Roberto Allegri, Chi 9/9/2015, 9 settembre 2015
FACCIO MUSICA A FIN DI BENE
[Carlo Ponti junior]
«La mia orchestra è l’unica al mondo che devolve il cento per cento dei profitti dei concerti a sostegno dell’educazione musicale nelle scuole», dice il maestro Carlo Ponti junior. «Si chiama The Los Angeles Virtuosi Orchestra ed è formata da musicisti di talento, animati da una gran voglia di fare, di divulgare musica. Tutti giovani, tutti desiderosi di imparare gli uni dagli altri con umiltà e gioia: le basi migliori per una squadra vincente».
Carlo Ponti junior, 47 anni, figlio di Carlo Ponti e Sophia Loren, è un direttore d’orchestra che, da dieci anni a questa parte, sta collezionando prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo. Allievo di Zubin Mehta, del padre di lui, Mehli Mehta, e di Andrej Borejko, si è laureato in musica all’Università di Los Angeles, la Ucla. Nella sua carriera ha diretto importanti orchestre negli Stati Uniti e in Europa, ottenendo ovunque critiche entusiaste. Ed è anche il direttore d’orchestra con più follower Facebook del mondo, circa un milione e mezzo. «Non saprei dire perché», dice ridendo. «Ma è una cosa che mi fa piacere e ringrazio i miei sostenitori».
Nel 2013, il maestro Ponti ha fondato la Los Angeles Virtuosi Orchestra, con lo scopo di promuovere iniziative musicali nelle scuole. «Sono convinto che la musica dovrebbe essere al centro di ogni programma scolastico», spiega. «La musica accende la creatività, aiuta a imparare, emoziona, sviluppa l’autostima, insegna la disciplina. Ogni giovane dovrebbe avere accesso all’educazione musicale, ma questo non è sempre possibile. In California, per esempio, lo Stato non spende molto denaro per la musica e le scuole pubbliche dipendono spesso dagli enti privati. Allora noi cerchiamo di fare la nostra parte, diamo delle opportunità in più».
Abbiamo incontrato Carlo Ponti durante alcune prove dell’orchestra al California Club, il social club più antico e prestigioso della California. Il maestro è reduce da un grande successo in Ungheria, dove ha diretto un programma pucciniano al Székesfehérvàri Királyi Napok Festival. Vederlo sul podio è affascinante: si lascia trasportare dalla musica, la vive con intensità e parla agli orchestrali un po’ in inglese e un po’ in italiano.
«L’istruzione musicale è sempre stata un mio chiodo fisso, proprio perché credo nella sua importanza dice ancora. «Quando dirigo un concerto, cerco di tenere anche delle lezioni nelle università o nelle scuole. E lo stesso facciamo con la Virtuosi Orchestra. I nostri concerti sono preceduti da vere e proprie lezioni nelle quali io e i musicisti illustriamo la musica che, poi, eseguiremo; parliamo del compositore, della sua epoca, dell’importanza che ha avuto. Per esempio, il prossimo 26 settembre terremo un concerto al Theatre Raymond Kabbaz di Los Angeles insieme al soprano Stacey Tappan. E l’11 ottobre saremo al Broad Stage di Santa Monica con il grande tenore Marcelo Álvarez. In entrambe le occasioni, il giorno prima all’Istituto italiano di cultura di Los Angeles, io, i cantanti e i musicisti dell’orchestra faremo un incontro con il pubblico per parlare di Giuseppe Verdi, Antonio Vivaldi, Jules Massenet, Umberto Giordano, Giacomo Puccini, Gioachino Rossini, Wolfgang Amadeus Mozart, cioè i compositori di cui, poi, il giorno seguente, eseguiremo brani d’opera. Il nostro scopo è di avvicinare ancora di più il pubblico alla musica, emozionandolo, ma anche veicolando cultura. Un’orchestra rappresenta una risorsa educativa unica, “un’arma” culturale fantastica e va utilizzata il più possibile».
«Il fatto è che sono cresciuto ascoltando musica», confida Ponti. «A casa nostra, la colonna sonora delle giornate erano i dischi di Puccini, Verdi, Beethoven, Mozart, Bach, Ciaikovskij. Anche il jazz, il pop e il rock, a dire la verità, ma io ero affascinato più dalla musica classica. Di questa preferenza, probabilmente, è stata responsabile mia nonna materna, Romilda Villani, che da giovane era stata una pianista. Fu grazie a lei se, a 7 anni, già suonavo il pianoforte. In seguito, però, fu mio padre a scoprire in me le doti di direttore e mi incoraggiò sempre su quella strada. Da giovane, mio padre voleva fare il direttore d’orchestra, ma non aveva potuto coronare il suo sogno. E vedere che il figlio dimostrava quella predisposizione, lo aveva fatto sognare di nuovo. La mia famiglia è sempre stata “guidata” dalla passione. Sia per il cinema sia per la musica. Mia madre, però, viene raramente ai miei concerti perché si emoziona troppo, vedermi sul podio la fa agitare. Mio fratello Edoardo è un mio fan. Gli piace assistere alle prove. Io e lui parliamo spesso di realizzare qualcosa insieme, io come direttore d’orchestra e lui come regista. Ci piacerebbe mettere in scena un’opera che sia legata al cinema. Mi viene in mente Napoli milionaria! di Nino Rota. Oppure La voce umana, una pièce teatrale di Jean Cocteau e musicata di Francis Poulenc. Sul testo di Cocteau mio fratello ha già realizzato un cortometraggio, che ha portato a Cannes l’anno scorso. È stata l’ultima interpretazione di nostra madre e le ha fatto vincere il David Speciale ai David di Donatello 2014. Però, mi piacerebbe portare in scena la versione musicale di Poulenc, con la regia di mio fratello. Sono convinto che verrebbe una bella cosa».