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 2015  settembre 08 Martedì calendario

UNA VERA RIPRESA CI SARÀ QUANDO I SUICIDI A CAUSA DEL FISCO TROPPO ESOSO DIMINUIRANNO. PURTROPPO SONO AUMENTATI

Chissà perché, ma tutto questo entusiasmo del governo per una crescita dello 0,7 per cento convince poco. Certo, Matteo Renzi fa bene a suonare la grancassa. In questo si rivela un grande comunicatore e un ottimo discepolo del sociologo americano Robert King Merton, che ha teorizzato l’efficacia della teoria “self-fulfilling prophecy”, l’annuncio di un cambiamento che, a furia di essere ripetuto, alla fine si invera, quanto meno nella mente di coloro a cui il messaggio è destinato. Se poi non si invera anche nella realtà, i più non se ne accorgono, poiché nuove profezie hanno già preso il sopravvento.
Un esempio? Il più recente è la riforma delle pensioni flessibili, che avrebbe consentito di lasciare il lavoro con qualche anno di anticipo rispetto alla riforma Fornero, in cambio di una modesta riduzione dell’assegno Inps. Lo stesso premier l’aveva indicata come una giusta soluzione per le nonne che desiderano godersi i nipotini, e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, per mesi l’ha data come cosa fatta. Tutti contenti, pensionandi in testa. Ma ora, alla vigilia della legge di stabilità 2016, si scopre che non c’è copertura. Quella profezia non si è inverata, ma intanto altre hanno preso il suo posto, come l’abolizione dell’Imu-Tasi e altri sconti fiscali non meglio precisati per le imprese.
A proposito di pensioni. Entro il 2021 la riforma Fornero consentirà un risparmio di spesa di 80 miliardi, dei quali 12 sono stati già spesi per sistemare gli esodati. Nel complesso, il sistema Inps tiene, e non conviene toccarlo. A non godere di buona salute è invece il fondo previdenziale dei giornalisti, l’Inpgi, che secondo i calcoli dell’attuario Marco Micocci, docente di matematica finanziaria e attuariale all’università di Cagliari, rischia il default nel 2030, vale a dire tra 15 anni. La causa? La crisi dell’editoria è talmente grave che le uscite previdenziali superano da tempo le entrate contributive, e continueranno a farlo poiché nei giornali i bilanci sono in rosso, le vendite e la pubblicità calano, con il risultato che si fanno più prepensionamenti che assunzioni. E i nuovi assunti hanno stipendi modesti, inferiori all’assegno pensionistico medio dei giornalisti. E’ realistico pensare che un giornalista di 30 anni continui a versare i contributi a un ente di cui si prevede il default? Nessuno può dire ora come finirà, ma neppure lo 0,7% di pil in più sembra lasciare molte speranze al fondo previdenziale dei giornalisti.
«L’Italia è ripartita, ora taglieremo le tasse», ripetono da giorni Renzi e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Speriamo che sia vero, perché, nel frattempo, i suicidi per colpa del fisco troppo esoso sono aumentati, invece di diminuire. L’unico che ne parla è il sito scenarieconomici.it: qui, insieme ad alcune analisi dell’economista Paolo Savona e dei suoi colleghi euroscettici, è disponibile uno studio del professor Nicola Ferrigni. Il tema è triste, nessuno ne parla, anche se la realtà che fotografa alimenta molte riflessioni, tranne l’ottimismo. Nei primi sei mesi del 2015 i suicidi per ragioni economiche, per lo più per vessazioni fiscali, sono stati 121, in aumento rispetto ai 115 del primo semestre 2014. L’escalation dei suicidi per ragioni economiche è andata di pari passo con la crisi: 89 nel 2012, 149 nel 2013, 201 nel 2014. In totale, dal 2012 al 30 giugno 2015 vi sono stati in Italia 560 suicidi per motivi economici.
Lo studio del professor Ferrigni si basa su decine di tabelle che indicano le professioni esercitate dai suicidi, le Regioni in cui lavoravano, le province e le città più colpite, fino alle fasce di età, dai giovani di 30 anni agli anziani. La categoria più coinvolta è quella degli artigiani e imprenditori, soprattutto piccoli e medi: 251 suicidati dal 2012 ad oggi, seguiti dai disoccupati (226). La Regione più colpita, il Nord Est, con il 26,1%, soprattutto nella fascia d’età 45-54 anni (34%). Bene dunque il taglio delle tasse. Meglio se sarà accompagnato dal varo di procedure burocratiche meno tiranniche, che incidano su certi metodi di Equitalia. Ma una vera ripresa dovrebbe specchiarsi anche in un curva discendente dei suicidi per ragioni fiscali, che ora non c’è.
Ieri il Corsera ha inforcato gli occhiali rosa per stilare «l’oroscopo d’autunno» del Paese reale, mettendo in evidenza le assunzioni di alcune imprese importanti, come la Marazzi e l’Electrolux. È il bicchiere mezzo pieno. Prudentemente, Dario Di Vico ha aggiunto che ci saranno anche ristrutturazioni, soprattutto nel commercio e nella sanità, il bicchiere mezzo vuoto. Ma se è dall’industria che deve venire la ripresa, il dato che conta è quello dei consumi elettrici, dove è ancora buio pesto. Uno studio de lavoce.info conferma che dal 2006 i consumi elettrici dell’industria italiana sono in continuo e forte calo, mentre gli unici settori a registrare un aumento sono stati terziario e domestico. Chiusure di stabilimenti e delocalizzazioni hanno lasciato il segno. Un gap ormai difficile da recuperare, anche per chi come Renzi è maestro nel self-fulfilling prophecy.
Tino Oldani, ItaliaOggi 8/9/2015