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 2015  settembre 08 Martedì calendario

SOMALI, SUDANESI E MALIANI: QUEI MIGRANTI INTRAPPOLATI NEL LIMBO

Secondo i numeri diffusi dalla commissione europea, molti dei profughi sbarcati in Italia resteranno nel limbo. Per quasi trentaduemila eritrei e settemila siriani ormai il futuro sarà europeo. Ma ai novemila somali, settemila sudanesi, quattromila maliani o senegalesi, che succederà?
Sicuramente una parte di loro potrà sperare nella protezione umanitaria. Ma per tutti gli altri la prospettiva è appunto quella di rimanere in un «limbo», espulsi formalmente, clandestini nella realtà. E c’è da giurare che una parte di loro proverà ad andare negli altri Paesi europei.
«In queste ore l’Europa sta decidendo il suo futuro. Sull’immigrazione la nostra posizione è sempre stata chiara: responsabilità e solidarietà», ha detto il prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento Immigrazione del Viminale. In queste ore a chi gli chiede cosa significhi la pressante richiesta tedesca (e francese) di procedere con l’identificazione dei migranti, Morcone risponde: «Noi non ci sottrarremo certo agli impegni assunti. Quando l’agenda Juncker sarà operativa, partiranno i vari hotspot, i centri di identificazione, e contemporaneamente la ridistribuzione dei migranti nei diversi Paesi europei».
Alcuni numeri: in Italia sono state depositate 44.787 richieste di asilo dal primo gennaio scorso al 21 agosto. Di queste, sono state esaminate 33.834 domande e la metà, 16.921, sono state respinte. Al 7 settembre sono arrivati in Italia 121.745 migranti (tra cui 6.718 siriani e 31.386 eritrei), 1.910 migranti in più rispetto allo stesso periodo del 2014 (ne arrivarono complessivamente 170.000 l’anno scorso).
Nell’ipotesi della Commissione Ue di queste ore l’Europa si farà carico dell’accoglienza di circa 40.000 siriani ed eritrei arrivati in Italia. E tutti gli altri? Che fine faranno i nigeriani, i somali, i sudanesi, i migranti del Gambia, del Bangladesh, del Senegal, del Mali, dei Paesi rivieraschi del Mediterraneo?
«Tra mille difficoltà - rispondono al Dipartimento Polizia di frontiera - abbiamo dato vita ad accordi di riammissione con la Nigeria, la Tunisia, l’Egitto, il Marocco e il Gambia. Speriamo nelle prossime settimane di raggiungere intese anche con altri Paesi da cui partono i flussi migratori».
È chiaro che sarebbe molto più efficace se al tavolo per gli accordi di riammissione si sedesse anche l’Europa, e non solo l’Italia. Ma in ogni caso qualora le richieste di asilo fossero definitivamente respinte, o la posizione dei migranti dovesse rivelarsi irregolare, si applicherebbero i provvedimenti di rimpatrio (nei confronti dei cittadini dei Paesi che hanno sottoscritto gli accordi di riammissione) o si notificherebbero i provvedimenti di espulsione nei confronti di tutti gli altri.
È un popolo «arcobaleno» molto variegato, quello dei migranti che arrivano in Italia. Se la rotta balcanica ha posto prepotentemente la questione dei rifugiati siriani (e in parte iracheni), i flussi migratori che attraversano il Canale di Sicilia sono caratterizzati da una loro multietnicità e da motivazioni differenti.