pubblici. Tanto che i ministri Ecofin hanno chiesto alla Commissione di valutare se l’onere delle migrazioni possa essere «una circostanza eccezionale» fra quelle previste dal Patto di Stabilità per dare più margini di flessibilità ai Paesi più colpiti.
Ci vorrà tempo. Prima bisogna decidere sulle proposte messe in cantiere: redistribuzione fra tutti di 160mila migranti secondo criteri omogenei, revisione del diritto d’asilo e meccanismo di riallocazione obbligatori pronte per ogni futura emergenza. I ministri degli Interni li esamineranno dopodomani. Fonti europee assicurano che, alla luce della riunione degli ambasciatori di giovedì, ci si attende che i Ventotto «possano raggiungere un accordo di principio». Si punta a un consenso politico da formalizzare nella sessione già in programma l’8 ottobre.
Per avere un’intesa bisognerà convincere i Quattro di Visegrad. Polacchi, cechi, slovacchi e ungheresi - dopo aver visto a Praga la presidenza lussemburghese e il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier - hanno ripetuto il rifiuto della redistribuzione obbligatoria dei profughi. Il ministro degli esteri ceco, Lubomir Zaoralek, dice di volere «il controllo su quanti migranti possiamo accettare». Tuttavia, Varsavia potrebbe venire a patti con i solidali. «Se non arriverà un concreto segno di solidarietà - avverte il presidente del Consiglio, Donald Tusk - convocherò un vertice straordinario entro settembre». Un modo per dire «prendetevi le vostre responsabilità sino in fondo».
Vale a maggior ragione per Orban, leader di Fidezs, socio del Partito popolare europeo. Ha suscitato indignazione un video in cui la polizia del centro profughi di Roszke è intenta a lanciare panini ai migranti. Costretti a disputarseli «come fiere», è stato commentato. Si è anche scoperto che Budapest usa i carcerati per costruire il muro anti-migranti al confine con la Serbia, immagini dure da neorealismo impietoso. Infine il carcere per gli irregolari, violazione probabile dei principi Ue: «Si sono ribellati al nostro sistema legale», dice Orban. A suo avviso non c’è alternativa. O i campi o la prigione. L’Europa guarda e trema.
Marco Zatterin, La Stampa 12/9/2015