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 2015  settembre 06 Domenica calendario

IL PIL AIUTA I CONTI MA PESANO LE VARIABILI INTERNAZIONALI

Un margine di crescita in più nel 2015 rispetto allo 0,7% stimato in aprile è da accogliere decisamente con favore, soprattutto se sarà accompagnato da una più robusta accelerazione nel 2016. Nell’anno in corso, con un Pil che potrebbe attestarsi allo 0,9%, l’effetto sui conti si tradurrebbe in un deficit nei dintorni del 2,5%, contro il 2,6% del precedente scenario. Nel 2016, qualora il nuovo target si consolidasse all’1,7-1,8%, il deficit potrebbe scendere a quota 1,6%, contro l’1,8% stimato in primavera. In sostanza, si potrebbe aprire la strada a un dividendo potenziale di 3,2 miliardi da utilizzare per il finanziamento di parte dei tagli fiscali in agenda. Dividendo garantito dalle maggiori entrate che sarà possibile inserire nel nuovo quadro programmatico, grazie alla maggiore crescita. Potrà soccorrere anche la minor spesa per interessi, qualora lo spread si attestasse stabilmente al di sotto dei 100 punti base.
Proiezioni e nuovi scenari che tra breve il ministero dell’Economia sintetizzerà nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. Il quadro programmatico si prospetta più incoraggiante, a beneficio della prossima legge di stabilità, ma è da monitorare con attenzione in corso d’opera, e con l’opportuna cautela. Le variabili esogene, decisive per la definizione di un corretto esercizio previsionale, presentano tuttora diversi margini di incertezza per l’intera eurozona, come non ha mancato di osservare Mario Draghi (la Bce ha tagliato dall’1,5% all’1,4% le stime di crescita per l’anno in corso, e dall’1,9 all’1,7% per il 2016). Pesano prima di tutto le incognite sul prezzo del petrolio, che avranno per Draghi «un effetto duraturo sui prezzi», e sull’impatto del rallentamento dell’economia cinese. Variabili che potrebbero nel nostro caso comportare la neutralizzazione degli effetti positivi sulla crescita indotti dalle variabili domestiche (la ripresa della domanda interna, in primis). Decisivo sarà l’andamento dell’occupazione nei prossimi mesi. Certo le politiche “espansive” propiziate anche dai tagli fiscali potrebbero giocare una parte non secondaria, ma la partita con Bruxelles sulla composizione della manovra fiscale e soprattutto sulle coperture è ancora alle battute iniziali. La vera posta in gioco è la spending review (indicata per ora in 10 miliardi). Nel breve colloquio che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan ha avuto ieri a margine del G-20 finanziario di Ankara con il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici l’illustrazione preliminare degli intendimenti programmatici del Governo è stata accompagnata dalla rassicurazione che la prossima legge di stabilità sarà «conforme al quadro di sorveglianza europeo». La variabile crescita è decisiva da questo punto di vista. Pur in presenza di un ulteriore margine di deficit nel 2016, che potrebbe essere concesso grazie alla clausola di flessibilità sugli investimenti, la maggiore crescita nel 2016 costituirebbe una garanzia per il pieno rispetto della “regola del debito”.
Quanto al percorso di riduzione del deficit strutturale in direzione del pareggio di bilancio, non ci si dovrebbe discostare dal quadro programmatico sulla base del quale in maggio la Commissione europea ha concesso l’attivazione della clausola di flessibilità sulle riforme. Nel 2016, in sostanza, il taglio del deficit calcolato al netto della componente ciclica e delle una tantum potrà limitarsi allo 0,1% del Pil, contro lo 0,5% previsto dalle regole europee.
Dino Pesole, Il Sole 24 Ore 6/9/2015