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 2015  settembre 09 Mercoledì calendario

IL BUSINESS DEL BIOLOGICO BALZA OLTRE QUOTA 3,8 MILIARDI

Non si ferma la corsa all’estero del biofood made in Italy. Con oltre 1,4 miliardi di fatturato, le imprese bio in sei anni, a partire dal 2008, hanno visto crescere le esportazioni di oltre il 330%.
Un ritmo vertiginoso che, alla vigilia dell’apertura di Sana, il salone internazionale dedicato al mondo dell’agroalimentare biologico e del naturale (nei padiglioni di BolognaFiere, dal 12 al 15 settembre) conferma la leadership italiana in Europa, con il 10,8% delle superfici agricole dedicate, in costante aumento dal 2011, quando gli ettari sfioravano gli 1,1 milioni di euro: oggi sono quasi 1,4. Il settore vale adesso, con più di 55mila operatori, tra aziende agricole e industria della trasformazione, più di 3,8 miliardi.
E il tumultuoso sviluppo all’estero, senza battute d’arresto, si accompagna a una crescita anche sul mercato italiano, seppure con numeri più modesti: un balzo di poco superiore al 90%, sempre rispetto al 2008 e senza frenate, con la grande distribuzione organizzata che la fa da padrone, con 855 milioni di euro, seguita dai negozi specializzati (761) e dai negozi tradizionali (191). Dati che arrivano dall’Osservatorio sull’agroalimentare di Nomisma, in occasione di una edizione boom del salone, con un aumento del 25% degli espositori, arrivati a quota 700, e la conferma che l’appeal esercitato oltreconfine dalle imprese italiane non scema. «Il bio made in Italy ha ottime performance – spiega Silvia Zucconi, coordinatrice dell’area agroalimentare di Nomisma – soprattutto perché è in grado di offrire qualità, innovazione, garanzie aggiuntive: prima fra tutte la tracciabilità». I buyers internazionali, provenienti da 21 Paesi, sono quasi raddoppiati, gli incontri b2b con gli espositori saranno oltre 4mila. La forza dell’agroalimentare biologico è dimostrata anche dall’indagine con la quale Nomisma ha messo sotto la lente di ingrandimento 150 imprese che con il bio sviluppano quasi un miliardo di fatturato, circa il 50% del totale dei ricavi. La loro propensione alle esportazioni è decisamente più alta rispetto all’agroalimentare nel suo complesso. Esportano per il 24%, contro un totale Italia del 18. Vale a dire che ben l’80 delle imprese bio è presente sui mercati internazionali. Con l’edizione 2015, il salone porta a Bologna il confronto internazionale sull’alimentazione, sul cibo e sulla sostenibilità direttamente dal padiglione del biologico e del naturale del Parco della biodiversità dell’Expo, realizzato dal gruppo fieristico emiliano.
Le delegazioni straniere provengono dall’Europa Occidentale e Orientale, ma anche da Australia, Cina, Giappone, Stati Uniti. La conferma del prestigio internazionale. Anche grazie ai progetti realizzati in collaborazione con il ministero dello Sviluppo economico, con l’Ice, la Regione Emilia-Romagna, Unioncamere e FederBio: tra questi il piano di promozione del settore agroalimentare biologico e cosmetico e naturale in Corea del Sud. La partnership con l’Expo ha consentito, secondo il presidente di BolognaFiere Duccio Campagnoli, «di sottolineare il ruolo strategico che questo comparto riveste in Italia e all’estero e di mettere al centro del grande dibattito internazionale l’agricoltura sostenibile e la produzione biologica e naturale. In questa quattro giorni verranno perfezionati i contributi che confluiranno nella Carta di Milano, il documento che Expo lascia alle nuove generazioni».