Andrea Schianchi, La Gazzetta dello Sport 7/9/2015, 7 settembre 2015
INGHILTERRA SUPERATA DAL GALLES NELLA CLASSIFICA FIFA
INGHILTERRA SUPERATA DAL GALLES NELLA CLASSIFICA FIFA –
Questa storia insegna almeno tre cose. La prima: chi ha pazienza, alla lunga, trova soddisfazione. La seconda: non esistono imprese impossibili. La terza, forse la più importante: esiste una logica che governa il destino anche quando pensiamo che tutto sia affidato al caso. Il piccolo Galles sorpassa la grande Inghilterra nel ranking Fifa: chi l’avrebbe mai immaginato? Valga, come risposta a questa domanda, ciò che disse il filosofo Bertrand Russell, che proprio in Galles era nato: «Gli stupidi sono sicuri di sé, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi». E, a forza di dubbi e di batoste, di complessi d’inferiorità da superare e di umiliazioni da sopportare e metabolizzare, ecco che dopo 139 anni lo studente un po’ zuccone, quello che s’impegna, studia ma non apprende, compie il salto: supera il maestro, lo guarda dall’alto in basso, con comprensibile fierezza e la necessaria dose di ironia. Mai era accaduto nella storia che il Galles stesse davanti all’Inghilterra nel calcio, ma la storia è un racconto senza fine.
GLORIE DI IERI E DI OGGI A trascinarlo fin lassù, ora, sono le volate di Gareth Bale, l’uomo che, secondo uno studio della Fifa, è il più veloce al mondo con la palla al piede: 36,9 chilometri all’ora. Ma, prima di lui, a regalare gloria al Galles ci sono stati: Ryan Giggs, detto il Mago, uno che con il piede sinistro avrebbe potuto dipingere gli angeli della Cappella Sistina; Mark Hughes, che ha girato l’Europa a suon di gol; Ian Rush, che non va ricordato per ciò che non fece alla Juve ma per ciò che, prima, aveva fatto con la maglia del Liverpool; John Charles, che tutti chiamavano il Gigante Buono e che, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, con Omar Sivori e Giampiero Boniperti, formava il Trio Magico della Juventus. Insomma, il Galles, alla causa del football, ha dato il suo contributo. E ciò che raccoglie adesso altro non è che il risarcimento per i tanti sforzi prodotti. Vivere al fianco di una vicina tanto ingombrante e presuntuosa come l’Inghilterra, una che non perde occasione per ricordarti che sei soltanto una sua appendice, non è da augurare a nessuno. Eppure il piccolo Galles, con molta tenacia e altrettanta pazienza, ha resistito e ha avuto la forza di costruirsi un’avventura dentro la quale, finalmente, si diverte.
BREVI ATTIMI DI GIOIA Il passato è un deserto di emozioni: 101 partite contro gli inglesi, 66 sconfitte, 21 pareggi, solo 14 vittorie. Ma la grandezza dei gallesi sta nell’essersi aggrappati a quelle pochissime gioie per disegnare la rinascita. Nel 2010 la nazionale dei Dragoni era 112a nel ranking Fifa; ora è al nono posto e Sua Maestà l’Inghilterra sta seduta dietro (decimo posto). A Cardiff e dintorni, toccato il fondo, hanno investito sulla crescita. La prima volta che il Galles affrontò l’Inghilterra fu il 18 gennaio 1879, un sabato: 2-1 per Sua Maestà, tanto per cambiare, e da allora in poi, salvo poche eccezioni, sono sempre state delusioni. I dirigenti gallesi, con gli irlandesi, gli scozzesi e gli inglesi, hanno sempre fatto parte dell’aristocrazia del calcio, d’accordo: l’International Board, cioè l’istituzione che definì le regole del gioco, è stata anche opera loro. Ma la verità è che si sono sempre sentiti come i brutti anatroccoli, e della possibilità di diventare cigni non c’era traccia nei loro pensieri. Qualche lampo c’è stato, va detto: ad esempio nella primavera del 1927, il 23 aprile, quando a Wembley il Cardiff sconfisse l’Arsenal di Chapman e fu il primo club non inglese a conquistare la FA Cup. Orgoglio gallese al potere, per di più sotto gli occhi di Re Giorgio V e di Winston Churchill. Tuttavia gli inglesi, per sminuire la vittoria dei sudditi, si affrettarono a dire che il gol di Hughie Ferguson era stato frutto di una clamorosa papera del portiere dell’Arsenal, tale Lewis, guarda caso un gallese… Nulla poterono opporre, invece, all’1-0 con il quale il Galles espugnò Wembley il 31 maggio 1977: gol su rigore di Leighton James. E rimasero in silenzio, gli inglesi, pure il 17 maggio 1980 quando si beccarono un sonoro 4-1 a Wrexham. Il 2 maggio 1984 l’ultimo successo del Galles contro Sua Maestà, sempre a Wrexham: 1-0, zuccata di Mark Hughes al debutto in nazionale.
IL FUTURO E’ ADESSO Il nome del Galles, nel mondo-pallone, non compare nei libri di storia. Una sola partecipazione al Mondiale, nel 1958 in Svezia. Inseriti nel gruppo 3 con Ungheria, Messico e Svezia, misero insieme tre pareggi e poi vinsero lo spareggio contro l’Ungheria. Il 19 giugno, quarto di finale a Goteborg contro il Brasile. John Charles era infortunato e senza il Gigante i gallesi si smarrirono. Vinse la Seleçao, che poi avrebbe conquistato il Mondiale, con un gol di Pelè. I maestri inglesi, vittime di un incomprensibile complesso di superiorità, si sarebbero giustificati: «Loro avevano Pelè e noi non avevamo Charles…». I gallesi, invece, s’inchinarono ai più forti e, secondo la migliore tradizione di questo popolo di faticatori, si rimboccarono le maniche e pensarono a costruire il futuro. E oggi che finalmente quel futuro è arrivato, e che non sono più brutti anatroccoli ma bellissimi cigni, i gallesi si ricordino che quando si è felici non si deve gridare troppo, perché la tristezza ha il sonno leggero.