Gaetano Belloni, Capital 7-8/2015, 8 settembre 2015
GIOCANDO SI DIVENTA MANAGER
Ci vogliono fantasia, intuizione, colpo d’occhio, velocità, strategia, per condurre a buon fine un negoziato importante, per cogliere un’opportunità di sviluppo prima dei concorrenti. E più ancora per arraffare tutti i soldi e tutti i contratti, per mettere fuori gioco i competitor, unico a trionfare alla fine. Sia che si voglia primeggiare in una partita di Monopoly, sia che si lavori per il business, servono qualità specifiche che passano da pazienza a capacità di mettere in atto una strategia, da grinta a sottile arte del convincimento dell’avversario, da creazione di alleanze a bluff, senza trascurare blitz e gestione del rischio. Insomma, gioco di società e gioco d’azienda hanno più di un elemento in comune. Ci si può, dunque, allenare alla leadership aziendale scaldando i muscoli con dadi, imprevisti e probabilità? Naturalmente evitando di andare in prigione direttamente, e senza neppure passare dal via? Per Enrico Quaroni, country manager di Rocket Fuel Italia, Monopoly, che compie arzillo la veneranda età di 80 anni, offre una propensione alla visione strategica, alla comprensione dei competitor, «aspetti che mi stanno davvero tornando utili nella gestione in modo completo del sistema aziendale in cui quotidianamente mi muovo. Fra i tanti insegnamenti, quello che mi è rimasto maggiormente impresso giocando a Monopoly è la capacità di creare alleanze. Nella vita come nel lavoro, mi piace trovare soluzioni che siano win-win per tutti». Ma oltre a insegnare strategia, è anche uno strumento per «apprendere i rudimenti dell’economia in modo facile e divertente», sostiene Michele Ricci, senior brand manager di Nesquik Nestlé Italiana. Uno degli accorgimenti più preziosi? Cercare di differenziare le entrate. «Io per esempio dedico il 90% del mio tempo al lavoro che svolgo in azienda, ma nel contempo ho sviluppato progetti totalmente indipendenti, legati a nuove idee imprenditoriali che nulla hanno a che fare con il mio incarico principale. Occorre pianificare il giusto in quanto gli imprevisti possono sempre essere dietro l’angolo». Ma serve anche, come sottolinea Francesco Giattino, direttore commerciale di Tasca d’Almerita, «ad avere un primo approccio con il budget». Cosa rara per un ragazzino di 10 anni che, cominciando a giocare a Monopoly, impara ad avere una fortuna (virtuale) da amministrare, gestire, far fruttare.
Anche Luca Tammaccaro, vice president Dach, Italy & See di TomTom, racconta quanto ami perdersi tra vicoli corti e stretti, stazioni e viali: «È uno dei miei giochi in scatola preferiti e lo è anche diventato per i miei figli che hanno 16 e 12 anni. Così stiamo bene insieme, ci divertiamo in modo sano e intelligente». Perché intelligente? «Ho imparato a gestire e pianificare, a stilare una strategia e un piano d’azione in ogni occasione. Sia privatamente, sia professionalmente». Approfittando anche delle situazioni che possono sembrare più imbarazzanti. Parlando per metafora: «Proprio come nel Monopoly, capitare nella casella “in prigione” non è gradevole, ma spesso è utile perché ti permette di saltare un giro risparmiando sugli affitti o i pedaggi da pagare». «Quando giocavo a Monopoly e pescavo un imprevisto, o ancora peggio finivo sulla casella della prigione», conferma Riccardo Bernardi, ad di Re/Max Corporate, «vivevo questo stop forzato come un vantaggio, non spendevo soldi e avevo la possibilità di osservare e studiare gli avversari. Come nel gioco, anche nella vita reale di chi lavora nel settore del real estate, l’andamento del mercato immobiliare degli ultimi anni ci ha fatto pescare più volte la carta degli imprevisti, ma noi di Re/Max siamo riusciti a confermarci come uno tra i principali player del settore immobiliare».
Insomma i giochi divertono, ma sono anche cosa seria. Serissima anzi, come è chiaro a Mikael Berthou, country manager di Hasbro Italy (la società del Monopoly), che grazie alla passione per i giochi degli italiani ha messo a segno negli ultimi anni eccellenti risultati economici. E non ha intenzione di fermarsi: «Hasbro Italy tra il 2010 e il 2014 ha raddoppiato la sua quota di mercato, passando dal 5 al 10%. Lo scorso anno la crescita è stata del 20%, mentre il primo semestre del 2015 segna già una crescita del 37% contro il 2014. L’obiettivo è diventare, entro il 2017, i leader di mercato». Anche il divertimento paga, a patto di ricordare, con le parole di Quaroni: «La tattica è inutile se non inserita in un puzzle strategico che porti a un risultato sostenibile e di rilievo. Vincere una battaglia non vuol dire vincere la guerra, se lo impari già da piccolo con un gioco in scatola hai solo da guadagnarci».