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 2015  settembre 09 Mercoledì calendario

CATALOGNA, QUANDO IL CALCIO È ARENA POLITICA

La Spagna e la Catalogna sono in abrasiva rotta di collisione. E lo sport non può far finta di niente. Anzi, ultimamente è diventato acrimonioso terreno di scontro in attesa che la storia faccia il suo corso e ci dica se mai la Catalogna si separerà dalla Spagna e, in caso, che ne sarà del Clasico del calcio e delle varie nazionali che sino ad oggi hanno offerto un buon esempio di convivenza (da alcuni però considerata forzata). I fischi dei tifosi della Spagna di Leon e di Oviedo a Gerard Piqué sono figli (tra le altre cose) del suo sentirsi e mostrarsi catalano (e antimadridista). La svolta politica di Pep Guardiola è stata presa a bastonate dal governo madrileno. Del mare di fischi all’inno spagnolo prima della finale di Copa del Rey tra Barça e Athletic Bilbao si è parlato per settimane, prima e dopo la pubblica manifestazione di dissenso, con l’ex presidentessa della regione madrilena Esperanza Aguirre che aveva chiesto la sospensione della partita.
La Catalogna si prepara per celebrare le sue elezioni più sensibili: il 27 settembre si voterà non per una crisi politica ma per provare a creare un nuovo Parlamento il cui scopo, per un gran numero di catalani, sarà quasi esclusivamente quello di guidare la trasformazione della regione in Stato indipendente. Una delle coalizioni più decise nella rotta indipendentista è Junts pel Sì, guidata da Raül Romeva, con Pep inserito a chiudere la lista elettorale.
«Il caso di Guardiola è triste e negativo: non si possono fare due cose insieme, allenare e far politica. O l’una, o l’altra» ha detto Jorge Fernandez Diaz, Ministro dell’Interno spagnolo, alla Cadena Cope nel giugno scorso commentando la scelta del Pep. E poi, durissimo: «Finalmente Guardiola si sta togliendo la maschera che ha indossato per anni: ha rappresentato la società spagnola giocando con la nazionale però ora possiamo vedere come la cosa non rispondesse ad interessi patriottici quanto piuttosto meramente crematistici perché sappiamo che per alcune persone l’unico Dio è il dio denaro».
Pep difese la sua scelta dalla Cina, dov’era in tournee col Bayern: «Tutto ciò che facciamo nella nostra vita ha un senso politico. Perché non posso difendere la mia opinione? Mi hanno chiesto di partecipare e ho detto si. Faccio l’allenatore e continuerò a farlo, ciò che voglio è solo il meglio per la gente». Ieri Guardiola ha parlato ancora: 14 minuti d’intervista in catalano concessa alla piattaforma Guanyarem appena creata per riunire sotto la bandiera dell’indipendenza gli sportivi catalani. Le adesioni sono oltre 500, tra gli altri si sono schierati anche i presidenti del Barcellona e dell’Espanyol. Ogni giorno la piattaforma lancerà un’intervista a uno sportivo catalano che dirà le sue ragioni per appoggiare lo sport locale. Il messaggio indipendentistico è lasciato ai singoli, però tra le altre cose si chiedono nazionali catalane ufficiali e un comitato olimpico catalano.
Guardiola ieri ha risposto al Ministro dell’Interno: «Se a qualcuno dà fastidio la mia partecipazione al processo politico è un problema suo. Ho pagato giorno dopo giorno ogni tipo di tassa, cosa che non possono dire tutti i partiti». E sul suo passato in nazionale: «Se ci fosse stata una nazionale catalana avrei giocato per quella, ma non esisteva e allora andavo ben contento con la Spagna». Frase questa che ieri ha incendiato il web e si è accaparrata diversi titoli sui media spagnoli, frase che Guardiola aveva pronunciato identica 10 anni fa. Solo che allora Pep era un calciatore a fine carriera e dell’indipendenza catalana «Parlavano in 4 gatti» (Pep dixit) mentre oggi la Catalogna vede le sue elezioni come un passo decisivo nel percorso che deve portare al referendum.
Se Gerard Piqué va alla manifestazione per l’indipendenza con in groppa suo figlio Milan che indossa la maglia del Barça che riprende la Estelada , la bandiera catalana, diventa immediatamente un simbolo, tanto a Madrid come a Barcellona. Se nel giorno della sfida del suo Bayern contro il Real di Benitez (un mese fa) Guardiola si presenta in panchina con una maglia con una grande scritta, Cat, marca di abbigliamento decisamente conosciuta, a Madrid considerano la cosa come una provocazione perché quelle 3 lettere rappresentano la sigla della Catalogna. Se sport e politica fanno sempre più fatica a restare separati, tra Madrid e Barcellona la missione sta diventando impossibile.