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 2015  settembre 08 Martedì calendario

tagliato per fdf DIARIO DI UN PARLAMENTARE DIGITALE – La pallina di carta Il voto elettronico avviene pigiando dei pulsanti nascosti in una fossetta sul seggio di ogni parlamentare

tagliato per fdf DIARIO DI UN PARLAMENTARE DIGITALE – La pallina di carta Il voto elettronico avviene pigiando dei pulsanti nascosti in una fossetta sul seggio di ogni parlamentare. Una luce differente si accende a seconda del pulsante premuto. Verde se voti a favore, rosso se voti contro, bianco se ti astieni. Bianco rosso e verde. In caso di voto segreto, la luce indica solo se si è votato o meno ed il colore è blu. La pulsantiera si abilita introducendo la propria smartcard in un lettore ed appoggiando un polpastrello su un altro lettore di impronte che verifica la corrispondenza con quanto memorizzato nella smartcard. Alcuni colleghi più esperti o smaliziati di me hanno rifiutato di depositare la propria impronta digitale, ma sono una sparuta minoranza. Ciascuna votazione dura da alcune decine di secondi a qualche minuto: la mano andrebbe tenuta dentro la fossetta dei pulsanti fino a quando il presidente non dichiara chiusa la votazione. Dato che la quasi totalità dei voti è contraria, risulta molto più comodo tenere premuto il pulsante rosso con una pallina di carta. Oppure con una di quelle palline di gomma per far giocare i gatti. La mia – se volete saperlo – ha i colori dell’Inter. Così una volta dotati di pallina d’ordinanza basterà abilitare la tastiera con l’impronta digitale per avere poi entrambe le mani libere. E con le mani libere mentre si vota NO si potrà continuare a leggere la mail o a sfogliare carte. Oppure a seguire lo svolgimento delle votazioni. Quando da voto contrario devi passare a voto a favore la pallina ovviamente va spostata. Magari in quel momento uno è al telefono e così può capitare che si sbagli. Una volta per esempio è successo che il presidente aprisse e chiudesse la votazione così velocemente che molti colleghi non hanno avuto il tempo materiale per vedere le indicazioni del capogruppo e spostare la pallina. Così, nonostante il parere contrario del governo e del relatore di maggioranza, molti voti sono rimasti sul verde approvando un emendamento dell’opposizione che a questo punto dovrà essere “corretto” al Senato. Tempi morti e wi-fi Le commissioni molto spesso si riuniscono a partire dalle 8.30 del mattino. Oppure durante la pausa pranzo o al termine dell’aula. L’aula inizia generalmente subito dopo la commissione e generalmente finisce attorno alle 21, anche se non di rado si prosegue in seduta notturna fino alle 23-24 e in qualche raro caso fino alle 4 -5 di mattina. C’è un programma generale dei lavori del mese: quello operativo viene concordato settimanalmente dai capigruppo, quello di dettaglio viene negoziato anche più volte in un giorno. In larga misura le variazioni dipendono dal livello di ostruzionismo delle opposizioni che, come parte delle propria strategia (migliaia di subemendamenti o centinaia di ordini del giorno che vanno discussi e votati) tiene tutti quanti in aula per lunghe ore. Migliaia e migliaia di voti contrari uno in fila all’altro. Il Presidente di turno, dal canto suo, cerca di velocizzare al massimo le operazioni di voto e quando c’è una sequenza di voti contrari, perché non c’è nessun emendamento concordato dalla maggioranza, in effetti il ritmo è alto. In quei casi non c’è alcun bisogno di spostare la pallina. Poi ci sono dei tempi morti: ad esempio i 20 minuti previsti prima dell’inizio di una seduta di voto, oppure quelli durante la riunione dei capigruppo nella quale si concordano gli aggiornamenti dei programmi dei lavori, oppure in occasione del voto finale sulla norma complessiva (dopo avere concluso i voti sugli emendamenti), quando ogni gruppo esprime le proprie dichiarazioni di voto finale. Ci vuole in genere circa un’oretta e molti approfittano per andare a mangiare o a incontrare persone. Oppure si legge la posta o si dà una occhiata alle notizie sul web (altro non so), perché ovviamente alla Camera c’è il wi-fi e la connessione tutto sommato funziona in modo sufficiente. Certo le pareti sono spesse, il palazzo storico (quindi con ulteriori complessità relative all’installazione) ma in tutte le sale in cui ci sono riunioni la copertura Internet è buona. [...] Tra pc, smartphone e tablet il numero di dispositivi connessi è importante (siamo anche 600 deputati in aula) e quando arrivano i colleghi del M5S, che ne fanno grande uso con PC (con molto video), le performance della rete crollano. In ogni caso non è possibile allontanarsi troppo: se le opposizioni intuiscono che molti parlamentari della maggioranza mancano, potrebbero semplicemente scegliere di non intervenire e depositare agli atti la trascrizione degli interventi, abbreviando enormemente i tempi e costringendo i parlamentari della maggioranza a precipitarsi in aula per evitare il rischio di un voto contrario o della mancanza del numero legale. Il lunedì e il giovedì sera/venerdì, quando generalmente non ci sono commissioni o aula, sono i momenti in cui ci si dedica ad attività diverse: si fanno riunioni di gruppo, si organizzano convegni, si incontrano persone o si rientra nella propria zona di origine per attività politica. [...] Oltre ad una infinità di attività minori, varie ed eventuali. Gli incontri si tengono per lo più nei bar adiacenti la Camera (dalle 8.30 di mattina potete trovare schiere di deputati) o nella Galleria dei Presidenti che è un grande corridoio dove si trovano i ritratti di tutti i passati Presidenti della Camera, attrezzato con PC per accedere ad Internet, poltrone e divani per ricevere gli ospiti. È sorvegliato da commessi (il nome giusto è assistenti parlamentari) che si assicurano che gli ospiti non vadano in zone dell’edificio per le quali non hanno il permesso. Si trova sul retro dell’Aula, parallelo al celeberrimo Transatlantico che si trova sul lato anteriore e che in realtà si chiamerebbe “Corridoio dei passi perduti”, forse a causa della grande quantità di passi che accompagnano discussioni e trattative destinate a portare pochi risultati. Il nome Transatlantico si deve al fatto che l’arredamento fu realizzato da un appaltatore che faceva arredamenti per navi; per questo i lampadari sono del tipo fisso, come quelli che si trovano nelle navi per non oscillare, e le porte presentano delle finestrelle a forma di oblò. Ai due estremi del Transatlantico si trovano la sala lettura e la Buvette, un bar (solo in piedi) che a me ricorda un bar di Budapest pre-caduta del muro di Berlino, con una sfilza di tristissime bottiglie di liquori e bevande che credevo estinte da decenni. La sala lettura ricorda invece una sala da bar di un bell’albergo londinese, con luci basse e tavoloni su cui sono appoggiati giornali cartacei provenienti da tutta Italia. Lungo due pareti ci sono dei divani che, complici le luci soffuse, ospitano i pisolini di qualche parlamentare durante le pause dei lavori o un riposino durante le sedute notturne. Lungo le altre pareti vi sono dei PC con tutti i browser possibili, per collegarsi ad internet, vedere la mail e stampare sulle stampantine lì accanto. Ogni volta che mi capita di usarne qualcuno penso a come sarebbe banale carpire le credenziali di numerosi colleghi che quando scrivono l’indirizzo delle loro webmail non controllano con attenzione che il completamento automatico non li abbia fatti andare su webmai1.it (con l’uno), con una bella form di phishing, anziché webmail.it (con la elle). Ogni tanto lo spiego a qualche collega, così, per fare un po’ di divulgazione. Sarà per questo che poi mi trovo spesso in aula a soddisfare richieste di sistemazioni di reti wifi piuttosto che di configurazione di client di mail, ad insaputa dell’efficientissimo helpdesk a disposizione dei parlamentari. La Repubblica degli SMS L’Italia è una repubblica basata… sugli SMS. Ogni parlamentare ne ricevi decine ogni giorno. L’ho scoperto appena arrivato in parlamento e non mi riferisco ai messaggi privati che ognuno di noi usualmente riceve; si tratta di SMS istituzionali con senderID “CameraMes” corrispondente ad un unico numero di invio. Ogni messaggio veniva preceduto da uno di identificazione dell’argomento: “Assemblea, Gruppo XY, Comm X”. “La Camera dei deputati è convocata per il giorno tale alle ore tali per interpellanze ed interrogazioni”. Oppure “per comunicazioni del Presidente”. Poi ci sono quelle inviate dal Gruppo di appartenenza: “Aula Martedì ore 16 interrogazioni, Mercoledì h 10 Disc.Generali Pdl Rendicontazioni + 5 ratifiche; h 15 QT; h 16.15 (+20) VOTAZIONI” dove PDL sta per Proposta di Legge, QT per Question Time (Non Quicktime) e il “+20″ indica che 20 minuti dopo l’ora indicata iniziano le VOTAZIONI, in maiuscolo per essere notata bene, giacché sarà obbligatorio essere presenti. Come anche per gli avvisi di voto imminente, si sa mai uno sia in bagno o a prendersi un caffè o a sgranchirsi le gambe in transatlantico o a incontrare ospiti nella galleria dei Presidenti. “E’ in corso il penultimo intervento. Si prega di recarsi in Aula per VOTAZIONI A BREVE su Mozioni xyz” Un messaggio di questo tipo arriva un’oretta dopo il messaggio “Iniziate dichiarazioni di voto su Mozioni xyz. Per il gruppo interverrà l’On Tizio (V). Seguiranno votazioni” Questo vuol dire che c’è un’ora in cui ci si potrà allontanare dall’aula. L’On Tizio deve essere presente quando gli tocca (sarà il quinto “V” a parlare). Se qualche collega è in aula, si siederà intorno a lui per mostrare una presenza nutrita nelle riprese della webcam o della TV, rigorosamente con inquadratura stretta. E’ quello il momento in cui, in genere, vengono mostrati i cartelli o i branzini esibiti a favore di telecamera. Poiché simili sceneggiate sono vietata, il presidente chiederà l’intervento degli assistenti per rimuovere i cartelli o sequestrare il branzino, ma intanto i fotografi presenti nella tribunetta sopra l’aula avranno già scattato più foto che ad una finale dei mondiali, a beneficio della democratica partecipazione e del diritto all’informazione. “E’ in corso il penultimo intervento. Si prega di recarsi in Aula per il VOTO FINALE A BREVE su PDL xyw” E tutti dentro a votare secondo gli accordi presi. Beninteso, non è una cosa inutile. Come chiunque abbia partecipato ad un CdA di una media azienda sa che le decisioni vengono concordate prima; la seduta è il momento formale della ratifica della decisione, ed anche il momento in cui una decisione apparentemente concordata può essere rovesciata sfiduciando il top management, che a quel punto verrà sostituito. Sono rarissime le volte in cui qualcosa di nuovo accade dopo gli accordi presi che effettivamente fa cambiare il parere in corso di Seduta. In questo senso il voto in aula non è una prassi inutile come potrebbe apparire, ma un contrappeso fondamentale, perché solo l’assemblea ha il potere di forzare un cambiamento. Come sa bene Enrico Letta. “La seduta è sospesa. riprenderà alle ore 14.30″. Questo messaggio arriva tipicamente alle 13.30, quando è stata concordata tra i gruppi la pausa pranzo. Sempre che non arrivi dalla Commissione un altro SMS che dice “La commissione n. X è immediatamente convocata”. In quel caso, se va bene, la commissione se la cava in una mezz’oretta e c’è tempo per un piatto al ristorante interno (chiude alle 15) o alla mensa (chiude alle 14, ma l’orario è abbastanza elastico, e si potrà mangiare l’insalata in fretta dentro una decina di minuti di ritardo “accademico”. Altrimenti resta il panino o la frutta alla Buvette. [...]