Valeria Di Corrado, Il Tempo 11/9/2015, 11 settembre 2015
LO STATO TOGLIE LA PROTEZIONE AL "FREDDO"
[Maurizio Abbatino]
A due mesi dall’inizio del maxi processo «Mafia Capitale», dopo il clamore suscitato dal funerale in stile «Padrino» di Vittorio Casamonica e lo scioglimento del municipio di Ostia, l’ex boss Maurizio Abbatino è uscito dal programma di protezione dei pentiti. Lo Stato ha deciso che, considerato il tempo trascorso dalla conclusione dei processi in cui ha testimoniato, la vita di uno degli ultimi capi storici della Banda della Magliana non è più in pericolo. All’età di 61 anni, «Crispino» (attualmente agli arresti domiciliari in una località protetta) è alla mercé di chi aspettava da tempo il momento per vendicarsi della sua scelta di collaborare con la giustizia. La decisione di revocare la misura di protezione viene dalla Commissione centrale del ministero degli Interni, su parere favorevole della Procura di Roma, della Procura nazionale antimafia e della Dda. La difesa di Abbatino ha fatto ricorso al Tar del Lazio, chiedendo l’immediata sospensione del provvedimento alla luce anche di quel che sta emergendo a Roma. Lo scorso 30 luglio i giudici della sezione prima ter hanno rigettato la domanda cautelare. «L’atto impugnato (la delibera n.82 del Viminale, ndr) risulta congruamente motivato – si legge nell’ordinanza – e adottato all’esito di un’adeguata istruttoria». Addirittura, «non emergono profili che inducano a una ragionevole previsione sull’esito favorevole del ricorso». In sostanza, sono scarse le possibilità che il collegio cambi idea. Lo Stato, quindi, dopo più di 20 anni, «liquida» Abbatino per la sua collaborazione con la giustizia con 20 mila euro. Eppure i suoi nemici sono tanti: 40 affiliati alla Banda, grazie alle rivelazioni del boss romano, sono stati arrestati nel 1993 nell’operazione «Colosseo» e poi finiti dietro le sbarre (tra cui lo stessoCarminati). Molti di loro, dopo aver scontato la pena, sono tornati in libertà. Poi bisogna considerare le testimonianze rese da «Crispino» nei processi Calvi e Pecorelli (in quest’ultimo, tra gli imputati, oltre a Giulio Andreotti e Claudio Vitalone, c’era anche Carminati, oltre ad alcuni funzionari del Sisde poi assolti). Se l’occasione può apparire ghiotta per una ritorsione, lo Stato ritiene invece non sussistere più particolari pericoli. Il Freddo ha i sudori freddi.